«Mi converto: divento serio» di Alain Elkann

Il conduttore di «Scherzi a parte»: la famiglia è il mio solo riferimento GNOCCHI Il conduttore di «Scherzi a parte»: la famiglia è il mio solo riferimento «Mi converto: divento serio» «Esplorerò i sentimenti con un romanzo» LA sua raccolta di racconti «Una lieve imprecisione», uscita l'anno scorso da Garzanti, ha avuto successo. Gene Gnocchi si sente uno scrittore? «E' difficile dirlo. Certe volte c'è bisogno di scrivere e si scrive. Non sono metodico come Moravia. Io devo sentire. Non credo allo status di scrittore». Avrebbe avuto lo stesso successo se avesse firmato con il suo vero nome? «Penso di no. Gioca anche il fatto di essere popolare. Però pubblicare nei Coriandoli di Garzanti doveva far pensare che non era un gioco. Molti libri sono stati venduti per un framtendimento. Ma io ho detto che non era un libro comico». E' vero che vuole scrivere un romanzo? «Voglio avvicinarmi con calma al vero romanzo. Sto scrivendo un racconto lungo, un centinaio di pagine, sui rapporti familiari in un condominio. E' quasi finito. Lo pubblicherà Einaudi». E' un-racconto comico? «No, è serio. Il titolo potrebbe essere "Stati di famiglia": storia di uno che vive in una famiglia e cerca di scoprire un legame ancora più forte all'interno della famiglia. Il tutto si mescola con storie di altre famiglie». Che pensa del matrimonio? «Molto bene, se si trova la persona giusta con cui si ha una comunanza di sensazioni e di gusti. Adesso ho appena cambiato casa, oggi sto mettendo a posto la biblioteca, sento che tutto si sta assestante intorno a me. Con il passare del tempo la famiglia diventa un punto sempre più importante». Lei è leghista? «No, mio padre era un sindacalista della Cgil. Vengo dalla sinistra, anche se mio padre ebbe contrasti con Togliatti e uscì dal partito. Io ho votato pds alle ultime elezioni per affetto: mi piacciono i perdenti». Perché difende la telepromozione? «Non difendo tutte le telepromozioni. Difendo quello che Teocoli ed io inseriamo nel nostro programma. Sono telepromozioni che assomigliano a delle gag, che si inseriscono. E' telepromozione fatta un po' come Carosello. Io difendo la telepromozione che non appesantisce il programma. Forse ci vorrebbe una regolamentazione». Perché fa un programma di sport? «Io sono un amante del calcio alla follia. La mia vita è stata il calcio per 25 anni. Non sono tifoso di squadre, mi piacciono i giocatori singoli. In passato Rivera, per esempio. Poi Piatirne adesso Savicevic del Milan». Perché non ha fatto un programma di libri? «C'erano molte difficoltà perché il mio programma era soggettivo. Prendevo per esempio l'ultimo libro di Saviane e dicevo: "Questo non leggetelo, non è bello". Maga- ri prendevo un altro libro e dicevo: "Questo dovete leggerlo". Una cosa così soggettiva spaventava». Cosa pensa di Babele? «Non mi piace, perché non prende posizione. Il bello della letteratura è che si leggono le prime cinque righe di un libro e si dice "questo è uno stronzo". Nel Gruppo 63 si spellavano vivi, per esempio!». Lei fa «Scherzi a parte». Si può ironizzare su tutto? «Credo di sì. E' un atteggiamento sano. Io mi sono laureato in filosofia del diritto e pensavo di diventare ricercatore. Poi ho fatto la scuola di Anceschi a Bologna e mi piaceva il suo pensiero, mettere tutto in attesa di giudizio. L'ironia è un'arma giusta, perché non si crede mai a niente fino in fondo». Neanche a Dio? «Neanche a Dio. Forse è meglio rimanere vaghi anche su questo argomento». Cosa pensa di Blob, di Chiambretti e della signora Coriandoli? «A me piace quello che fa Ferrini, lo trovo estremamente intelligente, e mi piacciono anche Chiambretti e Blob. Invece non mi piace la comicità tipo "Saluti e baci". Fanno male la satira politica. E' una comicità di pura somiglianza». Preferisce la letteratura o la televisione? Meglio scrivere o fare tv? «Preferisco la letteratura. Preferisco leggere. Se un libro piace tantissimo, uno se lo legge con cura, lentamente. La televisione passa. Poi è bello scrivere, ma è anche bello inventare personaggi e interpretarli. Scrivendo bisogna vedere e rivedere e rivedere ancora. La televisione invece si sente subito com'è. Se vedi il cameraman che ride, capisci che va tutto bene». Alain Elkann «Ma non si deve mai credere a qualcosa sino in fondo E l'ironia è l'arma giusta» t itt? Gene Gnocchi, conduttore di «Scherzi a parte» e scrittore

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