Carabinieri, in un libro 178 anni di storia
Carabinieri, in un libro 178 anni di storia Oggi la presentazione del volume di Gianni Oliva sull'Arma, «nei secoli fedele» alle istituzioni Carabinieri, in un libro 178 anni di storia Dall'intervento contro Napoleone al sacrificio di Dalla Chiesa «Nei secoli fedele», motto dei carabinieri. Tra ironie pesanti ed eroici atti di valore corre la secolare storia di un particolare settore delle forze in armi che si inserisce nella storia grande del Paese. Questa storia viene raccontata senza inutili orpelli, per la prima volta, da un giovane ricercatore torinese, Gianni Oliva, preside di scuola, saggista e premiato con la Targa Terracini all'Acqui-Storia tre anni fa per un volume sulla Besistenza a Torino. Il libro ha un titolo scontato: «Storia dei carabinieri» ed un sottotitolo intrigante, «Immagine e autorappresentazione dell'Arma (1814-1992)». Il 1814 è l'anno di fondazione dei carabinieri voluti dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I appena rientrato in possesso dei territori espropriati. E' la Bestaurazione e il sovrano sente il bisogno di circondarsi di truppe fedeli, anzi fedelissime, sulle quali ricomporre l'esercito, punto di forza dei Savoia da Emanuele Filiberto in poi. Il neonato corpo dei carabinieri ha caratteristiche tutte particolari e fin dall'inizio compiti di servizio e di rappresentanza che non muteranno «nei secoli». Devono «vegliare alla conservazione della pubblica e privata sicurezza» ma nello stesso tempo porsi come modello nell'aspetto fisico, nella moralità e nella divisa: in fondo sono l'immagine del potere che si riflette su tutto il territorio. Devono incutere timore ma anche saper suscitare ammirazione. Perciò da sempre i criteri di selezione delle reclute sono severissimi. Più di ogni altra istituzione militare il carabiniere entra nell'immaginario collettivo. La fantasia popolare lo defi¬ nisce in dialetto in vari modi: Caruba, Piumass, Fratelli Branca: in questi termini c'è l'anima piemontese che non abdica allo sberleffo ma è altrettanto pronta ad accogliere con simpatia i lati positivi d'ogni cosa. Un anno dopo la loro istituzione, 1815, contro Napoleone tornato dall'Elba, i carabinieri conoscono il battesimo del fuoco e ricevono le prime ricompense per distinzione nello «zelo, coraggio e intelligenza nel servizio di informazione»: che è un altro peculiare compito dell'Arma. Prevenire, reprimere ma anche indagare per conto di chi governa, sia esso re o capo dello Stato repubbicano. Ampi poteri ma fedeltà assoluta alle nostre istituzioni. E se ombre ci sono state, queste, semmai, vanno imputate agli intrighi della politica e dei vertici dell'Arma. Non è casuale, spiega Oliva, che la cultura dell'Arma, celebrando il valore collettivo del Corpo, tende a minimizzare l'episodica individuale e l'esaltazione degli alti ufficiali. Tant'è che la maggior parte delle decorazioni al valor militare e civile sono state attribuite quasi interamente a uomini di truppa e sottufficiali. Fanno eccezione per ragioni diverse i generali De Lorenzo e Dalla Chiesa, due facce di una medaglia che ha quasi due secoli di storia. Il libro, edito da Leonardo, viene presentato oggi al Museo di Scienze Naturali (ore 10,30, via Giolitti, 36). Con l'autore, alla manifestazione saranno presenti il presidente della Begione Gian Paolo Brizio, il comandante dei carabinieri, generale Francesco Delfino e l'assessore regionale al turismo Daniele Cantore. [p. p. b.]
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