Major sconfitto nei suoi feudi di Fabio Galvano

Recessione economica e protesta anti-Maastricht puniscono il primo ministro Recessione economica e protesta anti-Maastricht puniscono il primo ministro Major sconfitto nei suoi feudi Disfatta tory nelle suppletive LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La disfatta, per John Major, è stata molto peggiore del previsto. Al primo appuntamento dopo l'insperata vittoria alle elezioni di un anno fa, i conservatori hanno conosciuto la loro sconfitta più cocente. Nella suppletiva di Newbury, da anni saldo seggio conservatore, è stato il candidato liberal-democratico a conquistare - con il 68 per cento dei voti - un posto ai Comuni che riduce a 19 la maggioranza del primo ministro. Gli stessi liberal-democratici, e in minor misura i laboristi, hanno completato la débàcle governativa trionfando nelle elezioni amministrative che si svolgevano in 47 contee dell'Inghilterra e del Galles. «Se gli elettori volevano pestarci il naso - ha ammesso ieri Major , ci sono riusciti». Non sarà facile recuperare il terreno perduto. La bandiera dei tories, che alla vigilia di queste amministrative sventolava su 16 contee, da ieri lambisce il solo Buckinghamshire. In tutte le altre il partito di Major ha perso la maggioranza: persino nel «fedelissimo» Surrey, addirittura nel Kent che da 104 anni non cambiava bandiera. Ora 14 contee, una più di prima, sono laboriste, tre liberal-democratiche (più 2), mentre quelle senza una maggioranza politica sono passate da 16 a 28. «Siamo felici - ha commentato il leader liberal-democratico Paddy Ashdown - e domani ci metteremo al lavoro per rimediare ai terribili errori di questo governo». Ma non è tanto la geografia del disastro elettorale a preoccupare i conservatori, quanto i motivi di fondo che l'hanno provocato. «Abbiamo pagato i problemi della recessione», ha ammesso Major di fronte al massiccio voto di protesta del suo stesso elettorato: «Ne stiamo uscendo, ma gli effetti stentano a farsi sentire. La gente si sente pesta, dolorante». Le incertezze economiche, la disoccupazione, la ripresa latente hanno segnato il destino del voto. Ma c'è anche stata la protesta nei confronti di un partito conservatore spaccato su Maastricht. I ribelli, che si oppongono all'unione politica e monetaria europea, sono numerosi: da Lady Thatcher, all'ex presidente del partito Lord Tebbit; e il loro seguito popolare, alimentato da una campagna per il referendum cui Major invece si oppone, cresce di settimana in settimana. Resta il fatto che se dovesse ripetersi su scala nazionale il grande travaso di voti registrato a Newbury - 28,4 per cento - i conservatori quasi scomparirebbero dalla scena parlamentare. Alle elezioni generali, si sa, il voto di protesta ha meno peso e il governo corre meno pericoli; ma proprio perché la popolarità dei tories è stata così gravemente intaccata dalla crisi economica e dal dibattito su Maastricht, c'è il rischio che la maggioranza del primo ministro venga gradualmente erosa. Nell'ultima legislatura ci furono 23 suppletive e i conservatori, allora in migliore salute, persero 7 seggi. Con l'aria che tira, si osserva a Londra con un òcchio alla sua esigua maggioranza, Major potrebbe anche non arrivare al termine del suo mandato. Certamente ieri il primo ministro, bombardato dall'opposizione ma anche dall'interno del suo partito, ha subito un attacco frontale. «Voglio guidare questo Paese non soltanto fuori dalla recessione, ma anche verso una ripresa chiara e incontestabile», ha detto: «Ho bisogno del sostegno di tutti, dentro il Parlamento e fuori, e conto di averlo». Ma il suo futuro politico è improvvisamente messo in dubbio. Alcuni conservatori ritengono che soltanto un massiccio rimpasto di governo - essenzialmente la defenestrazione del cancelliere Norman Lamont, additato come responsabile dei guai economici - potrebbe ristabilire un po' di fiducia. «Abbiamo avuto un bel calcio», ha commentato Tebbit prendendosela con lo «zelo messianico» di Major su Maastricht. Fabio Galvano «Se gli elettori volevano pestarci il naso - ha ammesso il premier-ci sono perfettamente riusciti» Il liberal democratico David Rendei esulta per il successo A sinistra il premier Major

Persone citate: David Rendei, John Major, Lady Thatcher, Lord Tebbit, Newbury, Norman Lamont, Paddy Ashdown, Tebbit

Luoghi citati: Galles, Inghilterra, Londra, Surrey