IL SUICIDIO DEL SOCIALISMO di Gianni Vattimo
Berlinguer lascia Barbera forse resta IL SUICIDIO DEL SOCIALISMO durre a questi termini così ristretti. Anche senza il suicidio di Bérégovoy, è evidente che la crisi del socialismo è estesa a tutta l'Europa occidentale. E la notizia delle dimissioni, ieri, del segretario deH'Spd, il tedesto Engholm, coinvolge anche il cuore della socialdemocrazia continentale nelle difficoltà dei socialismi latini. Da un lato, non è difficile vedere qui un contraccolpo della caduta del socialismo reale dell'Europa dell'Est, e della fine della politica connotata ideologicamente, fondata su grandi prospettive dottrinarie. Da questo punto di vista, si tratta della stessa vicenda che ha condotto alla fine del partito comunista e alla saggia decisione di cambiarne il nome. La peculiarità della crisi del socialismo occidentale è tuttavia nel fatto che, mentre all'Est il comunismo è morto perché si è potuto finalmente prender atto (anche in pratica) della sua tragica discrepanza dagli ideali di liberazione che erano scritti nei testi di Marx, in Europa occidentale i partiti socialisti sono stati travolti, per lo più, dal venire in luce di pratiche di corruzione che contraddicevano e vanificavano le loro parole d'ordine ideologiche. In entrambi i casi, sebbene in proporzioni diverse, si può parlare di un fallimento del «socialismo reale», che ha screditato la dottrina, la speranza che vi si riconosceva, la forza dei simboli. L'ulteriore peculiarità del caso italiano è poi sotto gli occhi di tutti: se anche in Spagna, per esempio, il partito socialista è stato, in questi ultimi decenni, il partito della nuova borghesia emergente, del rampantismo modernizzante, dello sviluppo e degli affari, con tutta una serie di casi di corruzione, in Italia alla corruzione politico-amministrativa non è corrisposto un vero sviluppo: provate a visitare la nuova stazione ferroviaria di Atocha, a Madrid, o a viaggiare sugli Ave spagnoli (i treni a grande velocità) e vi accorgerete che, forse, là è almeno valsa la pena di pagare le tangenti e le mazzette. Resterebbe da domandarsi se era o no fatale che il socialismo dell'Europa occidentale diventasse il volto politico di quel boom economico che ha mischiato modernizzazione, affarismo, pragmatismo alquanto cinico, politica-spettacolo, insieme a inefficienza e corruzione. Molto più che l'assistenzialismo spesso veteromafioso della de, questo socialismo ha improntato di sé la società italiana, e una parte di quella europea, degli ultimi decenni; e per un po' è persino parso funzionare: i simboli e le memorie del socialismo storico mettevano a posto la coscienza, l'economia più o meno sommersa, sotto l'ombrello dell'assistenzialismo, tirava; e tutti o quasi si potevano sentire di sinistra, politicamente corretti, moderni e progressisti. Oggi qualcosa di questo meccanismo si è spezzato: soprattutto in Italia, l'inefficienza e la corruzione hanno eroso tutti i margini di benessere da distribuire. E il socialismo, quando ha ancora un residuo di coscienza, sente che è ora di suicidarsi. Rimpiangere l'eredità delle speranze socialiste, dei sogni di una società più giusta e meno violenta, sarà solo, in queste condizioni, un segno di sentimentalismo? Tendiamo a pensare di no. La nuova politica, sebbene meno ideologica e dottrinaria, non potrà fare a meno di simboli, di valori, di etica. La popolarità dei giudici di Tangentopoli e l'indignazione degli italiani di fronte alla sentenza di assoluzione di Craxi pronunciata dalla Camera la settimana scorsa sono espressione di questo bisogno. E' probabile che il suicidio del"socialismo, come, prima, quello dell'utopia comunista consumato da Occhetto, sia una condizione indispensabile perché la parte più autentica di queste eredità, il valore non obsoleto dei loro simboli si liberi dai tanti aspetti giustamente liquidati dalla storia, e risusciti ricuperando la sua capacità di ispirare una politica carica di motivazioni ideali - in mancanza delle quali, come vediamo continuamente, nemmeno la più «normale» amministrazione può davvero funzionare. Gianni Vattimo
Persone citate: Craxi, Engholm, Marx, Occhetto
Luoghi citati: Europa, Europa Dell'est, Italia, Madrid, Spagna
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