Il rock ai lavoratori di Gabriele Ferraris
Polemiche sul concerto del 1° Maggio in diretta tv Polemiche sul concerto del 1° Maggio in diretta tv Il rock ai lavoratori Tg3 accusa: striscioni censurati ROMA. Sera del Primo Maggio. Sulle tre reti Rai va in diretta il concertone organizzato a Roma dai sindacati (quasi tre milioni gli spettatori). Una scelta giovane e moderna, altro che i vecchi comizi. I promoter della Cgil Cisl Uil sprizzano gioia contemplando i 150-200 mila ragazzi che «gremiscono piazza San Giovanni»: «Il sindacato - dicono - ha sempre usato la musica per le sue iniziative, ma era la musica tradizionale delle lotte operaie. Adesso invece c'è il rock». Il concerto è dedicato alle «tematiche dell'emarginazione e della disoccupazione giovanile». Impegno categorico del sindacato: «Ai giovani bisogna dare una chance di lavoro, prima o poi». In piazza San Giovanni il miglior comico è Piero Pelù dei Litfiba: infila un preservativo sul microfono del pacioso giornalista-conduttore Vincenzo Mollica, e poi dice con aria ribalda «cazzo», «culo» e «Papa, te ne sai 'na sega», dimostrando di essere assai alternativo. In quanto alternativi, i Litfiba monopolizzano l'intero segmento trasmesso da Raitre: sei canzoni, 40 interminabili minuti. S'accontentano di uno o due brani tutti gli altri musicanti, compresi gli Iron Maiden e Robert Plant. Nelle pause, il brillante Mollica s'intrattiene con Paolo Zaccagnini, giornalista del «Messaggero» convocato per intervistare gli stranieri poiché padrone della lingua inglese. Ma Mollica per lo più chiede a Zaccagnini se continui a piovere. Tenuto conto che entrambi stanno sul palco, fiancò a fianco, l'effetto comico è formidabile. Come s'addice a un concerto, il top della serata sono i videoclip di McCartney e di Bon Jovi; e quello degli U2, mitico in quanto non trasmesso «per problemi tecnici». Ragazzi, mettere in piedi un simi¬ le circo, e poi mandare in onda un video vi causa «problemi tecnici»? Sconcertante il cast: personaggi di valore (Clegg, Ligabue) mescolati a illustri sconosciuti, scelti in base a chissà quali equilibri discografici. Nove aspiranti divi in coro straziano «Aida» dell'indimenticabile Rino Gaetano: ne hanno fatto un disco, e «metà dei proventi andranno ai bambini della Bosnia». Per commuovere i più restii all'acquisto, sul maxi-schermo passano scene di massacri. Fra il pubblico, alcuni giovinastri intonano un lieto «Andreotti figlio di...». E «l'emarginazione e disoccupazione giovanile»? Ah già, chi ci pensava più? Solo gli Alma Megretta, una posse di Napoli, s'azzardano a parlare di licenziamenti, li guardano storto. Poi toccherebbe ai Casino Royale. Però le tre ore della «maratona-rock» sono terminate. E le polemiche cominciano. Ieri sera il Tg3 ha parlato di «eloquenti striscioni censurati dalla diretta», e ha suggerito, per il futuro, che il cast venga costruito «sulle tendenze giovanili e non sulle esigenze promozionali dei soliti discografici». Gabriele Ferraris Piero Pelù dei Litfiba
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