Strehler torna al Piccolo ma Milano gli fa la guerra di Osvaldo Guerrieri
Strehler torna al PSciolo# ma Milano gli la la guerra Ha trovato una situazione esplosiva: casse vuote, scontento generale, sindacati e intellettuali che chiedono nuove regole Strehler torna al PSciolo# ma Milano gli la la guerra II regista per ora non risponde e vola a Parigi per «Campiello» e «Baruffe» MILANO. Da lunedì Giorgio Strehler è tornato a Milano. Interrompendo a sorpresa il suo autoesilio, venendo meno alla solenne promessa di riprendere il proprio posto soltanto dopo che la sua innocenza fosse stata provata, è di nuovo alla testa del Piccolo. Ma che ritorno: casse vuote, lavoratori in rivolta, attività paralizzata. E, come se non bastasse, un documento degli intellettuali e dei politici milanesi da togliere il sonno. La lunga assenza di Strehler ha reso esplosivi i problemi che, da tempo, tutti si sforzavano di dominare o di minimizzare. La mancata presentazione del nuovo statuto (imposta dalla legge) ha indotto l'ex ministero dello Spettacolo a concedere soltanto una minima parte dei contributi che sarebbero dovuti spettare al teatro. La mancanza di liquidità ha fatto sì che gli stipendi fossero pagati a singhiozzo. Senza fondi e senza re¬ gista, il Piccolo non ha potuto mettere in cantiere gli spettacoli progettati, fra i quali, attesissimi, c'erano i «Mémoires» di Goldoni. Tornando a Milano, Strehler intendeva mettere riparo almeno a questa situazione, sperava di riavviare la macchina produttiva, di elaborare in breve tempo un piano di lavoro. Ma si è scontrato con il muro dei sindacati. In un documento del 27 aprile la Filis Cgil e la Fis Cisl si sono dette felicissime del ritorno a • casa del Maestro, ma, preoccupate dal ristagno dell'azienda, dal disorientamento dei lavoratori, dall'incertezza del futuro, hanno chiesto «un forte segnale di rinnovamento nella struttura interna». Il che vuol dire: è il momento di cambiare, è necessario ridurre le responsabilità di Strehler e del segretario generale Nina Vinchi (dimissionaria). E hanno indicato la soluzione che a loro sembra più efficace: istituire per il Piccolo la carica di sovrintendente, come per gli enti lirici. Gli effetti sono stati dirompenti. Strehler si è appellato allo statuto del teatro e al decreto con cui l'ex ministro Tognoli stabiliva per il Piccolo la qualifica di Teatro d'Europa a direzione unica. Ma le obiezioni non hanno placato gli animi particolarmente agitati dei sindacalisti. Anzi si sono scontrate con un movimento d'opinione che ha sposato in pieno le richieste dei lavoratori. Rosellina Archinto, Natalia Aspesi, Giorgio Bocca, l'ex sindaco Giampiero Borghini, Luigi Manconi, Piero Bassetti, Nando Dalla Chiesa e molti altri hanno chiesto che il Piccolo apra una nuova pagina nella propria storia. La Regione Lombardia e il Comune di Milano hanno chiesto al ministro Boniver la revisione dello statuto. Insomma, tornato per salvare un teatro che stava affondando, Strehler si è trovato assediato da una parte della città che sollecita per lui un nuovo ruolo e meno potere. In un articolo sul «Corriere della Sera» lo scrittore Corrado Stajano ha persino osservato: «Non doveva partire, non doveva tornare, visto che si era autosospeso. Tra orgoglio, sdegno e pregiudizio. Adesso stia qui, dimezzato, un po' più umano, un po' più attento alla povera vita, alle spese, agli altri, "nella melma in cui tanta parte di questo Paese giace", come scrisse». E Strehler? Per ora prende tempo. Va a Parigi per presentare il debutto del «Campiello» e delle «Baruffe chiozzotte». Tornerà martedì. Come si difenderà? Come difenderà il suo teatro, che non è più il luogo della grande magia? Osvaldo Guerrieri Giorgio Strehler
Luoghi citati: Comune Di Milano, Lombardia, Milano, Parigi
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