«Così salverò la Volkswagen»

Il presidente Ferdinand Piéch illustra il suo piano «lacrime e sangue» Il presidente Ferdinand Piéch illustra il suo piano «lacrime e sangue» «Così salverò la Volkswagen» «Ho voluto Lopez dalla Gm: serve una grande squadra» «All'Est si aprono vasti mercati, ma il pericolo è giallo» WOLFSBURG. «Non conto le ore. Calcoli, comunque, che la mia giornata lavorativa non dura meno di 15 ore e che nemmeno nel fine settimana posso dedicarmi completamente al riposo». L'ing. Ferdinand Piéch, 56 anni, nipote per parte di madre del famoso prof. Ferdinand Porsche e oggi principale azionista della Porsche, dal primo gennaio è al vertice del Gruppo Volkswagen (Volkswagen, Audi, Seat e Skoda) dopo aver diretto con straordinario successo l'Audi. Un tecnico raffinato, ma anche un amministratore esperto e duro, che si ritrova ad affrontare la crisi dell'auto, pesante in tutta Europa ma specialmente in Germania, con il problema di rendere l'impero VW più agile e flessibile e di trovare un equilibrio fra costi economici e sociali. I volumi di vendita cadono, i bilanci vanno in rosso, i frutti dell'Est sono ancora lontani. Quali strategie intende adottare Piéch, che per ridurre le spese ha chiamato a Wolfsburg un manager spagnolo, Jose Ignacio Lopez, strappandolo alla General Motors? Come mai, dopo anni di boom, il Gruppo Volkswagen si trova in difficoltà? «Il nostro bilancio complessivo per il '92 evidenzia un regresso rispetto al '91, ma siamo pur sempre in attivo di 147 milioni di marchi. Prevediamo di chiudere in pareggio il '93. Anche il Gruppo Volkswagen risente della difficile situazione in cui versa oggi l'industria automobilistica tedesca, del resto solo in parte attribuibile alla contrazione delle vendite. Le vere cause sono piuttosto i problemi di struttura dell'intero settore, che vengono alla luce proprio in fase di recessione. Dobbiamo ammettere che negli 8 anni di congiuntura positiva non abbiamo fatto i "compiti a casa": ecco perché, appena diminuiscono le vendite, andiamo in passivo. Ora bisogna gestire questa svolta strutturale: sarà la nostra sfida dei prossimi anni. Nel '93 prevediamo di produrre 3,3 milioni di autoveicoli contro i 3,5 del '92. Riteniamo, peraltro, che il secondo trimestre sarà sensibilmente migliore del primo». Quali sono i modi e i mezzi per il rilancio e per ridurre i costi? «Dobbiamo puntare a essere migliori degli altri produttori, soprattutto per quanto riguarda qualità, servizio e redditività. Alla Volkswagen siamo convinti di avere tutti i numeri per diventare "campioni" in queste discipline. I punti salienti su cui concentrarci sono: la costante evoluzione della qualità delle nostre vetture; una stretta collaborazione con i nostri concessionari e importatori e una gamma di servizi orientata al cliente, che deve essere sempre il nostro punto di riferimento; la riduzione della complessità e del numero di componenti; l'aumento della produttività mediante processi rapidi e snelli; una più stretta cooperazione mediante una maggiore integrazione per permettere all'impresa di conseguire nuovamente degli utili. Potremo ottenere vantaggi economi¬ ci decisivi solo se la nostra ampia gamma di modelli poggerà su un sistema modulare. Vale a dire che dobbiamo riuscire a creare una tale omogeneità di fondo nella nostra produzione da poter usare gli stessi componenti, come assali, motori o persino sezioni della scocca per quanti più modelli possibile. Così avremo l'auspicata flessibilità tra gli stabilimenti». Lei ha apportato numerosi cambiamenti al vertice del Gruppo e, in particolare, ha ingaggiato Lopez. Una vicenda di cui si è discusso molto. Perché? «Per poter gestire la situazione in cui ci troviamo oggi dobbiamo, fra l'altro, porre alla guida della società i migliori manager. Lopez de Arriortua è senz'altro uno di questi personaggi eccellenti. Una delle caratteristiche peculiari e straordinarie della collaborazione fra dirigenti e personale della nostra azienda è - e questo vale in egual misura per Lopez e il suo staff - lo spirito di squadra, che permette di raccogliere le forze necessarie per conseguire il successo. Naturalmente, accanto a competenza tecnica, creatività e concretezza, al manager si richiede anche il massimo impegno e l'assoluta fedeltà». In questo difficile momento, come vede la presenza delle Case nipponiche in Europa? «La loro concorrenza rappresenta per l'Europa la vera sfida degli Anni 90. Da due anni tra la Cee e Tokyo esiste un accordo che prevede il contingentamento delle importazioni di auto dal Giappone fino al '99. L'autolimitazione dei giapponesi in Europa ci sarà d'aiuto nei prossimi due anni ma anche senza autolimitazione entro lo stesso periodo di tempo dovremo riuscire a reggerci sulle nostre gambe. Come insegna l'esperienza statunitense: l'autolimitazione delle importazioni introdotta nel 1981 non ha potuto frenare il successo di mercato delle vetture di Tokyo. Anche in ambito Cee nei prossimi anni le Case tradizionali dovranno far fronte all'accresciuta spinta concorrenziale delle auto nipponiche, costruite in Giappone o nei transplants europei e americani. In Europa avrà successo solo chi saprà offrire qualità, potenza, sicurezza e rispetto dell'ambiente a un prezzo accettabile per il cliente, riuscendo a ricavare un utile». E la scommessa con l'Est è ancora valida? «Il processo di ristrutturazione economico-politica dell'Europa centrale offre all'industria automobilistica notevoli opportunità di espansione a medio e lungo termine. Però, l'entità e la durata dell'adattamento e il ritmo del processo di risanamento richiederanno tempi ben più lunghi di quanto prospettato in principio. Solo nella seconda metà degli Anni 90 ci sarà un sensibile miglioramento del quadro economico complessivo e, comunque, dovremo aspettarci uno sviluppo disomogeneo nei vari Stati. L'impegno Volkswagen nella ex Cecoslovacchia dimostra che valutiamo positivamente le locali prospettive di sviluppo a medio e lungo termine. Intravediamo non solo nuovi sbocchi di vendita, ma anche dei vantaggi per la posizione geografica e i minori costi». Michele Fenu py i ANNI A CONFRONTO mi FATTURATO |M1L10NI Dl MARCHI] ' 76.315 85,403 +11,9 QUANTITA* VENDUTE [AUT0M0BILI] 3.236.806 3.432.631 + 6,0 QUANTITA* PRODOTTE fAUTOMOBiLll ^ 3.238.024 3.499.678 + 8,1 PERSONALE [MEDIA ANNUA! 277.075 273.309 - 1,4 INVESTIMENTj [MIUONI Df MARCH!] ; 3.111 9.254 • 6,6 INCREMENT! Dl BEN! CONCESSI IN LOCAZIOi [illQlBI PCKI] 4.961 6.139 +23,7 Il presidente del gruppo Volkswagen Ferdinand Piéch con (a sinistra) Ignacio Lopez che il colosso tedesco ha «strappato» alla Gm

Persone citate: Ferdinand Piéch, Ferdinand Porsche, Ignacio Lopez, Jose Ignacio Lopez, Lopez, Michele Fenu