«Mack Smith pensi ai suoi Reali»; pensioni facili agli italo-argentini di Barbara Spinelli

«Mack Smith pensi ai suoi Reali»; pensioni facili agli italo-argentini «Mack Smith pensi ai suoi Reali»; pensioni facili agli italo-argentini LETTERE AL GIORNALE Lo stile e l'istruzione dei Savoia Il signor Mack Smith ha il pieno diritto, quale storico di fama internazionale specialmente sui fatti di casa nostra, di esternare quale sia il suo pensiero sul grado di istruzione dei Savoia; e io, quale comune mortale, ribatto non commentando il comportamento - nei secoli - di alcuni reali del suo Paese: è una questione di stile, di rispetto e di educazione. Parlo da italiano, naturalmente, non da monarchico. Enzo Todaro, Porza (Svizzera) La Chiesa non voleva l'«inf edele» Aritmetica A proposito del primo testo scolastico (sillabario), di cui hanno dato notizia i giornali, vien fatto di parlare di un'altra curiosità didattica: l'aritmetica, il cui testo fondamentale risale al 1202, con il quale il pisano Leonardo Fibonacci intese divulgare le cifre arabiche. L'unico strumento per il calcolo che l'umanità possedesse fin verso il principio dell'era cristiana consisteva nell'abbaco, dal greco «abax» (tavoletta), facendovi scorrere sassolini o conchiglie, tanto che gli esercizi scolastici erano detti «calculi». Cosi gli scolari, aggiungendo o sottraendo un certo numero di sassolini, apprendevano con facilità e diletto le prime due operazioni aritmetiche. Il calcolo scritto, invece, costituiva un bel rompicapo per tutti. Se non che l'antiquato sistema aritmetico venne rivoluzionato del tutto con l'invenzione dello zero, ascritta a lode degli Indiani, ponendo le basi della matematica moderna. Gli Arabi, perfezionando poi il metodo indiano, diedero vita e impulso al linguaggio universale delle cifre. Curiosamente la Chiesa cattolica vedeva nel calcolo aritmetico i segni numerici degli infedeli musulmani sicché ne vietò dapprima l'uso. Più tardi, però, il Pinturicchio effigiò ugualmente l'Aritmetica in un pregevole affresco vaticanense (sale Borgia). Angelo Giumento, Palermo Lo zio Presidente non c'entra nulla Nei giorni scorsi veniva data notizia dagli organi di informazione che era stato inquisito per tentata estorsione - in relazione all'ospedale di Asti, mai costruito - l'ing. Umberto Cattaneo. Quasi tutti i giornali scrivevano in buona evidenza che si trattava del nipote di Scalfaro, mentre, in un piccolo sottotitolo, dicevano che era stato inviato un avviso di garanzia al novarese Umberto Cattaneo. Poiché una persona di maggiore età è autonoma e risponde di persona delle proprie azioni, non vedo perché sia stato collegato il nome dell'inquisito a quello del suo illustre zio, totalmente estraneo alla vicenda. Giuseppe Torazza, Genova Andate e ascoltate in Calle Lavalle Da pochi giorni sono rientrato dall'Argentina ove ho vissuto per molti anni e nel centro di Buenos Aires avevo un bar - Tazza d'oro - divenuto punto di incontro tra italiani. Ho ritrovato moltissimi amici, emigrati nel dopoguerra, che mi hanno pregato di scrivere quanto segue, in quanto lettori della Stampa, che acquistano tutti i martedì, seguendo le informazioni particolarmente di carattere sociale: 1) la concessione della «pensione italiana» di pesos-dollari 500 scredita gli aventi diritto in quanto, essendo sufficiente la dimostrazione di aver «lavorato in Italia» un anno, viene concessa a tutti i richiedenti, formalizzando un diritto molte volte abusivo (tanto che si è formato un «commercio») in quanto, essendo sufficiente una «dichiarazione del datore di lavoro» - incontrollabile, anche perché lo stesso even- tualmente beneficia della prescrizione dei termini - causa contrasti rilevanti tra «furbi» ed aventi diritto, bisognosi e ricchi, emigranti e lavoratori, impresari e liberi professionisti ecc. ecc. E' sufficiente percorrere la Calle Lavalle dal 700 al 900 per sentirne di tutti i colori negli ambienti (bar-ristoranti) italiani. 