Berlusconi ci prova di Giorgio Barberis

Volley: per la prima volta Milano in finale Volley: per la prima volta Milano in finale Berlusconi ci prova Oggi la sfida n. la Parma Milano in finale. Al terzo tentativo la squadra di Berlusconi ce l'ha fatta ed è inutile dire quanto per la pallavolo sia importante. E' un ulteriore passo avanti per la conquista della metropoli economica italiana, la «grande piazza» che finora è stata monopolizzata da calcio e basket. Le partite di finale contro Parma, che vivranno oggi (inizio alle ore 15,30) il primo atto nella città emiliana, assumono dunque un sapore particolare, tanto più essendo la Maxicono la veterana per eccellenza della finale-playoff, sempre presente negli ultimi sette anni con due scudetti all'attivo. La Misura in finale vale molto per la pallavolo e per Milano, per il tecnico argentino Lozano al suo esordio sulla panchina meneghina, per Mister Miliardo ossia Andrea Zorzi, per Andrea Lucchetta a pochi mesi dalla sua esclusione dalla nazionale, ma soprattutto ha un significato particolare per Franco Bertoli. A 34 anni, compiuti due giorni fa, il friulano, sulla cui maglia sono già cuciti sette scudetti (tre conquistati a Torino e quattro a Modena), giocherà per la nona volta (su dodici) le finali dei playoff. «E a Treviso, dopo la bella con la Sisley, mi sono emozionato - confessa -. Forse perché le cinque partite di semifinale sono state durissime e coinvolgenti, ed io sono riuscito a offrire una continuità di rendimento che mi ha soddisfatto. Alla mia età è facile essere messi in discussione e sono quindi felice di aver contribuito a raggiungere questa finale». Una finale che Milano, tentacolare quanto dispersiva nei suoi interessi, sta scoprendo: «Il negoziante che ricorda il risultato ottenuto, che ti chiede quando sarà la prossima partita - racconta infatti Bertoli - ti dà il metro di una partecipazione che, comunque, verificheremo nei prossimi match al Forum (la seconda finale-scudetto, mercoledì prossimo, e l'eventuale quarta, ndr). In semifinale abbiamo avuto più di settemila spettatori, speriamo che questa cifra lieviti ulteriormente. Il fattore campo, a questo punto, conta relativamente se non in particolari momenti di equilibrio o in fasi di rimonta. Ma un pubblico numeroso è sempre una cornice in cui è piacevole esibirsi». Questo discorso introduce le sfide con la Maxicono, dal pronostico incertissimo. «Inutile tentarlo - ragiona Bertoli -: a questi livelli vince chi gioca meglio. Non si scappa. In assoluto conta lo spirito di squadra e la forza del gruppo. Poi lo sprazzo di qualche campione, anche se non è mai il singolo a fare la differenza. Parma è mediamente più alta di noi, senz'altro molto forte a muro; ma noi, più vecchietti, compensiamo l'handicap con la maggiore esperienza». La Maxicono, rispetto alla squadra che un anno fa vinse lo scudetto, non ha più Dal Zotto. E proprio il sesto uomo - Bebeto alterna Giretto a Coreano e Michieletto - si pensava fosse il tallone d'Achille degli emiliani. Ma ora che Parma è in finale, su questo presunto handicap, legato all'inesperienza dei sostituti, più nessuno fa conto. Tanto meno Milano che dopo l'avvento di Berlusconi ha inseguito per due stagioni vanamente la finale, centrata quest'anno con gli arrivi del tecnico argentino Lozano e del brasiliano Tande. Lozano e Tande, dunque. Qual è stato l'arrivo più importante? «Entrambi - risponde Bertoli - si sono inseriti al meglio in un gruppo già formato. In quanto giocatore tendo ad attribuire maggiore significato all'inserimento di Tande, che ha sostituito Bob Cvertlik, ragazzo meraviglioso. Ma questa squadra necessitava di un'attaccante più incisivo, com'è appunto il brasiliano». Parma o Milano? Maxicono o Misura? Bertoli non fa pronostici. Si limita a ricordare come, per ora, il suo scudetto più bello rimanga quello meno atteso, vinto con la Panini tutta italiana nel 1987. «Anche allora conclude - eravamo un gruppo molto affiatato, come lo siamo adesso...». Giorgio Barberis Bertoli: 34 anni, già 7 scudetti