Un canale della pace tra arabi e israeliani di Andrea Di Robilant

Il progetto discusso alle trattative sulla cooperazione economica nella regione che si aprono oggi a Roma MEDIO ORIENTE Il progetto discusso alle trattative sulla cooperazione economica nella regione che si aprono oggi a Roma Un canale della pace tra arabi e israeliani L'Italia propone ai due nemici di unire Mar Rosso e Mar Morto ROMA. Un canale di duecento chilometri dal Mar Rosso al Mar Morto: questo il progetto faraonico che il governo italiano proporrà nel corso dei colloqui multilaterali sul Medio Oriente che iniziano oggi a Roma. Quarantaquattro delegazioni si riuniranno infatti nella sala conferenze dell'Accademia di Polizia, al quartiere Flaminio, per mettere a fuoco iniziative capaci di stimolare la cooperazione economica nella regione. Alla Farnesina non vogliono alimentare aspettative eccessive attorno alla proposta italiana e avvertono subito che si tratta essenzialmente di lanciare un'idea, non di presentare un progetto definito. Ma sono mesi che quell'idea lievita nelle stanze del ministero degli Esteri «Ora vogliamo raccogliere la reazione dei Paesi interessati», dice Francesco Trupiano, che coordina la delegazione italiana. «E se sarà positiva, l'Italia offrirà di finanziare gli studi di pre-fattibilità». L'idea di un gran canale dal Mar Rosso al Mar Morto non è nuova: ci pensarono già gli inglesi tra le due guerre mondiali, quando governavano la Palestina. Avevano in mente anche un altro canale: dal Mediterraneo al Mar Morto. Ma i due progetti furono messi nel cassetto e nessuno li tirò più fuori a causa del conflitto ara¬ bo-israeliano. Ora l'avvio dei negoziati di pace offre la prospettiva di una pacificazione di tutta la regione. E i colloqui multilaterali, che procedono in parallelo ai colloqui bilaterali in corso a Washington, offrono la possibilità di rispolverare il vecchio progetto. Dei due canali, la Farnesina preferisce quello che collega il Mar Rosso al Mar Morto: sarebbe un'impresa più lunga e onerosa ma in compenso coinvolgerebbe diversi Paesi (Israele, Arabia Saudita, Egitto, Giordania e ovviamente la futura entità palestinese). Sfruttando il dislivello tra la costa e la piana di Gerico, il canale permetterebbe di riportare l'acqua del Mar Morto ai livelli di qualche anno fa, aprendo nuove possibilità per l'industria del turismo. Ma ci sarebbero altre importanti ricadute economiche, assicurano alla Farnesina. Il canale faciliterebbe l'estrazione del potassio. E potrebbe essere un'importante fonte di energia idro-elettrica. Infine potrebbe dare un contributo importante ad uno dei problemi chiave delle regione: la scarsità delle risorse idriche. Impianti di desalinizzazione potrebbero fornire acqua irrigua per terreni agricoli lungo il canale nonché acqua potabile per i centri abitati. Tutto questo sulla carta, naturalmente. Di tutti i progetti che saranno presentati durante la tornata romana dei colloqui, quello italiano rischia infatti di essere quello più suggestivo ma meno praticabile. Alla Farnesina riconoscono che non può dare frutti immediati. E che una relativa stabilità politica nella regione è comunque una premessa necessaria per il successo di un'impresa così grandiosa. Proprio per questo la delegazione palestinese, per esempio, sostiene che prima di approfondire progetti del genere è importante fare passi avanti nei colloqui politici nell'ambito delle trattative bilaterali. Gli israeliani sono un po' più incoraggianti. «Certo, non è un'iniziativa che produrrà effetti immediati e nemmeno nel futuro prossimo», dice il generale Freddv Zach, della delegazione israeliana. «Ma l'iniziativa ci interessa: per sviluppare la regione avremo bisogno anche di progetti di lungo re spiro». Andrea di Robilant MAR MEDITERRANEO i \ ti1 t Ecco come il progetto italiano di un canale che congiunga il Mar Morto al Mar Rosso potrebbe mettere in comunicazione Israele Egitto e Giordania e gettare un ponte non solo commerciale

Persone citate: Francesco Trupiano, Freddv Zach