«Sì la donna in rosso fu uccisa dai nomadi»
«Sì, la donna in rosso fu uccisa dai nomadi» Una zingarella si confida con i carabinieri «Sì, la donna in rosso fu uccisa dai nomadi» Escono dai cassetti i fascicoli della «signora in rosso». Il giallo dell'autunno '91 torna a rivivere con un'ipotesi nuova, ancora in parte da verificare, comunque stimolante. Un'ipotesi che riporta in primo piano nell'inchiesta la misteriosa «banda degli slavi». Franca Demichela, l'estrosa moglie di un impiegato Fiat, fu trovata senza vita sotto il ponte della tangenziale, a La Loggia. Due le strade battute dagli inquirenti: la presunta colpevolezza del marito (rimasto in carcere 18 giorni, poi liberato); il possibile ruolo di tre nomadi, due dei quali spariti subito dopo l'omicidio e mai più rintracciati. Pur senza escludere a priori altre strade (c'era più di un uomo che frequentava stabilmente la donna) gli inquirenti hanno mostrato di concentrare i loro sforzi su questi due filoni. La pista slava ha recentemente avuto nuovi impulsi. Elementi che sono al vaglio del sostituto procuratore Ugo De Crescienzo e che, per evitare di danneggiare l'indagine, ancora in una fase delicata, riportiamo senza dettagli. Sembra comunque che alcuni mesi fa in una stazione dei carabinieri di una regione del Sud si sia presentata una ragazza, minorenne: «So chi ha ucciso una vecchia a Torino: sono stati dei nomadi». Un'affermazione generica, corredata solo da qualche particolare, apparentemente di poco conto. Da quella stazione è partito un fonogramma, diretto alla procura di Torino, che - di fronte alla genericità delle indicazioni - ha stentato a trovare collegamenti. Solo dopo qualche tempo si è pensato alla signora in rosso che, per i suoi 48 anni, era ovviamente tutt'altro che «vecchia». Qualche riscontro telefonico ha permesso di trovare conferma ai sospetti ed un successivo sopralluogo degli inve¬ stigatori ha portato qualche conferma. Manca, ed è un elemento che «pesa» sull'indagine, una dichiarazione testimoniale della ragazza, che si sarebbe rifiutata di mettere «nero su bianco» le sue dichiarazioni. Ma c'è un fat- to che avvalora, in modo consistente, queste affermazioni: nello stesso paese dove vive la ragazza fu segnalato, proprio poche settimane prima della confidenza fatta ai carabinieri, uno dei tre nomadi che si sospetta abbiano trascorso con Franca Demichele almeno una parte della serata della sua morte. Questo nomade, proprio in quel periodo sarebbe riuscito a sfuggire ai carabinieri che lo cercavano per notificargli un atto di comparizione. Pare accertato che Ù nomade e la ragazza avessero avuto, in quel periodo, frequenti contatti. Il sostituto procuratore Ugo De Crescienzo, che ha sinora seguito con molto buon senso l'intricata vicenda, non vuole parlare. Ma sulla pista slava esistono altri elementi a carico: innanzitutto i 13 mesi trascorsi fra l'omicidio ed il primo (ed unico) interrogatorio di Nenad Jovanovic, al tempo dei fatti minorenne, il solo nomade ad essersi presentato. Gli altri due, Nicola Sojanovic e Radenko Nicolic, spariti il giorno del ritrovamento del cadavere non sono mai più stati rintracciati. Di loro solo deboli tracce al Sud, prima delle confidenze della ragazza, utili a riaprire un'indagine che sembrava sul punto di spegnersi. Angelo Conti Lo slavo, già ricercato dopo il delitto, s'è visto spesso con la ragazzina L'identikit del giovane «dalia pelle olivastra» che fu visto con Franca Franca Demichela (a fianco) fu trovata senza vita in una discarica vicino a La Loggia (sopra) L'identikit del giovane «dalla pelle olivastra» che fu visto insieme con Franca la sera del delitto nell'autunno '91
Persone citate: Angelo Conti, Franca Demichela, Franca Demichele, Nenad Jovanovic, Nicola Sojanovic, Nicolic, Ugo De Crescienzo
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