La carica viene da Baggio

La carica viene da Baggio La carica viene da Baggio «Con Mancini e Signori, reti a gogò» BERNA DAL NOSTRO INVIATO Giocolieri, virtuosi del palleggio, amanti del numero strappa applausi? No grazie. Alla Nazionale d'esportazione non servono i funamboli del pallone. Palla a terra e pedalare. Il vecchio adagio è più che mai attuale. Senza la «torre» Casiraghi, il trio delle meraviglie Mancini-Baggio-Signori deve cercare la praticità, le triangolazioni in agilità, nella speranza che i polentoni della difesa svizzera finiscano per confondersi. Il lavaggio del cervello è già stato effettuato. Anche Matarrese è intervenuto sull'argomento, ricordando che i giochetti di prestigio visti a Trieste non sono più graditi. La Svizzera non è l'Estonia. Berna è qui, ma New York è ancora lontanissima. Gli attaccanti sono dunque avvertiti. Le tre punte tascabili si ritrovano insieme per la prima volta dopo l'amichevole con il Messico. Un rischio? Secondo Signori è tutto calcolato: «Quella volta disputammo un bel secondo tempo, dopo un avvio incerto. Anche stavolta con Mancini in campo non si può che migliorare». La partita è sentitissima. E lo dimostra la speciale preparazione scelta da Roberto Baggio. Ieri mattina prestissimo ha ricevuto, nella sua camera a Coverciano, Stefano Boldrini, l'uomo che lo iniziò al buddismo quando il Codino giocava nella Fiorentina. Un aiuto psicologico per i cinque giorni che possono decidere il suo futuro: oggi la Svizzera, mercoledì il Borussia. Era rilassato e ottimista Baggino: «Noi tre siamo gli italiani che hanno segnato di più in campionato. Spero che sia un buon segnale per la Svizzera. Con Mancini nessun problema. Non deve ciimostrare nulla, neppure che io e lui possiamo coesistere». Baggio ha sempre spinto Casiraghi, considerandolo D partner ideale in attacco. Ma non si mette certo a discutere Mancini: «Starà più avanti, come avrebbe fatto Casiraghi. Con Gigi avremmo sfruttato di più le fasce. Dovremo giocare in velocità, ma sappiamo farlo». I problemi, semmai, sono al- tri. Tanti impegni, fatica che si fa sempre più sentire. Coraggio, c'è di peggio. Però il pericolo che qualcuno perda colpi esiste: «Tutti siamo alla fine di una stagione in cui si è giocato tanto, troppo. Questa partita decisiva arriva nel momento meno adatto. Un pareggio non sarebbe da buttare, ma questa squadra è nata per vincere e ci proveremo». Oltre tutto la vittoria del Portogallo sulla Scozia obbliga gli azzurri a non sbagliare. Ancora Baggio: «Un risultato sorprendente, la Scozia ha sbagliato tutto. Ora i portoghesi si ripropongono alla grande. Noi, però, dobbiamo andare avanti senza guardare gli altri. Un risultato positivo qui sarebbe decisivo». Le raccomandazione di Sacchi, la strigliata del dopo Estonia, sono stati ceffoni alla vanità di qualche azzurro. Baggio in testa. Ma il Codino più popolare d'Italia non porge l'altra guancia. E' o non è un anarchico co¬ me si è autodefinito? E allora spedisce un messaggio al et: «Io non cerco di fare il protagonista a ogni costo. Quando scendo in campo faccio sempre quello che posso». Ma un briciolo di cautela in più questa volta si impone, anche se frenare certi «mostri» sarebbe come avere un poker d'assi servito e non rilanciare. Signori è d'accordo: «Non abbiamo mai fatto gli acrobati. Giocando ti diverti e certe cose vengono naturali. I difensori svizzeri sono lenti ma robusti, se non usiamo la fantasia è finita». E Zoratto? Nato in Lussemburgo, padre minatore, il deb Zoratto è pronto: «Con la testa sono già in partita, ma non mi illudo. Se giocherà Albertini sarà meglio per tutti, è l'uomo del futuro». In tasca ha decine di telegrammi di auguri. Anche quello del sindaco di Piobbico, il paese dei brutti, il suo paese. Fabio Vergna no