Il primo sciopero dopo 60 anni di E. N.

Il primo sciopero dopo 60 anni Il primo sciopero dopo 60 anni I metalmeccanici dell'ex Ddr: siamo discriminati BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo sessantanni, e con bagliori che fanno temere fiammate più diffuse e dolorose, i siderurgici e i metalmeccanici dell'Est tedesco sono in sciopero. Hanno cominciato 18 mila operai in una trentina di fabbriche del Brandeburgo, della Sassonia e del MecklenburgoPomerania anteriore, dove sono concentrati i grandi cantieri navali. Oggi toccherà a altri diecimila operai. Ma a meno di un'intesa - per la quale ieri sera si è ripreso a trattare «in via esplorativa» - presto l'agitazione si estenderà all'intero settore, 420 mila persone in tutto l'Est. I lavoratori chiedono il rispetto dell'accordo concluso al momento dell'unità, e denunciato lo scorso febbraio dalle imprese: parificazione accelerata dei propri salari con quelli occidentali, aumenti dunque fino al 26 per cento a partire dal primo aprile. Ribattono le imprese che la crisi del settore è aggravata dalla ristrutturazione in atto nell'ex Ddr, e dalla debolezza generalizzata dell'industria all'Est (dove la produttività è inferiore del trenta per cento rispetto all'Ovest). Se le richieste dei lavoratori venissero accolte, insistono, decine di fabbriche sarebbero costrette alla chiusura, e migliaia di posti salterebbero. La disoccupazione si aggraverebbe, il clima sociale ne risentirebbe pesàntertèntéT'PérTIon mettere in pericolo l'intero settore dunque, obiettano gli imprenditori, gli aumenti non possono superare il 9 per cento. La strategia della «pressione graduale» - congeniale ai sindacati tedeschi, che garantiscono il salario agli scioperanti e consentono battaglie prolungate potrebbe bloccare un settore delicatissimo, nel panorama industriale e sociale dell'ex Ddr. Ma potrebbe anche fermare metalmeccanici e siderurgici delle regioni occidentali, come minaccia il sindacato «IG Metall» forte di tre milioni e mezzo di iscritti in tutta la Germania. La protesta, soprattutto, potrebbe estendersi a macchia d'olio in tutto l'Est: interessare altre categorie-chiave. Dietro 2 malumore per le differenze salariali, che si vorrebbe colmare subito almeno all'ottanta per cento, affiora infatti un rancore più diffuso e sordo. Il «Mezzogiorno tedesco» si ribella al ricco ed «egoista» Occidente, dal quale si sente discriminato più che ai tempi delle divisioni palesi e del Muro. In questo senso lo sciopero iniziato ieri - dopo un referendum approvato la scorsa settimana da quasi il novanta per cento dei lavoratori - è anche un grido d'allarme contro gli squilibri persistenti fra l'Est e l'Ovest. Diventa, o potrebbe diventare, una specie di «rivolta dei fratelli poveri», come ha lasciato intendere il capo del sindacato metalmeccanico, Franz Steinkueler: «La gente qui è particolarmente amareggiata, perché si è accorta che nessuna delle promesse fatte al tempo dell'unificazione è stata mantenuta... Ma non vogliamo che i lavoratori orientali passino dalla padella della dittatura del partito unico alla brace della dittatura dei padroni. Chi si illudeva che il sindacato non fosse disposto a lottare se ne accorgerà: il suo risveglio sarà amaro». Per questo è l'intero clima sociale a risentire di un'agitazione soltanto in apparenza «locale», in un Paese ancora lacerato dalla crisi sociale aperta dall'unificazione e segnato dalla recessione economica che promette crescita zero. Lo ha riconosciuto con preoccupazione il ministro dell'Economia Guenter Rexrodt, appellandosi alle parti per una soluzione immediata del conflitto. In queste condizioni, «lo sciopero, sarebbe soltanto un impiastro su una gamba di legno». [e. n.]

Persone citate: Franz Steinkueler, Guenter Rexrodt

Luoghi citati: Brandeburgo, Ddr, Germania, Sassonia