«Non voteremo il governo Ciampi»

Ciampi pronto a sostituire i dimissionari. Rutelli: aspetto il programma Ciampi pronto a sostituire i dimissionari. Rutelli: aspetto il programma «Non voleremo il governo Ciampi» Ma Occhetto lascia via Ubera all'astensione ROMA. Il pds non darà il suo sì al governo, ma quasi certamente non si opporrà. Più di tanto Ciampi non si attendeva. Ora il presidente del Consiglio vuole sapere con certezza, entro le prime ore di stamani, che cosa intendono fare i tre ministri del pds che giovedì scorso gli avevano inviato lettere di dimissioni dopo il voto della Camera su Craxi. Luigi Berlinguer ieri sera ha spiegato a Ciampi che confermerà le sue dimissioni. Ma Visco e Barbera che faranno? «In relazione alle decisioni della direzione del pds, ciascuno di noi ministri, autonomamente, deciderà il da farsi secondo l'articolo 92 della Costituzione...» rispondeva ieri sera Augusto Barbera. Poco più tardi, la direzione delle Botteghe Oscure dava il suo responso: con 69 sì, 15 no e dieci astenuti approvava la linea della relazione di Occhetto. Tra gli astenuti molti riformisti, che avrebbero voluto una maggiore disponibilità verso Ciampi. Tra questi Fassino, Vacca, Chiamparino, Mazzarello e il sindaco di Genova Burlando. Tra i contrari Ingrao. Nell'ordine del giorno si ribadisce 1'«indisponibilità» a votare la fiducia al governo. «Non ci sono le condizioni per un voto favorevole - dice il testo - ma la direzione dà mandato ai gruppi parlamentari» di decidere sul proprio comportamento al momento del voto. In pratica è il via libera all'astensione. Sui ministri, la direzione non si è pronunciata: l'ipotesi più probabile e che il partito lasci a chi vuole restare la possibilità di far- lo, con una sorta di impegno a termine con verifica a luglio. Se entro quella data il Parlamento non avesse approvato la riforma elettorale che anche Scalfaro giudica indispensabile, il pds potrebbe innescare la crisi. Questo spera Ciampi il quale, però, è pronto a sostituire entro oggi i tre pidiessini se confermeranno le dimissioni. I candidati alla successione sono l'economista Tremonti, il presidente dell'Enea Colombo e, forse, il repubblicano Ayala che ieri sera è stato ricevuto a Palazzo Chigi. Che farà, inoltre, il Verde Francesco Rutelli, neoministro dell'Ambiente? Ieri, ha confermato le sue dimissioni aggiungendo, però, che «resta in attesa delle dichiarazioni programmatiche di Ciampi». Domani, intanto, il governo nominerà i sottosegretari. Dovreb¬ bero rimanere i 34 del precedente governo, salvo gli inquisiti. Questo per evitare trattative defatiganti con i quattro partiti (de, psi, psdi, pli) che al momento garantiscono il loro voto di fiducia. Mai come in questo caso, sarà determinante quel che dirà il presidente del Consiglio giovedì alla Camera. Repubblicani e verdi decideranno come votare in base agli impegni che Ciampi prenderà. Nel pds, poi, va prendendo piede questo tipo di analisi: noi non ci fidiamo dei partiti che appoggiano Ciampi, ma di lui e dei suoi ministri non abbiamo ragione di dubitare. Di fatto si sta creando una situazione paradossale, nella quale i partiti che al momento si asterranno o voteranno contro il governo (pds, pri, Verdi) si preparano a fare le «guardie del corpo» del pre¬ sidente del Consiglio, pronti ad intervenire in suo aiuto se gli alleati ufficiali (specie de e psi) lo dovessero tradire in occasione di voti importanti come quello per la riforma elettorale e la riforma della immunità. Nel migliore dei casi, il governo Ciampi sarà come un razzo a due stadi. Partirà entro la fine della settimana con la fiducia di de, psi, psdi e pli ma, se riuscirà a varare la riforma elettorale assieme al Parlamento, potrà ottenere una ulteriore spinta dalla fiducia di quanti al momento rimangono sospettosi fuori. Ieri il Presidente della Repubblica ha scritto a Ciampi ripetendo che non si potrà andare a votare prima della fine di luglio, «epoca non certo idonea a tale scopo» e che in questo caso, fra l'altro, non potrebbe essere applicato il nuovo sistema maggioritario neppure per il Senato. Dando l'implicita assicurazione che il pds si attende, ovvero che alle elezioni si andrà dopo l'estate, ad ottobre. Si ipotizza addirittura la data: 31 ottobre o il 7 novembre. Scalfaro ha anche invitato Ciampi a dare «un segnale chiaro e forte» in fatto di moralizzazione della vita pubblica. Infine, i repubblicani chiedono a Ciampi di impegnarsi a «partire in tempi immediati» per fare approvare per la Camera un sistema elettorale come quello del Senato. Questo per dissuadere quanti potrebbero puntare a sabotare ogni riforma per allontanare la data dello scioglimento. Se Ciampi seguisse questa via il pri potrebbe dare un «sostegno ancora più esplicito». Alberto Rapìsarda Il repubblicano Giuseppe Ayala Ieri è stato ricevuto da Ciampi

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