Amato prepara la gran rentrée Sogna un polo liberal-socialista di Augusto Minzolini

Amato prepara la gran rentrée Sogna un polo liberal-socialista Amato prepara la gran rentrée Sogna un polo liberal-socialista IL GIORNO DOPO A VIA DEL CORSO Lm ROMA * ESODO degli «inquisiti» I dal palazzone del psi di via del Corso comincia nello studio dell'ex-vicesegretario, Giulio Di Donato, al 4° piano. Sul tavolo o d uno scatolone di cartone con dentro qualche libro e tante carte. Al muro sono ancora appese due gigantografie di Bettino Craxi, una, famosa, ritrae l'ex-segretario con un garofano rosso tra i denti. Lui, Di Donato, vittima delle "purghe" di Giorgio Benvenuto, è alla finestra, scuro in volto e con una grande voglia di sfogarsi. «A Giorgio dice - ho mandato una lettereccia per ricordargli quante volte mi ha chiesto di restare al mio posto, malgrado fossi stato raggiunto dagli avvisi di garanzia. Ieri, invece, è stato lui a cacciarci. Un comportamento canagliesco. Ha inferto una ferita non rimarginabile al corpo del partito, ha rotto il patto di solidarietà. Io da questi uffici me ne vado. Forse avrò una stanza al gruppo del psi alla Camera». Che atmosfera strana regna nei corridoi di questo vecchio palazzo. Ci sono le scene di gioia dei vincitori che festeggiano la conquista. Ci sono i quadri del dramma degli sconfitti. E sono immagini di una disfatta vera, senza appello: in strada i portaborse caricano gli ultimi incartamenti sulle «Thema» metanizzate; nei piani le segretarie sono indaffarate a fare i pacchi in cui c'è di tutto, i libri, ma anche le camicie, le cravatte di riserva. C'è l'uomo di fiducia di De Michelis che raccoglie i dischetti del computer più preziosi. C'è Umberto Cicconi, fotografo personale e parente di Craxi, che fa gli scongiuri: ha ancora una stanza e un telefono interno, il 2247, ma non sa fino a quando. Gli «inquisiti» e il loro seguito, sembrano abbandonati a loro stessi, senza più patria e con un futuro incerto. «Dove andrò? Vedremo riflette Di Donato -. Nel pds neanche per sogno: quelli ci sputano in faccia, ci prendono a calci, sono arroganti perché pensano di aver vinto loro. Se Amato lancerà l'idea di un polo liberal-socialista io sono pronto: ho 45 anni e una carriera politica che mi ha portato 82 mila preferenze nelle ultime elezioni». Di storie come quelle di Di Donato in quel palazzone ce ne sono molte. Sulle scale si incontra un Biagio Marzo quasi offeso. «Sì - annuncia - me ne vado anch'io da questo palazzo. Ho solo un avviso di garanzia per 10 milioni ma non importa. Io non mi ci ritrovo con questi». In strada Felice Borgoglio, sta facendo gli ultimi preparativi per la prima parte del trasloco. «Sto ancora cercando un apparta- ' mento - dice - ma entro lunedì lascio questi uffici. Benvenuto è stato scorretto. Mi ricordo ancora quella telefonata alle 8 del mattino, quando mi chiese di entrare in segreteria. Io gli spiegai che avevo un avviso di garanzia. "Non ti preoccupare - mi rispose - quando ono rno c'è il rinvio a giudizio ti dimetti". Ieri, invece, è stato lui a cacciarci a calci. Ha usato i metodi del peggior Craxi. E pensare che l'altra sera non l'abbiamo messo in minoranza solo per responsabilità, per non far apparire il psi come il partito degli inquisiti». Quante recriminazioni, quanta rabbia. Paolo Pillitteri, cognato di Craxi, non si fa vedere ormai da mesi. Ma da lontano, dalle mura amiche dell'hotel Raphael, fa sentire la sua voce. «Sapevo - spiega - che sarebbe finita così e a me non piacciono le scene di cannibalismo». Giusy La Ganga, invece, l'unico che nella Usta nera di Benvenuto ha ancora un ruolo, se ne rimane alla Camera. Precisa di essere stato frainteso da mezza stampa italiana : lui non si oppone all'idea di lasciare l'incarico di capogruppo. «Io - racconta - nell'ultimo mese più di una volta ho presentato le dimissioni e Benvenuto mi ha sempre risposto, "ti prego resta". Quindi la prossima settimana le ribadirò al gruppo, poi saranno i deputati a decidere. Io me ne voglio andare, comunque, il gruppo ha una sua autonomia