A Budapest la Stella rossa diventa reato di Tito Sansa

Disinfettato l'aereo carico di gay UNGHERIA La legge slitta di pochi giorni per evitare scontri di piazza fra lavoratori e polizia il 1° maggio A Budapest la Stella rossa diventa reato Un anno di galera a chi espone il simbolo del regime comunista BUDAPEST NOSTRO SERVIZIO Addio alla stella rossa in Ungheria. Oggi 1° maggio, festa dei lavoratori, comparirà in pubblico per l'ultima volta durante le sfilate del partito del lavoro (ex comunista) e dei sindacati. Poi sarà messa al bando per sempre e chi sgarrerà verrà punito con il carcere fino a un anno o una forte pena pecuniaria. Così prevede il disegno di legge faticosamente elaborato dalla commissione costituzionale della Camera, che vieta di esporre e portare in pubblico «simboli di sistemi oppressivi». I simboli proibiti sono cinque: la croce uncinata e il fregio delle SS naziste, la croce frecciata dei fascisti ungheresi, la falce e il martello e appunto la stella rossa, che i lagislatori magiari identificano con l'imperialismo sovietico e l'odiato sistema comunista. Perché la legge entri in vigore ci vuole ora la firma del presidente della Repubblica, il liberale Arpad Goncz, che ha 14 giorni di tempo. In realtà, siccome l'approvazione del Parlamento è venuta il 14 aprile, il capo dello Stato avrebbe dovuto firmare entro giovedì 29, come volevano gli oltranzisti, per impedire che la stella rossa venisse esposta ancora il 1° maggio. Ma altri, più prudenti, con un inghippo procedurale, non sentendosela evidentemente di «dare uno schiaffo» ai lavoratori, proprio alla vigilia della loro festa, hanno presentato la legge con cinque giorni di ritardo. Per cui Goncz potrà firmare appena la settimana prossima e il 1° maggio è salvo. E l'ordine pubblico anche, dopo che erano corse voci di probabili incidenti se la polizia fosse intervenuta. Gli iconoclasti magiari originariamente miravano a vietare i simboli nazisti, dopo che, du¬ rante la cerimonia del 23 ottobre per la ricorrenza dell'insurrezione del 1956, quei simboli erano comparsi per la prima volta, portati dai naziskin. Ma due partiti dai quali nessuno se lo sarebbe aspettato - i «giovani democratici» e i liberali - vollero aggiungervi la falce e il martello e la stella rossa. «Sono più papalini del Papa» dice Gyula Thurmer, presidente del partito del lavoro, erede del partito comunista, che nel suo emblema reca la stella rossa. «Faremo ridere tutto il mondo» dice il liberale Janos Szep, e si augura che il Presidente della Repubblica si rifiuti di firmare «questo stupido documento» e lo rinvìi alla Corte costituzionale. Che ne sarà delle stelle rosse che fregiano le banconote e le monete ungheresi? ci si domanda. Ma soprattutto, se il presidente Goncz dovesse firmare, come si comporterà il partito del lavoro? «Per intanto protestiamo - dice Gyula Thurmer -, presso la Corte costituzionale, presso il Parlamento europeo i cui deputati di sinistra converranno a Budapest l'I 1 e 12 maggio, poi presso la conferenza internazionale sui diritti umani, in programma per giugno a Vienna. Stiamo comunque studiando una scappatoia per non dover rinunciare al nostro simbolo». «La legge, che mi ricorda quelle razziali durante la dittatura Horthy, specifica che è vietata la "stella rossa a cinque punte" - dice ammiccando Gyula Thurmer -. Potremmo adottare una stella rossa a quattro o a sei punte, come quelle della Nato o di Israele. Oppure mantenere le cinque punte e cambiare colore. Ci manderanno forse in prigione se la nostra stella sarà color amaranto, o arancione?». Tito Sansa

Persone citate: Arpad Goncz, Goncz, Gyula Thurmer, Horthy, Janos Szep

Luoghi citati: Budapest, Israele, Ungheria, Vienna