«La Chiesa dov'era con Tangentopoli?» di Maria Teresa Martinengo

Il dibattito ieri al consiglio presbiterale Il dibattito ieri al consiglio presbiterale «La Chiesa dov'era con Tangentopoli?» Nella comunità ecclesiale torinese una delle voci più note del dissenso torna a farsi sentire per chiedere: dov'era la Chiesa negli anni di Tangentopoli? Ma anche per muovere al cardinale Giovanni Saldarmi la critica di «vaghezza» nell'affrontare il tema della corruzione. Nel consiglio presbiterale convocato ieri nel Seminario Maggiore, don Carlo Carlevaris, prete operaio in pensione, ha proposto alla riflessione di parroci, vicari zonali e vertici della gerarchia ecclesiastica subalpina i suoi dubbi sull'atteggiamento tenuto nei confronti dei politici «avvisati», notoriamente vicini al mondo religioso della nostra città. In realtà la voce di don Carlevaris - intellettuale, ex delegato Fim-Cisl, vita difficile nella Chiesa per la sua scelta di rottura e difficile nel mondo del lavoro e del sindacato per quel «don» di troppo - si era già levata in febbraio, nell'ambito di un altro consiglio presbiterale. Critiche forti, di cui poco era trapelato. Che cosa aveva detto allora don Carlevaris? Il giorno prima l'on. Bonsignore aveva ricevuto il primo avviso di garanzia e altri democristiani erano da tempo nelle stesse condizioni. Per lui, da pochi mesi eletto dai preti nel consiglio, era stato doveroso richiamare la corresponsabilità della Chiesa in un ambito in cui essa «non poteva non sapere». In seguito all'intervento di don Carlevaris, il consiglio presbiterale era stato convocato per ieri anche per ridiscutere il tema sollevato in precedenza. Secondo alcune indiscrezióni l'incontro si è incentrato soprattutto sul tema del lavoro. Per quanto riguarda la politica il cardinale ha citato documenti della Chiesa universale e dei vescovi italiani. L'ex prete-operaio ha ripreso le osservazioni formulate in febbraio. «In questi venti anni la Chiesa dov'era? Non sapeva quanto stava avvenendo? Alcune vicende erano certamente non conosciute, ma la mentalità, lo stile, la pratica quotidiana, le corruzioni e le ingiustizie nella pubblica amministrazione, nei partiti erano conosciute da molti, anche dai cittadini comuni che ne subivano le conseguenze. Possibile che gli uomini di Chiesa fossero i soli a non sapere? Eppure avevano rapporti a livello culturale, operativo, finanziario, politico con queste strutture, con questi uomini». E ancora: «Se non sapevano, allora si conferma l'opinione di molti che questi uomini di Chiesa vivono in un loro mondo, distante dalla gente almeno quanto lo sono le istituzioni laiche in rapporto con la loro base. Ma se sapevano, perché non hanno parlato prima? Come hanno potuto, anche recentemente, invitare a votare questi uomini e questi partiti, chiedere e accettare aiuti economici, dare spazio a persone note per comportamenti politici clientelari, corrotti?». Un'ammissione. «Qualche politico mi ripeteva: "stateci vicino, chiedeteci conto del nostro comportamento". Ma in realtà ci incontravamo con loro solo nel periodo elettorale. Oggi, scandalizzati e mortificati, parliamo loro per denunciare le loro malefatte. Qualcuno dice che dovremmo cominciare a riconoscere pubblicamente le nostre responsabilità. Per essere credibile la Chiesa deve umilmente partire da un gesto penitenziale». Tra i preti più giovani e impegnati i consensi per le posizioni di don Carlevaris non sono mancati. Maria Teresa Martinengo Don Carlo Carlevaris

Persone citate: Bonsignore, Carlevaris, Carlo Carlevaris, Giovanni Saldarmi