«Lasciate in pace i miei fratelli»

«Lasciale in pace i miei fratelli» «Lasciale in pace i miei fratelli» Pomicino va dal giudice per scagionarli NAPOLI. Primo faccia a faccia tra Paolo Cirino Pomicino e i magistrati napoletani che lo hanno subissato di informazioni di garanzia: quattro, soltanto per l'inchiesta sulla ricostruzione del dopoterremoto. A volere il colloquio è stato lui, all'indomani dell'arresto dei fratelli Antonio e Lucio, accusati di concussione continuata e aggravata. E proprio per escludere ogni coinvolgimento familiare nella sua vicenda giudiziaria. Pomicino ha deciso ieri di scegliere la via di una deposizione spontanea, dichiarandosi disponibile ad un futuro interrogatorio in una data da concordare. Poco dopo le due e mezzo del pomeriggio, il deputato democristiano ha varcato, a bordo di una Lancia blu, la soglia della caserma «Caracciolo» dei carabinieri, in corso Vittorio Emanuele. Ad attenderlo, c'erano i sostituti procuratori Alfonso D'Avino, Nunzio Fragliasso, Arcibaldo Miller e Domenico Zeuli, titolari dell'indagine sulla ricostruzione. Pomicino, assistito dagli avvocati Vittorio Botti e Vittorio Lemmo, si è presentato ai giudici per spiegare i rapporti esistenti con l'imprenditore Francesco Zecchina, vecchio amico di famiglia e ora «grande accusatore». Il costruttore ha raccontato agli inquirenti di finanziamenti elargiti per le campagne elettorali dell'ex ministro: oltre un miliardo speso in cene, riunioni e finanche in lavori per ristrutturare chiese e canoniche. Per non parlare dei 100 milioni che sarebbero stati versati a don Salvatore D'Angelo per sciogliere il voto fatto da Pomicino prima dell'intervento al cuore subito a Houston. Contributi spontanei, come dice Pomicino? Oppure tangenti, come sostengono i magistrati? Negli uffici della caserma, il deputato de è rimasto quasi quattro ore. Una lunga difesa, mirata soprattutto a scagionare i fratelli finiti in carcere con l'accusa di aver raccolto il denaro elargito da Zecchina. Poco dopo le 6, Pomicino, «scortato» dai suoi legali, è uscito a piedi nel cortile della «Caracciolo». Completo grigio, faccia scura, l'ex ministro è apparso teso, ma determinato a tirar fuori la fami¬ glia dal pasticciaccio della Tangentopoli napoletana. Ai cronisti che lo attendevano da ore, ha dettato una breve dichiarazione, rifiutandosi, prima di varcare il cancello della caserma e poi di rispondere alle domande. «Ho chiesto di essere ascoltato dai magistrati - ha detto - per affermare innanzitutto che il rapporto fra me e l'imprenditore Zecchina appartiene esclusivamente alle mie responsabilità e non è assolutamente trasferibile sui componenti della mia famiglia che nulla c'entrano con la mia attività politica». Ma ai pm del «pool» che indaga sul terremoto, Pomicino ha anche ribadito la natura del suo legame con il costruttore. «La seconda questione - ha aggiunto - è stata spiegare in quali termini esiste il rapporto tra me e Zecchina, rapporto quarantennale con la mia famiglia, con sostegni spontanei a tutta la mia attività politica, fatti alla luce del sole». E ancora: «Solo il clima infuocato di questi tempi ha fatto sì che Zecchina potesse travisare un rapporto di amicizia e di affetto che in particolare ha nei confronti dei miei fratelli. Basti pensare che Zecchina è testimone di nozze di Antonio e padri- no di battesimo di uno dei suoi figli. Ho voluto chiarire questo e non sottrarmi a nessuna indicazione che su questo terreno possa essere data». Ma la magistratura continua a marciare spedita, anche nei confronti di Pomicino. Ieri mattina sono partite le richieste di autorizzazione a procedere per l'ex ministro e per altri cinque parlamentari: Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato, Severino Citaristi, il deputato socialista Giuseppe Demitry e l'eurodeputato de ed ex presidente della Regione, Antonio Fantini. Le richieste spedite alla Camera - per tutti si parla di corruzione e concussione - riguardano l'inchiesta sulla ricostruzione, ovvero le tangenti pagate dagli imprenditori che furono inserite nei consorzi vincitori di appalti per importanti opere pubbliche. E nel frattempo, l'indagine potrebbe ulteriormente allargarsi. L'ex assessore regionale de Armando De Rosa, che si è costituito' giovedì, pare deciso a raccontare nomi e circostanze «scottanti», tanto che l'esponente politico avrebbe chiesto di essere protetto. Mariella Cirillo

Luoghi citati: Houston, Napoli