dal partito. Giorgio si è comportato da pazzo, pensa di essere un generale, ma non ha le truppe». Sarà, ma intanto a via del Corso il nuovo segretario brinda. E non importa se si trova accanto quelli che erano una volta i seguaci dei vecchi capi. Né tantomeno si preoccupa per il fatto che quelli che se ne sono andati gli hanno messo accanto i loro sostituti. Così, non fa problema se in segreteria entra il vecchio Enrico Manca, se gli ultimi craxiani gli hanno fatto pervenire il nome di Ugo Intuii e se De Michelis gli ha messo dentro Fabrizio Cicchitto. Dice «no» solo quando Claudio Signorile gli propone di mettere nell'organismo Turi Lombardo, che è in odore di avviso di garanzia. Il segretario è convinto che, uno alla volta, i «proconsoli» dei vecchi capi si affrancheranno dai loro padroni. «Giorgio sta facendo - spiega il codirettore dell'Avariti.', ex fedelissimo di Craxi e ora fidatissimo di Benvenuto, Beppe Garesio - quello che fece alla Uil nel '76. Portato dai vecchi come Ravenna, in tre mesi se ne sbarazzò. E a ben vedere è un po' quello che fece anche Bettino Craxi ai suoi esordi». Forse, però, i paragoni non calzano, o almeno non calzano del tutto. La Uil e il psi di allora erano nei guai, ma non come il psi di oggi che è solo una grande rovina: 140 miliardi di debiti, un'immagine accomunata alla galera, un patrimonio elettorale che i più ottimisti calcolano sul 5%. Inoltre Benvenuto non ha sbaragliato tutti i suoi avversari, ce n'è uno più insidioso che non punta a fargli la guerra sul piano della segreteria del partito, ma a svuotare il psi per farne un'altra cosa: Giuliano Amato. Sì, proprio prestando le orecchie ai discorsi che si fanno nel psi, tra quelli che, «inquisiti» o no, hanno subito le decisioni di Benvenuto dell'altro ieri, si scopre che tutti hanno una speranza: il ritorno di Giù nano Amato. E se Benvenuto punta le sue carte nel rapporto con il pds (ieri il segretario psi ci ha tenuto a far sapere di aver sentito telefonicamente sia Occhetto che D'Alema), Amato ha in mente un discorso completamente diverso, che punta a creare una grande area Ùberal-socialista che rgio a incalzi il pds e ne faccia scoppiare le contraddizioni. I pochi socialisti che continuano ad avere rapporti con lui, sono sicuri che da qui a qualche giorno l'ex presidente del Consiglio farà sentire la sua voce. Né credono che Amato abbia intenzione di ritirarsi dalla politica: se awesse voluto fare il professore universitario a tempo pieno, si sarebbe dovuto già dimettere da parlamentare come Rodotà; se non avesse voluto occuparsi del futuro politico, avrebbe potuto accettare il ministero degli Esteri. No, la notizia è che Amato sta lavorando ad un progetto più ambizioso: sta lavorando ad un manifesto dei principi di un polo liberal-democratico. E proprio questo, per Benvenuto, è il timore più grosso che aleggia sulle macerie del psi. «Non voglio occuparmi della gestione, non sono adatto, ma voglio fare lo zio» ha spiegato lo stesso Amato la settimana scorsa a Umberto Basso Del Caro. E l'ex-presidente del Consiglio ha già un appuntamento venerdì prossimo con Pannella, l'altro ideatore di questa iniziativa. Così, questa operazione, è diventata l'ultima speranza per chi nel psi non è d'accordo con Benvenuto. Anche per gii inquisiti. Ci spera Di Donato e ci punta lo stesso La Ganga. «E' l'alternativa - spiega - al disegno di Benvenuto che nasce da un abbaglio: solo lui e Occhetto possono credere che, con quello che è successo nel mondo, in Italia si può formare uno schieramento vincente che si candida alla guida del Paese sotto l'egemonia di un partito ex-comunista come il pds». Ma, in fin dei conti, il vero rischio che si nasconde dietro il confrontarsi di queste due prospettive, quella di Benvenuto e il manifesto di Amato, è che questo psi, già martoriato, si divida in due. Augusto Minzolini I fedelissimi non credono che l'ex capo del governo lasci la scena politica Ma Di Donato attacca il segretario: caro Giorgio ti comporti da canaglia

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