UN DOPPIO DON GIOVANNI

UN DOPPIO DON GIOVANNI UN DOPPIO DON GIOVANNI Mozart, Strauss e il seduttore sotto la direzione di Sablich TOMMASO Placidi è un direttore di soli 29 anni, ma di lui si dice un gran bene. Sergio Sablich, direttore artistico dell'Orchestra Rai, gli concede fiducia offrendogli un concerto difficile. L'appuntamento è all'Auditorium venerdì 30 alle 21. La prima parte della serata è all'insegna di Don Giovanni, uno dei personaggi più enigmatici della storia del teatro, a metà fra commedia e tragedia. Mozart lo affrontò con coraggio e rivestì la vicenda di note che han fatto scrivere ad Abert: «Terribile e selvaggia, questa musica scroscia attraverso tutte le vette e gli abissi dell'umano destino e ci introduce in un mondo, la cui oscura sublimità ci fa trattenere il respiro per poi precipitarci di colpo nella meschina sfera della vita di tutti i giorni, descritta con tale verità da strappare un sorriso persino ai suoi rappresentanti tra il pubblico». E un assaggio di tutto questo si ha nella famosissima ouverture dell'opera che aprirà appunto il concerto. Ed ecco, subito dopo, Don Giovanni secundum Strauss. E' una delle prime uscite dello Strauss tipico, tutto slancio e ardore, sfrenato ma raffinatissimo nella delibazione dei timbri orchestrali che un personaggio simile non poteva non ispirargli. Questo Don Giovanni esce dal poema del romantico Nikolas Lenau nel quale, come scrive Quirino Principe, «tutti i com- primari, avidi, stolti, arroganti, sono peggiori del protagonista, anche secondo la logora consuetudine moralistica in cui bene e male significano costumato e scostumato, decoroso e indecoroso». Se Don Giovanni ha il coraggio di andare controcorrente e di affermare le sue scelte sfidando tutti, diverso è lo spirito che sottostà alla pagina che chiuderà la serata, la «Sinfonia n. 4» di Ciaikovskij. Qui, come ha lasciato scritto l'autore stesso, si fanno i conti con il fato, «quella forza soprannaturale che impedisce al nostro desiderio di felicità di raggiungere il suo scopo». Ci si potrà anche lasciare immergere in pensieri vagabondi e un poco stralunati (quei «capricciosi arabeschi che ci vengono alla mente quando abbiamo bevuto un po' di vino» e che il musicista ha affidato al pizzicato svolazzante degli archi); si può per qualche momento uscire da se stessi per cercare la gioia con un tuffo tra la folla. Ma alla fine il Fato - rappresentato da una perentoria fanfara fa sempre capolino a rammentarci che la vita non è facile. Dedicata alla benefattrice Nadezda von Meck, la «Quarta Sinfonia» mostra la necessità che ha Ciaikovskij di non farsi imprigionare nella pura forma, ma di imprimere un significato personale (oggi si direbbe un «messaggio») alla propria musica. Nellu foto a destra Uto Ughi dura/ile un concerto. Sotto, Lorenzo Ferrerò e Anthony Burgess (Ultori dell'operàia in scena al Piccolo Regio Leonardo Osella del Giusto contro le tenebre dell'intolleranza, giungono gli echi del teatro musicale romantico, con il suo gusto per le forti tinte e l'esaltazione dell'rndividuahtà come fonte di rettitudine; ma il finale a Deus-ex-machina, pacificatore e irriverente, mostra una chiara affinità con il cabaret di ascendenza Dada. Non stupisce perciò che il settore figurativo dello spettacolo sia stato affidato agli umori corrosivi del pittore e scenografo Enrico Baj - qui in collaborazione con il figlio Andrea - che proprio al Neo-dadaismo ha indicato le fasi peculiari della sua ricerca, culminata nell'esecuzione dei celebri e grotteschi «Generali». Storia di affetti controversi e di destini ineluttabili, «Le bleublanc-rouge e le noir» - i colori della bandiera francese ed il nero della tonaca del protagonista, un sacerdote calunniato e tardivamente riabilitato - si giova del testo che il grande scrittore britannico Anthony Burgess ha approntato tre anni fa per celebrare in chiave antiretorica il bicentenario della Rivoluzione Francese: un libretto che fornisce l'occasione al compositore torinese Lorenzo Ferrerò di abbandonare forse definitivamente gli ardui linguaggi dell'avanguardia per creare un tessuto sonoro fatto di parodie e stilizzazioni colte, e al marionettista Massimo Schuster di realizzare un meccanismo avvincente e perfetto.