ma allora la locandiera ha perso la civetteria

Ulto allora la locandiera ha perso la civetteria In questa versione della commedia di Goldoni la Mirandolina della Maglietta è forse troppo concreta Ulto allora la locandiera ha perso la civetteria La rilettura di Cecchi, regista e protagonista dello spettacolo FIRENZE. In un foglio distribuito al posto del programma di sala i traduttori della «Locandiera» che ha debuttato al Nicolini specificano come l'iniziativa sia nata nel quadro del bicentenario goldoniano, pir il quale l'or ora defunto ministero dello Spettacolo aveva fatto balenare alle compagnie contributi speciali poi almeno in questo caso restati lettera morta. Ci si augura che lo Stato (nel quale chi scrive jha poca fiducia, ma meno ancora ne ha nelle regioni come sowerìdonatrici delle attività teatrali) aiuti ora un allestimento non indegno del neoautonominatosi Stabile Idi Firenze. Né come produttore, infatti, né come regista Cecchi Sia rinnegato per l'occasione i criteri ai quali di solito si ispira e che coniugano la sobrietà con un che di ostentatamente, quasi ironicamente approssimativo. Qui per esempic i costumi, di Maurizio Baiò, seno impeccabili, ma la scena unica, sempre dello stesso, presenta sul pavimento uno sciatto telone incerato debordante in platea, su cui oltretutto gli attori, Cecchi compreso, inciampano più volte. L'ambiente è l'ingresso dell'esercizio in questione, con il banco della «reception» e una ripida scala laterale, e rinuncia a modificarsi troppo quando diventa la camera del Cavaliere di Ripafratta, o la stireria: gli elementi necessari sono introdotti a vista e quindi ritirati. La lieve goffaggine è compensata dal ritmo consentito all'azione, grazie anche a questo (e a dei tagli, forse eccessivi: ma che fretta c'era?), contenuta in meno di due ore totali intervallo compreso. Cecchi ha inoltre risparmiato sulla paga alla quasi sconosciuta scelta per la parte che forse più di ogni altra ha sempre tentatole dive italiane; né grandi nomi vantano gli altri interpreti, benché a pensarci non venga in mente chi potrebbe migliorare le prove di Toni Bertorelli e di Aldo Puglisi, che con lo stesso Cecchi costituiscono il terzetto degli uomini. Nessuno si offenderà, spero, se a questo punto ricordo che la protagonista della commedia è un'orfana molto attraente, la quale dovendo mandare avanti da sola la locanda ereditata accetta tenendoli a bada la corte di due pensionanti, un marchese spiantato e un conte di acquisto, arricchito e cafone, togliendosi nel frattempo il gusto di far perdere la testa a un terzo, burbero cavaliere e commerciante nonché nemico dichiarato del gentil sesso - per poi alla fine sposare saggiamente il cameriere. Al solito. VIDEO di Curzio Maltese E ringrazio il nostro sponsor. Da molto tempo l'Italia aspettava una rivista che insegnasse come orientarsi tra tutti i giochi televisivi. „ _ . (Luca Barbareschi, C'eravamo tanto amati, Rete4: telepromozione) Goldoni descrive una non-società, i signori non sono tali, l'unico aristocratico di nascita non ha più nemmeno una spada intera, e tiene nel fodero un mozzicone; insidiando Mirandolina i sedicenti nobili si sentono più a loro agio che con una pari grado, e il neoconte di Albafio rita non dissimula l'entusiasmo quando scopre che le due sciacquette che arrivano alla pensione non sono le dame per cui si erano spacciate. Così si parla molto di denaro, e ogni regalo di cui l'ostessa è fatta oggetto arriva col cartellino del prezzo bene in vista. Nelle loro macchiette un po' ripugnanti sono gustosi tanto Cecchi, che è lo sbruffone, con cadenze e insolente indolenza partenopee, quanto Puglisi nelle petulanti rivendicazioni di dignità del derelitto Forlimpopoli, cui manca ancora un piccolo tocco per diventare anche patetico. Gli allori della serata vanno tuttavia al virile, scorbutico e ingenuo Ripafratta di Bertorelli, reso un tantino spettrale dalle luci spesso verticali di Andrea Narese; e anche alla Mirandolina tutta concretezza di Licia Maglietta, proveniente da Martone e insomma dall'avanguardia napoletana, che rinuncia quasi del tutto alla civetteria per mostrarci una donna di casa ideale. Come l'Amleto cinematografico di Laurence Olivier, ella non pronuncia direttamente alcuni suoi monologhi, ma li fa ascoltare come riflessioni interiori, registrati, con un altoparlante: idea insoddisfacentemente realizzata. Al successo hanno collaborato ancora Bruno Pagni, un cameriere Fabrizio di bella presenza, Arturo Cirilo, e le comiche un po' spente, un po' rassegnate, di Paola Roman e Daniela Piperno. Ma solino d'Amico Carlo Cecchi nella «Locandiera» rappresentata a Firenze Lo spettacolo ha due attori davvero persuasivi Toni Bertorelli e Aldo Puglisi

Luoghi citati: Firenze, Forlimpopoli, Italia, Martone