INVECCHIAMENTO

INVECCHIAMENTO INVECCHIAMENTO Più sei colto, meglio tiene la memoria / risultati di un 'indagine su mille soggetti sani fra i 20 e i 79 anni LA memoria è una traccia stabile nel cervello. Ma non indelebile. E' infatti la funzione cerebrale che per prima decade con l'avanzare dell'età, venendosi a realizzare quel processo «fisiologico» che i ricercatori statunitensi del Centro di Bethesda, capeggiati da Thomas Crook, hanno battezzato nel 1986 col termine Aami (Age Associated Memory Impairment, compromissione della memoria associata all'invecchiamento). E' una esigenza clinica molto sentita quella di valutare il più precocemente possibile se questo declino va oltre i limiti della normalità, sconfinando negli ancora oscuri campi della patologia. La speranza, futuribile ma fondata, è di poter intervenire in tempo con misure riabilitative o farmacologiche. E ciò in un contesto sociale che vede la popolazione anziana in continuo aumento: in Italia su 100 persone 20 hanno più di 65 anni. Ma proprio qui sta il problema. Per poter definire normale o patologica una qualsiasi manifestazione clinica è necessario che questa possa essere rapportata a dei valori di riferimento che indichino i limiti della normalità. Finora non erano mai stati piantati i ((paletti» per delimitare i confini tra fisiologia'e patologia per le facoltà cognitive (di cui la memoria è base essenziale) nelle varie fasce d'età. Per rimediare a questa carenza, sulla scia delle ricerche fatte dalle «Memory Assessment Clinics» statunitensi, nel 1988 è stato avviato in Italia il «Progetto Memoria» da parte di una industria farmaceutica particolarmente impegnata nel campo delle neuro-scienze, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il National Institute of Mental Health (Nimh) di Bethesda negli Stati Uniti. A questo fine si è allestito un laboratorio viaggiante viene rapidamente dimenticato tutto ciò che si era appreso. Altra interessante osservazione è che la rapidità del decadimento fisiologico è correlata con la scolarità e col patrimonio intellettivo di partenza. Ciò significa che chi ha più cultura resiste di più e meglio al processo di invecchiamento e che è molto importante l'esercizio delle funzioni cerebrali con stimoli intellettuali. Bimane quasi intatta la capacità di utilizzare nel migliore dei modi le esperienze già acquisite, in modo che i benefici derivanti da decenni di esperienza possono sopperire ai disagi derivanti dall'indebolimento della memoria. Emerge anche il notevole ruolo di supporto alla memoria dell'affettività: concetto insito nella parola ((ricordare», derivante dal latino «recordari», che significa «rimettere nel cuore». che sta esaminando soggetti ritenuti sani fra i 20 e i 79 anni, selezionati a caso dalle liste elettorali di vari centri. I primi dati, riguardanti circa mille persone, confermano che l'avanzare dell'età incide in modo graduale ma significativo sulla memoria, in particolare sulla memoria episodica, mentre la memoria semantica e la memoria procedurale sono poco interessate. Nell'anziano sano cala la capacità di apprendere nozioni nuove, non legate a conoscenze precedenti, sia per un minore potere di attenzione e di concentrazione, sia per una maggiore difficoltà ad elaborare strategie d'apprendimento che rendano più facile la fase di richiamo. Invece non è molto alterata la memoria remota, per cui facilmente vengono ricordati episodi lontani, specie se piacevoli. Questa è già una particolarità che distingue i soggetti sani dai soggetti patologici, in cui Antonio Tripodina

Persone citate: Antonio Tripodina, Thomas Crook

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti