Mesina: ho fatto liberare 4 rapiti

«Trattavo dal carcere, ero autorizzato», rivela l'ex «re del Supramonte» «Trattavo dal carcere, ero autorizzato», rivela l'ex «re del Supramonte» Mesina: ho fatto liberare 4 rapiti «Non ho aiutato solo Farouk» «Non soltanto per la liberazione del piccolo Farouk mi sono interessato. Ho fatto da intermediario anche per altri sequestri». Dichiarazione choc. Graziano Mesina, l'ex re del Supramonte, se ne esce con quella frase lunedì sera, durante la diretta televisiva di una rete locale lombarda. Ed è subito reazione. Il «Comitato Andrea Cortellezzi», che raccoglie firme da portare al presidente Scalfaro perché proseguano le ricerche del ragazzo sparito 4 anni fa, si dichiara incredulo, allarmato. E denuncia: «Quello che dice Mesina dimostra che per arrivare alla soluzione dei sequestri esistono vie alternative a quelle "ortodosse". Ma forse sono vie che si usano soltanto per sequestri "speciali". Cinque persone sono oggi in mano ai rapitori, e Andrea è tra loro. Perché non si fa tutto il possibile?». Mesina, è vero? Davvero quello per Farouk Kassam non è stato il suo unico intervento? «Certo che è vero». E quante volte ha fatto da intermediario? Per chi? «Due o tre volte, ed è sempre finita bene. Meno una, perché quando mi hanno chiesto di intervenire purtroppo la persona era già morta. Ma chi fossero gli ostaggi non lo dirò mai. Volevo restare nell'anonimato anche per il caso del bambino, non mi avessero tirato in mezzo sarei stato ben zitto: non ho mai voluto né premi né agevolazioni di sorta, né tantomeno pubblicità». Perché è andato a quella trasmissione, allora? «Questa è un'altra storia. Mi hanno invitato per parlare del mio libro: lì sì che la pubblicità mi serve. Non sapevo nemmeno chi fossero gli altri ospiti. Quando hanno incominciato a fare domande, a incalzarmi, mi è sembrato che insinuassero, come se io avessi aiutato la famiglia Kassam per chissà quale tornaconto. Allora sono sbottato, per dire: ma se sono intervenuto anche altre volte e nessuno ha mai saputo niente». Due o tre volte oltre a Farouk, dunque. Perché proprio lei? «Perché sono una persona leale». Lei era in carcere? «Sì, in carcere». Ed erano sequestri fatti in Sardegna o in continente? «Fuori dalla Sardegna». Come ha potuto mediare, da una cella? «Ci sono vari canali. Si fa filtrare la voce che si è disponibili, e la voce arriva. Non si può rivolgersi direttamente ai rapitori, nemmeno se si è liberi a casa propria». Aveva contatti anche per lettera? Con la censura del carcere come l'ha messa? «Mi è accaduto una volta di averci a che fare. Mi hanno interrogato, poi mi hanno detto di proseguire». Chi le ha detto di proseguire? «Immagini lei. Non mi chieda nomi, di nessuno». Può almeno dire se del sequestro Cortellezzi ha avuto informazioni di prima mano? «Non ne ho mai saputo nulla. Mi dispiace per quel ragazzo e la sua famiglia». L'hanno definito «anomalo», il sequestro di Andrea Cortellezzi. Figlio di un imprenditore di Tradate, 21 anni. La mattina del 17 febbraio 1989 non si presenta alla fabbrica di laterizi del padre dove lavora. E il padre, ingegnere, la madre e i fratelli non si danno pena eccessiva: pensano che Andrea si sia preso qualche gior- no di libertà senza avvisarli. Passano le settimane. A chi domanda dove sia Andrea rispondono che è andato in Piemonte, a fare esperienza in un'azienda agricola. Trascorre più di un mese prima che l'ingegner Cortellezzi denunci la scomparsa. Ne trascorrono altri due prima che i rapitori si facciano vivi: la richiesta di riscatto è del 7 giugno, spedita dalla Calabria. So)*anto allora la scomparsa di Andrea viene ufficialmente definita sequestro, e le procure di Varese e di Locri incominciano a occuparsene, con polemiche e conflitti di competenza. Ai primi di luglio dell'89 Locri riceve una busta: contiene un pezzetto d'orecchio e una lettera scritta da Andrea. Dice: «Papà, se non paghi 3 miliardi mi faranno a pezzi. Eccoti il primo». Sono passati quasi 4 anni. Di Andrea Cortellezzi più nulla si è saputo. Mesina, che cosa ne pensa? «Che il Comitato ha ragione. Spesso le trattative per la liberazione di un ostaggio sono condotte in modo caotico, da troppe persone non coordinate. Ma temo sia passato troppo tempo per avere ancora speranze». Neanche lei potrebbe fare qualcosa, almeno per sapere che cosa è stato di Andrea? L'ex re del Supramonte dice di no: «Sono finito sui giornali, alla televisione. Sono bruciato». Eva Ferrerò II Comitato Cortellezzi «Perché non ha salvato Andrea?» Nella foto grande Graziano Mesina Qui sotto Andrea Cortellezzi e a sinistra il piccolo Farouk

Luoghi citati: Calabria, Locri, Piemonte, Sardegna, Tradate, Varese