Hai lo stomaco debole? Non leggere i elassici

Hai lo stomaco debole? Non leggere i elassici Hai lo stomaco debole? Non leggere i elassici SI PARIGI J IMMONDIZIA letteraria non è solo il libro spazzai tura. L'immondizia lette- Uraria può anche essere tutto ciò che in un libro appartiene all'immondo. Non moralmente parlando. Proprio nel senso primo del termine: ciò che è non mondo in quanto sudicio, sozzo, ripugnante. Dalle origini della letteratura a oggi, c'è stato uso ed abuso di materia aulente. Noi lettori la subiamo da sempre, con spirito di sacrificio. Se è sulla pagina, sarà pure per qualche valido motivo. Il cadavere imputridito, ad esempio, messo in versi dal poeta può essere inteso come un passaggio verso la resurrezione, l'immortalità. Allo stesso modo, feci raccontate all'interno del processo di liberazione di un individuo, possono fornire il transito dallo scatologico all'escatologico. E del resto, il rifiuto non è il luogo di affrontamento tra puro e impuro, dunque tra bene e male? Con riflessioni generali di quest'ordine, a carattere giustificativo, si apre un'antologia tutt'altro che consueta uscita ora presso le edizioni le PolyDéchets (Rifiuti Occasio- et Adème graphe: d'oeuvres d'opere). nali spazzini dell'hortus culturale classico e francofono sono stati un'equipe di seri letterati, poco schizzinosi di natura: Gerard Bertolini, Marc Joly, Isabelle Kersimon, Bernard Lajouanie, Pierre Laurendeau. Coadiuvati da una sesta socia, Anne Francoise Couloumy, per la parte iconografica dell'opera. Al fine di creare d'humus», scarafaggi e blatte ornano il fondo, bianco dèlia pagina. n 5 rw' ' I cacciatori di nefandezze L'equipe spazzina ha scelto come metodo la suddivisione per tipi di schifezze. L'ordine di esposizione delle varie categorie sembra orientato sul principio della progressiva catarsi. Dalla «merda» umana e animale, primo rifiuto repertoriato, si arriva in ultimo alla cacchina di mosca metaforica: per intenderci, quella che deturpa laddove è involontaria la purezza di una pagina uscita fresca di tipografia. La macchietta d'inchiostro, sporcizia letteraria veniale e perfino liberatoria. Entriamo dunque in materia. L'approccio più azzeccato è senz'altro quello di Michel Tournier che ne Les météores disquisisce su come gli arabi si servano di acqua limpida e non di carta per pulirsi dopo essere andati in bagno. «Superiorità di una civiltà orale su una civiltà scritta», commenta Tournier. «L'occidentale è talmente fissato con le sue scartoffie da ficcarsele perfino nel sedere». Molto più composto, Plinio nella Storia naturale parlava dell'escremento come di una sentinella della salute. Mentre la duchessa d'Orléans, in, pieno XVII secolo, confidava per lettera all'elettrice di Hannover, le sue pene intestinali: «Beata voi che potete liberarvi quando volete! Qui a Fontainebleau io sono costretta a tenermi dentro tutto fino a sera...». Mancavano, pare, ritiri adeguati e discreti. ' Di scarabeo stercorario parlava con allegria Aristofane. Assai menò nota è l'esistènza di un popolo primitivo detto per analogia degli uomini-stercorari. Ce ne parla nelle sue Note di viaggio Pierre Bettencourt. Scopriamo come fossero (ma dove, e quando?) perfino buongustai, e amassero confezionare polpettine insaporite con funghi, erbette e semi. Avevano scoperto, sembra, virtù fortemente afrodisiache nell'escremento. Nel Libro dei Morti degli Antichi Egizi (cap. LUÌ figura invece una curiosa litania scongiuratoria: «Orrore! Disgusto! Io non ne mangio, io! (...) Che mai debba subire la tentazione! Che mai ne tocchi con le mie mani! E che mai ne calpesti con i miei sandali!». A secrezione segue secrezione. Il dizionario repertoria nell'ordine tutte le principali: