«La lega ci ha rubato la musica» di Guido Tiberga

«La lega ci ha rubato la musica» Il segretario provinciale: bugiardi, stiano attenti a quello che fanno «La lega ci ha rubato la musica» Brescia, guerra su un disco di inni al Carroccio GLI INNI DELLA POLITICA Li ADRI di canzoni, la pagherete». «Musicanti bugiardi, farete una brutta fine». Lontano da Roma, dove il leghista propone e il Bossi dispone, il popolo federalista litiga senza mezze misure. L'ultimo episodio in quel di Brescia, dove la fantasia dei militanti sembra non avere confini: da qui proviene il senatore Tabladini, quello che ha tirato addosso ad Amato le banconote con la faccia di Craxi. Qui abita il consigliere Orini, quello che voleva la tessera baby per i leghisti di tre anni. Sempre qui, ignorando il concorso per l'inno leghista lanciato da Bossi, la sezione locale della Lega ha fatto incidere una cassetta con nove-inni-nove, dal gospel al reggae, in onore del senatur e in disprezzo dei partiti tradizionali, attenti più alla lira che alla politica. Con un piccolo particolare: le canzoni sono tutte «rubate». Così sostengono due giovani musicisti, Antonio Arceri e Michele Comincini. «Ci hanno cercati un anno fa - raccontano in una lettera dal tono accorato di chi si sente tradito nell'onore per dar vita a una produzione dedicata interamente al partito di Bossi. Lavorammo per circa nove mesi in condizioni disagiate, rimanendo in piedi la notte per portare a termine l'opera, impiegando più di cinquecento ore...». E poi? «E poi - ricorda Arceri - quando ormai le registrazioni sono pronte, ci dicono che i soldi erano finiti e che non se ne fa più nulla. Ci mettono in mano quattro lire per la benzina e non si fanno più vedere». I due continuano a gravitare nell'orbita della Lega («Bel movimento, idee giustissime»), finché un giorno, quasi per caso, trovano a Brescia una cassetta: «Tangentopoli, primo anno di successi a cura della Lega Nord, sezione provinciale di Brescia. Li¬ re diecimila». Una mano al portafoglio, un'altra allo stereo. E la curiosità si trasforma in rabbia furibonda: «Erano le nostre canzoni, cantate da altre persone. La stessa musica, gli stessi testi. Li abbiamo cercati e ci hanno sbattuto il telefono in faccia. Poi abbiamo ascoltato meglio: la base musicale era la nostra, in una c'è persino la mia voce che canta nel coro. E allora abbiamo detto basta. 500 ore di lavoro fanno cinque milioni, e ce li devono dare. E' una questione di principio: sono questi i punti di forza di cui tanto si vantano? Quelli che li distinguono completamente dalle altre forze politiche?». Alla Lega, sede di Brescia, nessuno vuole rispondere. «L'unico autorizzato a parlare è il segretario provinciale», ripetono. E il segretario provinciale, Daniele Roscia, non parla, tuona: «Questi sono due signo¬ rini millantatori che vogliono i soldi facili - sbotta -. Non hanno capito niente, non sono neppure leghisti. Il vero leghista non chiede soldi per aiutare il suo movimento. E poi quelle canzoni non sono le loro. La musica era brutta ed è stata rifatta. Solo le parole sono le loro, e il loro nome risulta nei registri della Siae. Riceveranno i diritti d'autore come è giusto, ma non una lira di più. E facciano attenzione, la nostra pazienza ha un limite. Riceveranno notizie dai nostri avvocati». Arceri e Comincini, dall'avvocato, ci sono già andati. «Non solo ci hanno copiati - dice Arceri - ma quella è proprio la musica suonata da noi. Sono andati allo studio di registrazione e hanno comprato la base musicale. Abbiamo le prove». E Bossi? «Lui non sa nulla, è la base che non è degna di lui». Guido Tiberga

Luoghi citati: Brescia, Roma