Via Poma, in una cicatrice la chiave del giallo

Via Poma, in una cicatrice la chiave del giallo Perizie e nuovo interrogatorio al maggior sospettato per l'omicidio di Simonetta Cesaroni Via Poma, in una cicatrice la chiave del giallo E' un segno di cinque centimetri sul braccio di Federico Valle ROMA DALLA REDAZIONE L'omicidio di Simonetta Cesaroni continua a tormentare il pm Pietro Catalani deciso a fare arrivare il caso in dibattimento. E ieri è stato scritto un altro importante capitolo del giallo di via Poma. Catalani ha sottoposto ai suoi consulenti i risultati dell'esame privato che il difensore di Valle, Michele Figus Diaz, ha fatto eseguire per stabilire se il segno che il ragazzo ha sull'avambraccio destro sia una smagliatura, come ritengono i periti di parte vista l'assenza di aderenze, o una cicatrice da intervento cliirurgico, come sospetta il pm. Una cicatrice su cui si basa il teorema dell'accusa che Catalani ha iniziato a costruire da quando un anno e mezzo dopo l'omicidio di Simonetta Cesaroni l'austriaco Roland Voller si presentò negli uffici della questura per raccontare «fatti» che aveva appreso dalla madre del Valle, Giuliana, sua conoscente. «Federico Valle il 7 agosto era in via Poma e tornò a casa con una mano ferita», disse il Voller al giudice. Una dichiarazione che i genitori del Valle si affrettarono a smentire, ma che da allora, nonostante l'austriaco parli di mano e non di avambraccio, dove realmente si trova la cicatrice, ha orientato le indagini in direzione di Federico Valle. A difesa del giovane la testimonianza di un'amica di famiglia, Annamaria Scognamiglio, da poco deceduta, che fornì un alibi a Federico assicurando agli investigatori che nel maledetto pomeriggio del 7 agosto del 1990 il ragazzo non si era mosso da casa. Altro elemento a favore della tesi della difesa l'esito negativo dell'esame del Dna eseguito sul sangue trovato sulla porta e sul telefono dell'appartamento, un ufficio degli Ostelli della gioventù, dove ha trovato la morte Simonetta Cesaroni. Su questo segno di cinque centimetri a forma sinusoidale impresso sul bicipite del Valle ha dato ieri una risposta il pool di periti della pubblica accusa. La tesi presentata dai consulenti del ragazzo non ha convinto. Secondo gli esperti sentiti ieri da Catalani la mancanza di aderenze non esclude automaticamente che si tratti di cicatrice conseguente ad un intervento di chirurgia plastica. Ma ad aggravare la posizione del Valle ci sarebbero nuovi indizi. «Un quadro accusatorio più preciso» su cui si è basato l'interrogatorio di mercoledì 28 aprile al quale il ragazzo è stato sottoposto per la quarta volta. Catalani ha voluto approfondire in questa sede alcuni aspetti della formazione e della vita di Federico Valle. Ma su questo gli investigatori tacciono. Insieme al giovane si ritrova coinvolto anche Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile di via Poma a lungo indagato numero uno dell'inchiesta e per questo finito in carcere il 10 agosto del '91. Per lui si ipotizza il reato di favoreggiamento. Potrebbe essere stato lui, l'uomo dagli occhi di ghiaccio, ad aiutare Valle a far sparire le prove. Oggi scade la proroga concessa a Catalani dal giudice delle indagini preliminari Antonio Cappiello per concludere l'inchiesta, ma con ogni probabilità il pm non deciderà oggi se rinviare a giudizio Federico Valle e la sorte di Vanacore. Il 22 aprile infatti Catalani ha chiesto al gip altro tempo per decidere. Per Vanacore ipotesi di favoreggiamento A fianco Federico Valle, a sinistra Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa nell'ufficio dove lavorava nell'estate del '90

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