2) I titoli del giornale: «L'Inps integra la pensione a 27 mila italo-argentini», «L'emigrato torna a casa e la pensione?», «Tanti emigrati mortificati dalla burocrazia» non hanno ancora «svegliato» l'Inps, malgrado le continue sollecitazioni a tutti i livelli (nel mio caso da 23 anni). Non si riesce neppure ad ottenere un colloquio con «un» responsabile che possa esaminare di persona la documentazione rilasciata dall'Ente argentino di previdenza ed assumere la responsabilità dei provvedimenti del caso. 3) Avendo personalmente accertato che il famoso Convegno è stato una fregatura per un italiano che rimpatria convinto di ac¬ cumulare contributi versati in Italia prima, in Argentina poi, ed in Italia sino all'età del pensionamento o dell'anzianità, si ritrova liquidata una pensione per i soli contributi versati in Italia, in quanto lacunoso e privo di considerazione, il Convegno non contempla neppure la possibilità del «riscatto» dei periodi di contribuzione all'estero (Argentina), meno che mai una considerazione almeno «figurativa»; questo nello spirito di riconoscimento a quanti con il proprio lavoro e le «sacrificate rimesse emigranti» hanno contribuito a sollevare il nostro Paese e a dare ^'«immagine» all'Italia della rinascita. A parte il valore economico, l'amarezza e la delusione spingono migliaia di emigranti alla Plaza Congresso di Buenos Aires tutti i mercoledì, chiedendo in Argentina quanto è doveroso per l'Italia. Piermatteo Perniisi, Torino Non condannate tutti i ristoranti di Carrù Ho letto sulla Stampa del 23 aprile la lettera del signor Vanni Boscain, controfirmata da sei lettori, che imputava ad Edoardo Raspelli un giudizio di meritevole, assegnato ad un locale di Carrù nella zona di Dogliani, rivelatosi poi, alla prova dei lettori-buongustai, inaffidabile e tutt'altro che raccomandabile. Il Signor Boscain non indicava (perché?) il nome del locale e siccome a Carrù esistono diversi ristoranti che rischiano di essere ingiustamente accomunati nella sua condanna, per onore di cronaca tengo a segnalare che non più tardi di lunedì 26 aprile sono stato a pranzo nel locale più noto di Carrù, il Ristorante Moderno, riscontrando una notevole qualità ed una sicura mano sia nella linea di cucina che nella proposta dei vini. Questo per dare a Cesare quel che è di Cesare, e per riconoscere a Raspelli, che di questo locale aveva parlato in termini moderatamente positivi nelle pagine locali della Stampa, l'autorevolezza e la credibilità messe in dubbio dal lettore Boscain e dai suoi amici. Franco Z ili ani Le spese dell'«Avanti!» in linea con il mercato E' assolutamente falsa, inventata di sana pianta e destituita del benché minimo fondamento l'affermazione resa dal giornalista Stefano Carniccio del comitato di redazione dell'Avariti.' contenuta nell'articolo a firma Maurizio Tropeano, del 4/5/93, secondo cui per colpa dell'amministrazione dell 'Avanti! vi sarebbero nel giornale spese doppie rispetto a quelle di mercato per spedizioni e tipografia: è vero invece che i costi per diffusione e tipografia sono pienamente allineati a quelli di mercato. Massimo Longo, Roma «Avanti!» Catalogo Fabbri per i «Sei» di Torino Il catalogo per la mostra «I Sei di Torino», curato da Mirella Bandini, è edito dalla Fabbri e non dalla Electa, come ho scritto per errore nel servizio apparso mercoledì 5. Me ne scuso con i lettori e con l'editore. Giorgio Calcagno Jugoslavia, mosaico del primo dopoguerra Nell'articolo «E l'Europa restò sola» (6 maggio), ho criticato il piano Vance-Owen sostenendo che esso «disegna sulla carta una Bosnia maledettamente simile all'impossibile mosaico jugosla vo, creato anch'esso a tavolino, dagli occidentali, nel dopoguer ra». L'esatta dicitura naturalmente è: «nel primo dopoguerra». Per l'errore di trascrizione chiedo scusa al lettore. Barbara Spinelli