La Cee boccia l'Ilva

La Cee boccia l'Uva La Cee boccia l'Uva Savona: questo è pregiudizio BRUXELLES DAL NOSTRO.CORRISPONDENTE La Commissione europea ha riservato ieri un brutto benvenuto a Paolo Savona, neoministro dell'Industria. Il commissario alla concorrenza, Karel Van Miert, ha infatti demolito il piano di ristrutturazione dell'Uva, che l'amministratore delegato dell'Ili Michele Tedeschi gli aveva consegnato appena venerdì. Il giudizio, presentato al Consiglio Cee dei ministri dell'Industria, è discutibile soprattutto per la sua fulminante rapidità. Ancora venerdì sera infatti gli uomini di Van Miert dicevano che prima di fare commenti sul piano Uva avrebbero dovuto studiarlo. Ieri, dunque dopo appena un giorno, Van Miert è stato in grado di indicare l'ammontare degli aiuti di Stato che esso comporta (7300 miliardi), e di concludere che vista l'importanza degli aiuti le riduzioni di capacità produttiva dovrebbero essere di tre milioni di tonnellate di acciaio l'anno: un quarto dell'intera capacità. La reazione di Savona è stata decisa. «Ho il sospetto che quello di Van Miert non sia un giudizio, ma un pregiudizio». «Aver presentato come "elementi" un piano che è invece tale, e che rispetto al passato ha una netta impostazione privatistica, è un fatto grave», avrebbe detto il ministro, ricordando che i produttori di acciaio del nostro settore privato hanno già proposto tagli di sei milioni di tonnellate, pari al 50% della capacità totale del nostro Paese. Lo scontro sull'Uva, del resto, è stato solo un capitolo della generale baruffa scoppiata attorno al «piano Braun»: il programma di ristrutturazione della siderurgia europea che, messo a punto dalla Commissione, dovrebbe essere in teoria approvato dal Consiglio il 26 luglio. Il «piano Braun» prevede una riduzione della capacità produttiva europea di 30 milioni di tonnellate, e «l'esubero» di almeno 60 mila lavoratori. La Spagna, però, ha problemi di ristrutturazione simili a quelli italiani, ed anche la Germania si è vista bocciare il piano di ristrutturazione della Eko-stahl, uno stabilimento dell'ex Germania Est, dove i tede- seni vorrebbero costruire un nuovo treno di laminazione a caldo. Il ministro tedesco Rexrodt ha detto che «gli italiani non possono pretendere che Eko-stahl e Uva siano poste sullo stesso piano», visto che la Germania dell'Est è un Paese da ricostruire, mentre l'Uva è un'azienda in perdita secca. Sarà, ma il loro piano prevede aiuti di Stato per 1800 miliardi di lire, che non sono pochi, e riduzioni irrisorie. La Francia, trovando appoggi, ha comunque proposto che la Comunità europea per il carbone e l'acciaio, il cui Trattato si estingue nel 2002, venga liquidata in anticipo, e che i suoi fondi vengano utilizzati per coprire i costi sociali della ristrutturazione del settore. In queste condizioni, il «piano Braun» rischia di saltare. Fabio Squillante Hayao Nakamura amministratore delegato Uva

Persone citate: Fabio Squillante, Hayao Nakamura, Karel Van Miert, Michele Tedeschi, Paolo Savona, Rexrodt, Van Miert

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Germania, Germania Dell'est, Germania Est, Savona, Spagna