«Bérégovoy ucciso dai giornali» di Enrico Benedetto
Destra e sinistra concordi nelle accuse ai «killer dallo scoop facile». Oggi i funerali, poi parlerà Mitterrand Destra e sinistra concordi nelle accuse ai «killer dallo scoop facile». Oggi i funerali, poi parlerà Mitterrand «Bérégovoy ucciso dai giornali» In Francia un altro politico è morto suicida PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'omaggio silenzioso, commosso di quattromila uomini e donne anonimi al loro ex primo ministro suicida - un pellegrinaggio ininterrotto verso la camera ardente - non incontra analoga compostezza fra la classe politica, dove l'ora sembra propizia per regolare vecchi conti. Già qualcuno vuole annettersi il cadavere e trasformare in battaglia partigiana il mistero d'una morte che lascia attonito il Paese. E mentre emergono retroscena, dubbi, particolari agghiaccianti sul decesso e la sua meticolosa preparazione, già infuria la polemica. Domenica, con qualche pudore vista la prossimità della tragedia, la Gauche provava a renderne responsabile la Destra per i suoi attacchi gratuiti contro Bére, facendosi replicare: «Si è ucciso perché l'avete mollato voi, gli "amici"». Ma nelle ultime 24 ore entrambe - con ragguardevoli eccezioni sparano in bella armonia sul terzo incomodo: i media e, all'occar sione, la magistratura. Frangois Léotard, il ministro della Difesa, giunge a usare il termine «meurtre», assassinio e ne incolpa «il nuovo fascismo» cioè la stampagiustiziera - dice - stile «Canard enchaìné» (cui deve impietose rivelazioni su uno scandalo edilizio nella sua villa in Costa Azzurra). Fabius, l'ex segretario ps, aggiunge: «Vi sono caricature che uccidono come pallottole». E con la nobile scusa dell'orazione funebre, si vendica per i malevoli disegni appioppatigli per lo scandalo emofiliaci, il sangue all'Aids. L'ex ministro alla Giustizia Georges Kiejman se la prende invece, senza nominarlo, con Thierry Jean-Pierre. L'uomo che aprì le indagini sull'affaire Bérégovoy «giocherebbe a fare lo sceriffo». Con un morto sulla coscienza. Rabbia e furore veri o calcolo manipolatorio poco importa: il clamore sale. E i funerali che vedranno raccogliersi oggi in preghiera o meditazione nella cattedrale di Nevers almeno mezzo Parlamento, vecchio e nuovo governo, ambasciatori, dignitari e folla anonima, potrebbero venire funestati dall'acre querelle. Perché il suicidio scrive su «Le Figaro» Alain Peyrefitte prima di smentirsi con il lungo articolo a seguire - «è un enigma personale alla soglia di cui ognuno dovrebbe tacere». E invece le dichiarazioni sono quintali, i commenti furoreggiano, la tv scarica interviste, flash, scoop più o meno dubbi come i film amatoriali sulle «ultime ore di Bére» che visita un circolo canoistico. Per scorticare la pupilla, le labbra più o meno chiuse, il sorriso enigmatico, insomma leggergli in viso - con eccitazione appena dissimulata - l'imminente suicidio. Frangois Mitterrand non unisce per ora la sua voce al coro ambiguo e talora stridulo della politica spettacolo francese. Kiejman lo definisce «sonné», vale a dire scosso fino alla «suonatura» del pugile che riceve un gancio micidiale. Parlerà oggi, dopo la cerimonia religiosa. Un discorso - è legittimo attendersi - che senza attizzare nuovi rancori celebrerà la favola bella e atroce dell'operaio salito a Matignon che finì i suoi giorni riverso lungo un canale sotto la pioggia, la pistola in mano, come nei vecchi film di Renoir e Carnè. Le ultime ricostruzioni non lasciano spazio al dubbio che possa essere, in realtà, omicidio. Da 2 settimane Bére voleva fi¬ nirla. Lo testimonia l'altrimenti inspiegabile furia nel liquidare affari correnti, l'improvviso interesse per la Smith & Wesson del suo angelo custode (che non si allarmò, al punto da lasciarla incustodita), un meticoloso giro dei familiari come per accomiatarsi, sino alla boutade messa lì con nonchalance: «Preferisco farmi seppellire a Nevers. E' ancora il luogo con meno ipocriti». Doppio linguaggio, macabra autoironia per un leader che dopo l'entusiasmo vive un angoscioso disincanto. Erano tuttavia - nel contempo - ^equivocabili indizi per autosmascherare le pulsioni suicide e, in definitiva, chiedere aiuto. Nessuno sembra averle colte. Onore perduto, elezioni da kappaò, critiche, persino i tassi della Bundesbank che beffardi ora aiutano Balladur come prima imprigionavano Bére, l'hanno messo alle corde. Uno sparo per uscirne, e via. Ieri l'ha imitato un vicepresidente dipartimentale, suicida nella Loira. Di politica si può morire. Enrico Benedetto Bérégovoy e la vignetta del «Canard» «Moglie mia, fai le valige» dice l'ex premier che aveva lavorato per il Gas de France [FOTO Af P]
Persone citate: Alain Peyrefitte, Balladur, Carnè, Fabius, Georges Kiejman, Kiejman, Mitterrand, Renoir, Thierry Jean-pierre
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