Tanti «007» all'Est a caccia di lolite

30 Bambine tolte ai genitori a suon di dollari e costrette a diventare campionesse Tanti «007» all'Est a caccia di lolite Guerra spietata fra 3 agenzie, con mezzi degni di James Bond Ma le star nate in laboratorio durano poco e rischiano molto l Ili UN NUOVO PIÙ' giovani sono, meglio è. Il carrozzone miliardario del tennis ha scoperto una nuova miniera d'oro: i campioncini da costruire in laboratorio e le Lolite dell'Est Europa. Un'inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel fa il punto su questa sconcertante e redditizia tendenza. I grandi manager dello sport, dopo aver investito per anni su star affermate, su campioni già laureati, cercano ora piccoli superdotati da strappare a gelati e figurine, e indirizzare alla racchetta. Il terreno di caccia più propizio sono diventati gli ex Paesi comunisti. Migliaia di famiglie sono pronte a cedere i loro pargoletti pur di procurarsi case, automobili, dollari. Il mercato mondiale del reclutamento dei bambini prodigio è secondo lo Spiegel - tripartito tra i colossi Advantage, ProServ, e International Marketing Group. Ogni agenzia sguinzaglia per il mondo un centinaio di talent-scout per trovare giovani promesse. La guerra è spietata. I reclutatoli usano mezzi «degni dei migliori film di James Bond» per combattersi reciprocamente, e promesse da sirene omeriche per ottenere la sospirata firma dei genitori sul contratto che cede i bambini ai «campi d'allenamento». La velocità è la chiave del successo. Per raggiungere in Svizzera prima di altri Martina Hingis, 12 anni, l'International Marketing Group ha organizzato un volo charter in quattro e quattr'otto che portasse genitori e tennista in America a firmare il contratto. Se si è puntato sul piccolo giusto, il guadagno è notevole. Le agenzie incassano fino al 25% sulla pubblicità e il 10% sui premi dei tornei. E quando non sono le agenzie a muoverai, ci pensano i genitori. Tiriac, il pigmalione di Becker, giura che ogni giorno gli vengono portati un paio di undicenni. Una volta «comprati», i bambini finiscono in campi d'allenamento in mano a trainer professionisti del calibro di Bollettieri. Bruciano gioventù, sogni e innocenza. Chi corre i maggiori rischi alla «catena di montaggio» dello sport-spettacolo sono le bambine. Per trasformarle in investimenti redditizi, cercano di potenziare al massimo la forza, modellando il corpo da ninfetta anche contronatura. Il tennis alla Monica Seles, con urla di fatica e dolore a ogni colpo, è quello che va per la maggiore. Ma è anche quello che provoca il maggior numero di lesioni. Tracy Austin, oggi 28enne, vinse gli Usa Open a 16 anni, ma la sua colonna vertebrale e le giunture non hanno potuto sopportare oltre le «torture» che venivano inflitte dall'allenamento. Quando la mini-tennista si rompe, l'investimento va in fumo. Campioncini come la croata Iva Majoli (15 anni), la francesina Amelie Castera (14 anni), il tedesco Thomas Haas (15 anni), faranno fruttare al meglio il denaro investito dalle multinazionali dello sport. Il rischio economico, però, non è finito anche se un pulcino balza in vetta alle classifiche. Il pericolo della noia è dietro l'angolo. Jennifer Capriati, a soli 17 anni, confessa: «Non ne posso più di giocare», e sta per ingrossare la schiera delle star bambine fallite. Tiriac spinge sul freno di questa corsa alla follia. Vorrebbe bloccare la tratta dei campioncini; vorrebbe regole che impedissero contratti professionistici sotto i 15 anni, altrimenti «si distruggono le persone». Ma le chance di ottenere solidarietà da altri manager sono minime. Dove c'è profumo di dollari, la morale evapora. [b. v.] Ecco tre ex bambine diventate troppo presto campionesse: la diciassettenne Jennifer Capriati (sopra) ha già la nausea del tennis; Tracy Austin (a destra) ha dovuto a smettere per guai alle vertebre; Iva Majoli (sotto) ieri eliminata a Roma: 16 anni, è molto considerata

Luoghi citati: America, Europa, Roma, Svizzera