Sagat aperto un ufficio per le indagini di due 007 di Gianni Bisio

Sagot, aperto per le indagini Sequestrati documenti su appalti e spese Sagot, aperto per le indagini di ufficio due 007 C'è un nuovo ufficio al secondo piano della palazzina Sagat, a Caselle, accanto a quello della presidenza. Lo occupano da alcune settimane due ispettori della Polizia di Stato, braccio investigativo del procuratore aggiunto Marcello Maddalena nell'inchiesta sulle tangenti all'aeroporto. In quell'ufficio sono ormai accumulati decine di chili di documenti sequestrati: fascicoli di gare d'appalto, note spese, lettere alle compagnie aeree, fotografie, agende, dischetti per il computer. In quella stanza avvengono gli interrogatori preliminari, lì si concentra il lavoro di analisi - alla presenza del perito del magistrato, ing. Perotti - sulla gestione dei lavori alla Sagat del socialista Maurizio Bordon, in carcere dallo scorso 4 marzo con l'accusa di concussione. Ogni sera all'ufficio vengono apposti i sigilli, ogni mattina vengono tolti: insomma gli inquirenti si sono installati direttamente sul luogo dell'indagine per operare più tranquillamente. Inoltre i due ispettori conoscono moltro bene l'ambiente Sagat perché operano da anni alla Polizia di frontiera dell'aeroporto. L'inchiesta è complessa: quotidianamente emergono nuovi particolari, mentre si sussurra dell'invio di una decina di avvisi di garanzia in aeroporto. Il fronte dell'indagine si sta allargando: si esaminano i vecchi appalti, di dimensioni ridotte, che hanno preceduto quello per la nuova aerostazione. Gli ispettori di polizia passano al setaccio le spese promozionali dell'ex presidente Bordon, le fatture delle «cene di lavoro» e delle feste in un piano-bar, gli acquisti della sua nuova abitazione, in via Palladio, e di una possibile seconda casa, sulla Costa Azzurra, i suoi viaggi per i week-end, le assunzioni in Sagat di persone legate al psi. Sempre in tema di immobili sembra che, poco prima di essere arrestato, Bordon fosse in trattative per acquistare un appartamento per la figlia. L'attenzione degli investigatori è ora rivolta anche all'appalto per la nuova torre di controllo, costruita fra l'86 e il '90 e non ancora in servizio per lungaggini burocratiche. C'è interesse soprattutto al secondo contratto, dell'89, quando all'impresa vincitrice, la Icem, nel frattempo fallita, subentrarono la «Ccpl» (cooperativa dell'allora pei), la Facelli, la Piano impianti e la Salice Tecno. All'interno della Sagat stanno emergendo altre novità. C'è una lettera, ad esempio, che pone degli interrogativi sui rapporti ai vertici della società: la scrisse Bordon il 27 settembre 1991, indirizzandola al direttore generale, Mario Panerò, e ai due vicedirettori, Giancarlo Gervasio e Tonino Catena. In caso di licenziamento dei tre, la Sagat avrebbe corrisposto, oltre le competenze di fine rapporto come da contratto, «una ulteriore somma pari a 18 mensilità e relativi contributi» subordinandola alla rinuncia a eventuali ricorsi. Perché questo regalo? E perché una lettera così importante, che pure significa un potenziale esborso complessivo che supera il mezzo miliardo, non è mai stata resa nota né al consiglio di amministrazione della Sagat, né al suo amministratore delegato. La data della missiva, peraltro, coincide con il termine della trattativa sulla variante Cee (17 miliardi) e sull'«equo compenso» relativo, cioè su quei 4,8 miliardi concordati dalla direzione lavori (ing. Baldizzone) e dalla direzione Sagat con la Borini per compensare le modifiche apportate al progetto. E' la somma su cui si sono appuntati i sospetti degli inquirenti perché potrebbe essere il «capitolo» da cui si è attinto per le tangenti. Già la liquidazione - 450 milioni - dell'ex direttore Sagat, Maurizio Crespigni, è stata oggetto di un'indagine perché ritenuta eccessiva. Perché, ancora una volta, la Sagat avrebbe concordato una «liquidazione d'oro» ai suoi dirigenti e perché in quella particolare occasione? C'è un altro mistero a Caselle, quello degli «hangar fantasma». Il «raccordo I», nell'area Est, è oggi un pezzo di pista costato 700 milioni - che conduce soltanto in un prato. A monte del raccordo doveva essere realizzato un hangar (5 miliardi) in cui avrebbe dovuto aver base la compagnia charter Eurofly. Fu progettato dall'arch. Edoardo Comoglio che, insieme con l'ing. Luciano Luciani (progettista della torre di controllo), eseguì anche il progetto di una serie di hangar e magazzini, nell'area Nord. Mai realizzati. Gli inquirenti hanno posto l'attenzione sul fatto che l'arch. Comoglio risulta il venditore dell'alloggio dell'ex presidente Bordon in via Palladio. Gianni Bisio La torre di controllo della nuova aerostazione di Caselle dove gli ispettori di polizia stanno indagando La torre di controllo della nuova aerostazione di Caselle dove gli ispettori di polizia stanno indagando