Solzenicyn arrivano i fischi

«Rileggiamolo» polemica. Il critico francese accusa: finito il mito, resta il cattivo scrittore Solzenicyn, arrivano i fischi Femandez: sopravvalutato per ideologia II tempi della cortina di ferro, si applaudiva Solzenicyn archivista eroico d'un genocidio, per la sua I capacità di resistenza e il suo coraggio nel denunciare il Gulag. Fare delle critiche avrebbe voluto dire fare il gioco dell'oppressione. Ora che l'Urss è diventata quello che si sa, si può giudicare questo autore non più per le sue virtù civiche, ma per il suo talento letterario. E, in queste condizioni più serene, occorre ben dire che il giudizio, senza essere completamente negativo, è certamente agli antipodi dell'entusiasmo». Non ha dubbi Dominique Fernandez, saggista e romanziere francese, autorevole collaboratore del Nouvel Observateur: lo scrittore russo sul piano letterario non vale un granché. Sull'ultimo numero del Nouvel Observateur il suo giudizio su La ruota rossa, Marzo 1917 da poco tradotto in Francia, è definitivo e inappellabile: il romanzo è costruito male, è un ammasso di materiali bruti senza elaborazione artistica, i personaggi storici sono marionette, quelli romanzeschi privi di psicologia. Dunque si può parlar male di Alexandr Solzenicyn? Nato nel 1918, volontario in guerra nel 1941, imprigionato nel Gulag per 8 anni e poi confinato per altri 3 anni, escluso dall'Unione degli scrittori, premio Nobel, cacciato nel '74 dall'Urss, Solzenicyn continua a essere gravato dai sensi di colpa della cultura occidentale. In Italia fu ignorato da critici e storici di osservanza marxista, poi vituperato come «ultimo baluardo» della Russia zarista, infine osannato per il suo impegno nella lotta contro il totalitarismo comunista. In Francia, come ricordava Lucio Coletti in un recente intervento su La Stampa, i suoi libri produssero una rivoluzione profondissima. Ora, nel momento del plauso generale, Fernandez ribalta il giudizio e scruta criticamente il suo stile e le sue capacità di romanziere. Non è la prima volta che il saggista francese prende in contropiede il pensiero dominante. In un suo recente intervento sul rapporto fra Aids e letteratura, proprio sul Nouvel Observateur, Fernandez affermava - provocando accese discussioni - che l'Aids come inibitore della libertà sessuale ha costretto romanzieri e poeti a canalizzare nella scrittura le proprie energie. Dalla repressione sessuale - questa la sua tesi tornano finalmente a nascere capolavori letterari. Questa volta Fernandez attacca l'icona Solzenicyn senza timori: «Si vorrebbe salutare il formidabile lavoro di ricerca realizzato per scrivere queste 700 pagine di grande formato; ammirare questa compilazione gigante che affianca una quantità incredibile di materiale d'archivio, di flash d'informazione, di stenogrammi, di monografie dei principali attori che hanno animato l'insurrezione di Pietrogrado. Ma purtroppo, tutto questo resta allo stato bruto. Ci sono tronchi d'albero, le tavole di legno, i chiodi ma non c'è la casa. Una sorta di unanimismo pesante, senza neppure la nervosità fredda, lo humour di un Jules Romains». «Se Solzenicyn voleva comunicarci il suo disprezzo per ogni rivoluzione - è la conclusione avrebbe avuto bisogno di un po' più d'arte; e non avrebbe dovuto ammassare alla rinfusa il magma congestionato delle sue fonti. Uno storico di mestiere è molto più esigente». Il grande romanzo della rivoluzione resta, secondo Fernandez, Pietroburgo di Andrej Bielyj, dove «la febbre visionaria dello scrittore ricrea con genio le giornate del 1905 permettendoci di vedere in tutta la sua maledetta bellezza l'ammirabile città di Pietro, fisicamente assente in Marzo '17». Sergio Trombetta I sono pagine bellissime ed altre molto farraginose. E' soprattutto quando la letteratura cede il passo all'ideologia che prevale la noia, quando invece ha la meglio la forza narrativa allora è evidente che Solzenicyn è uno dei più grandi scrittori di questa seconda metà del secolo». Goffredo Fofi non è disposto a giurare su «tutto» Solzenicyn, ma non è nemmeno d'accordo con l'affondo polemico di Fernandez. Il critico fa parte di quegli italiani che non hanno mai cambiato parere sullo scrittore russo. Un drappello non molto nutrito, che già negli anni del grande rifiuto a sinistra era «capitanato» da Vittorio Strada che non ha mai esitato a difendere il valore di Solzenicyn: «Credo che nel suo caso una divisione fra politica, ideologia da una parte, e letteratura dall'altra non si possa fare. Certo ci sono scrittori russi in cui si può, spesso si deve, distinguere il moralista dallo scrittore: per esempio Tolstoj. Ma in lui i diversi aspetti sono inscindibili. Arcipèlago Gulag va considerato come saggio storico o come letteratura dei campi di concentramento? Non si può giudicarne soltanto un aspetto. Il ruolo di Solzenicyn nella storia, non solo russa e sovieti- ca, ma mondiale di questi ultimi trent'anni è unico. Il suo valore va al di là della letteratura del Gulag, un genere vasto che vede al vertice uno scrittore straordinario come Varlaam Shalamov. Non ha senso denigrarlo. Piuttosto ci si può chiedere se una figura come la sua non diventi anacronistica oggi in una Russia che non è più quella che lui conosceva e voleva». Sono dunque sciocchezze le uscite di Fernandez? Franco Fortini ne è convinto. Quando tutti lo criticavano lui scriveva di Solzenicyn: «Se non capiamo quello che va dicendo non avremo diritto di dare sepoltura alle vittime». E ancora oggi continua a considerarlo grande scrittore: «Quando uscirono l'Ivan Denisovic o La casa di Matrjona ci apparve come un frutto del disgelo più che uno scrittore antisovietico. Il giudizio positivo non è mutato anche nei libri successivi. Non si può non considerare grande letteratura le figure descritte nel Primo Cerchio. C'è per esempio un medico bolscevico, che seppure imprigionato, continua a passare le sue notti a stendere un saggio di comunismo utopistico da sottoporre all'attenzione del Comitato Centrale ed è un personaggio di altissimo profilo intellettuale». Strada, Fortini e Fofi: Grande, ma diseguale» « «Dopo il crollo del comunismo è il momento di valutare le sue capacità letterarie non solo i meriti politici» A sinistra, Solzenicyn simbolo della lotta contro il comunismo, a destra, Strada «Rileggiamolo» Sopra, Dominique Fernandez che in Francia ha attaccato le qualità letterarie di Solzenicyn, difese invece da Franco Fortini, a sinistra

Luoghi citati: Francia, Italia, Pietroburgo, Pietrogrado, Russia, Urss