Maastricht attenti alle sedie vuote di Aldo Rizzo
r OSSERVATORIO Maastricht, attenti alle sedie vuote ITALIA è precipitata in una nuova crisi politica, subito dopo l'euforia per la grande svolta referendaria, e questo proprio quando maggiore sarebbe la necessità di una nostra presenza negli affari europei. D'accordo, non è una novità, anzi è una specie di litania. Ma questa volta è diverso: primo, perché la nuova crisi italiana è quella decisiva, tra la prospettiva ordinata di una Seconda Repubblica e l'incubo di uno sprofondamento nel disordine politico-istituzionale; secondo, perché la Comunità europea è essa stessa a un passaggio cruciale, dal quale dipende realmente e non retoricamente il suo futuro. Tra quindici giorni, il 18 maggio, i danesi tornano a votare sul Trattato di Maastricht, per un riesame di quel «no» del 2 giugno scorso, che diede il via a turbolenze di ogni genere (politiche, psicologiche e soprattutto monetarie) nella vita della Cee. Dopo, toccherà al Parlamento britannico esprimersi definitivamente. Se tutto andrà bene, se cioè verranno le due ratifiche ancora mancanti, il Trattato entrerà finalmente in vigore, con tutte le sue complesse implicazioni per le varie politiche nazionali: e sarà bene il caso che l'Italia sia presente con un governo nel pieno esercizio delle sue funzioni. Se invece dovesse andar male, a maggior ragione l'Italia dovrà poter dire la sua, di fronte a una serie di problemi molto importanti, per non dire drammatici. Il primo problema sarebbe se dimenticare Maastricht o procedere a dieci, cioè senza Danimarca e Gran Bretagna (per molte ragioni, i due voti appaiono indissolubilmente legati: un nuovo no danese scatenerebbe le forze inglesi anti-europee e verosimilmente i Comuni lascerebbero cadere il problema stesso della ratifica, per vedere quel che succede). Naturalmente procedere a dieci comporterebbe un'infinità di decisioni difficili, di tipo giuridico e politico. Probabilmente, i due Paesi più forti, la Francia e la Germania, darebbero corpo a una loro vecchia idea, anche se mai ufficialmente ammessa: quella di fare della loro alleanza politica e monetaria (parità franco-marco) il nucleo duro di una rifon^iazione europea, accele¬ rando gli stessi tempi previsti da Maastricht. Il quarto grande della Comunità, appunto l'Italia, dovrebbe dire se è d'accordo con questa strategia, riservandosi di accodarsi appena possibile (per i suoi «parametri» economici), oppure se è per scelte più ampie e compromissorie. Un altro problema sarebbe l'allargamento della Cee ai nuovi candidati: farlo comunque, sfilacciando i vincoli dell'integrazione politica, e trasformando di fatto la Comunità in una super-area di libero scambio? Alcune questioni, prima fra tutte la proposta o la riserva mentale franco-tedesca, si porranno in ogni caso, perché, anche a dodici, e domani a quindici o a sedici, la prospettiva di Maastricht non sarà unanime. Se infine si vuole scendere a casi più di dettaglio, tipo il prestito Cee all'Italia, ci è stato ricordato, non più tardi di tre giorni fa, cioè all'indomani del «giovedì nero» di Montecitorio, che «sia il governo che il Parlamento italiani conoscono a fondo le clausole» e che, se queste non saranno rispettate, «la Comunità non darà seguito alle tranches rimanenti del prestito». IÌ monito ci viene addirittura da un danese, Henning Christophersen, che però è vicepresidente della Commissione europea, e parla anche per Delors. Christophersen ha detto ancora: «Carlo Azeglio Ciampi ha fatto un lavoro di grandissima qualità ed è la persona più adatta per dare credibilità alle riforme economiche. Mi auguro che riesca a procedere senza più interruzioni nella sua nuova missione. Per il resto posso soltanto dire che conteranno i fatti». E' inutile aggiungere, o ricordare, che per il fatto stesso della sua nomina Ciampi aveva provocato un balzo in avanti della lira sui mercati internazionali. Tutte cose, comunque, da tener presenti, nel caso l'Italia fosse presa o ripresa dalla mania suicida del vuoto di potere. Aldo Rizzo :zo^J
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Christophersen, Ciampi, Delors, Henning Christophersen
Luoghi citati: Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia
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