Resta dentro il compagno G «Era un motore del sistema tangenti» di Susanna Marzolla
TRA IDEALI Il Tribunale della libertà nega la scarcerazione. E la Sasib (De Benedetti): abbiamo pagato Dm . m ^1* Resta dentro il compagno G «Era un motore del sistema tangenti» MILANO. Resta in carcere Primo Greganti, il «compagno G.», l'ex funzionario dell'ex pei che continua a sostenere: «Il partito non c'entra». Ma è proprio questo che non credono i magistrati: prima la Procura, poi il gip e adesso anche il Tribunale della libertà. Il quale ieri ha stabilito che Greganti non può essere scarcerato perché resta il pericolo di «inquinamento delle prove». Non rivela alcun fatto nuovo, la sentenza del tribunale: l'episodio contestato a Greganti è sempre quello, i 621 milioni versati da Lorenzo Panzavolta, manager del gruppo Ferruzzi sull'ormai famoso conto «Gabbietta» a Lugano. Soldi che, secondo Panzavolta, erano la prima rata di una tangente necessaria ad ottenere che il pci-pds (al pari di psi e de) facesse approvare un appalto dall'Enel. Il «compagno G.» sostiene invece di aver ricevuto quei soldi «a titolo personale». Una versione, secondo il tribunale, «inficiata da una serie di insanabili incongruenze interne». Ed elenca sei punti, considerati tutti «inverosimili»: dal fatto che Panzavolta abbia voluto finanziare la persona di Greganti anziché un partito, al fatto che Greganti stesso non sappia spiegare dove quei soldi, a lui teoricamente destinati, sono davvero finiti. E' vero - osservano i magistrati - che egli stesso ha fornito gli estremi del conto Gabbietta (dove c'era anche un miliardo «di oscura provenienza»), ma ciò non basta affatto a scartare il rischio di inquinamento delle prove. Soprattutto se si tiene conto del contesto, compreso il trasporto di un miliardo in contanti spiegato da Greganti come «provento delle tessere». Che ruolo aveva Greganti nel «sistema di gestione dei rapporti tra. enti pubblici e partiti»? Nessuna carica ufficiale, neanche nel partito: «E' un autentico esempio - scrive il tribunale - di potere esercitato nell'ombra». E il suo ruolo, «qualunque esso veramente sia, è sicuramente un ruolo nevralgico, situato al centro della corruzione istituzionalizzata, sintomatico di rapporti fiduciari saldissimi». Terrà ancora duro, dopo questa sentenza, Primo Greganti? Intanto un altro ex-pci (cacciato dal partito dopo lo scandalo delle Ferrovie), Giulio Caporali, continua il suo racconto ai magistrati: ieri è stato interrogato per alcune ore in procura e si è parlato di Cooperative. Già, perchè la procura aveva chiesto al gip ben quindici mandati di cattura contro altrettanti dirigenti delle Coop. Ma il gip aveva respinto la richiesta, ritenendo insufficienti gli indizi. Adesso c'è Caporali che parla... Intanto però alcuni dirigenti delle Coop lo hanno preceduto per raccontare spontaneamente che loro, per le Ferrovie, hanno dovuto pagare tangenti. Con questa clausola: solo al psi, partito «vicino»; alla de niente. E al pei? «Solo contributi volontari e tutti regolarmente messi a bilancio». Per un periodo non hanno pagato affatto: quando alle Ferrovie c'era Mario Schimberni «persona per bene, che ha fatto pulizia». Caporali, oltre che le Coop, ha citato altre aziende, come la Sasib del gruppo De Benedetti. E ieri è comparso un verbale, datato giugno '92, in cui l'amministratore delegato dell'azienda, Giancarlo Vaccari, ammette di aver pagato tangenti per la Metropolitana e l'Atm di Milano, nonché per le Ferrovie Nord. Un verbale giusto per «rinfrescare la memoria» poiché l'episodio era noto, citato pure nella richiesta di autorizzazione per Bettino Craxi. Notizie vecchie, ma anche notizie nuove: è stato arrestato Pietro Tradico, 72 anni, consigliere di amministrazione della Tpl, l'azienda in cui aveva lavorato Necci: l'accusa è falso in bilancio per aver convinto i dirigenti del Nuovo Pignone, che volevano rilevare appalti della Tpl, a pagare un miliardo e mezzo facendolo comparire come consulenza a una società di comodo. Susanna Marzolla WKKKSÈ Primo Greganti (sotto a sinistra) resta in carcere dopo la decisione del Tribunale della libertà Giulio Caporali (a fianco)
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