cerume, lacrime, latte, muco nasale, sangue mestruale, sputo. Suggellano la sezione testi riservati agli odori. Jean Genet in Notre-Dame-des-Fleurs, a onta del titolo tutto profumo, dichiara: «Ho già detto come amo gli odori. I forti odori della terra, delle latrine, dei fianchi d'arabi, e soprattutto l'odore dei miei peti». Michel de Montaigne era al contrario seguace di Plinio di cui citava la massima: «Muliertumbene olet, ubi nihil olet» (odora bene la donna che non odora). Quanto agli animali catalizzatori di ribrezzo, al di là dei classici - i topi de La peste di Camus, Le mosche di Sartre, I porci del Dizionario dell'Académie Francaise - riportano la palma i pidocchi di Lautréamont. Nei Canti di Maldoror servono a introdurre la più sconfortante delle descrizioni: «Sono sporco. I pidocchi mi smangiano (...) Sulla mia nuca, come su letame, cresce un enorme fungo dai peduncoli ombrelliferi (...) I miei piedi hanno preso radice nel suolo e compongono, sino al mio ventre, una sorta di vegetazione vivace, piena di ignobili parassiti (...) Pur tuttavia, il mio cuore batte». Gran sollievo è, a questo punto, l'elogio al Sapone di Francis Ponge: «Vi è qualcosa di adorabile nella personalità del sapone». Lo vediamo giubilare di schiuma, iridarsi di bolle aeree, «piccola mandorla», «pesce cinese, / con le sue vele, i suoi kimono a maniche larghe...». La bella carogna lì in strada Da Hippolyte Taine, Notes sur l'Angleterre (1872), è desunto il rapporto che lega i rifiuti con le classi sociali. L'abito da sera di un elegante o il cappello di una lady andranno a finire «l'uno su un miserabile ebete, l'altro sulla testa di una vecchia che fruga nella spazzatura». Ma eccoci alla materia cadaverica. Baudelaire canta la carogna, incontrata per strada «le gambe all'aria come femmina lubrica». Pensa che un giorno la donna amata sarà così. I suoi saranno, allora, «amori decomposti». Disgustato e insieme sedotto dalla visione di un macello bretone in fervente attività, Flaubert lo descrive nei dettagli con morbosa partecipazione: «Un grosso cane lappava in una pozza di sangue e tirava lentamente con la punta dei denti il cordone blu dell'intestino di un bue». Intanto, appeso per i tendini a un bastone, un manzo con il ventre squartato emetteva «cose verdi, rosse e nere, che avevano colori superbi». Vapore tiepido e nauseabondo permeava l'atmosfera. Macabra come un racconto poetico, ancora in fatto di cadaveri e putrescenze, una pagina di Hector Berlioz tratta dalle Memorie. In occasione dello smantellamento di un piccolo cimitero di Montmartre, le spo¬ glie della prima moglie Henriette Smithson dovettero venir trasferite. Berlioz descrive le fasi della penosa esumazione. «Il becchino si abbassò, prese tra le due mani la testa già staccata dal tronco (...) Poi il tronco senza testa e le membra...». Il resto è insostenibile. Berlioz annota anche l'esclamazione grottesca dell'addetto municipale incaricato di presenziare: «Ah! Povera inumanitàh. Un lapsus ben piazzato. Liberatoria, si diceva all'inizio, giunge la sezione sulle immondezze tipografiche, le «coquilles»: errori, refusi, macchie. Da una ricchissima campionatura, citiamo: in un libro di salmi del 1457 «spalmorum» al posto di «psalmorum». In un libro di versi d'amore (1883) un lui canta le di lei sublimi «spalle di puttana»: l'autore aveva scritto «di seta», satin, ma la stampa riportò l'infamante «catin». Ancora, in un messale al punto che precede l'elevazione: «Qui il prete si toglie la culottei>, «u» disgraziatamente insinuatasi al posto di una «a». Infine, inchiostri che provengono dalle urine del signor Lorilleux. Invece che dalle sue usines, fabbriche. Come idea, Déchets d'oeuvres avrebbe potuto essere-la versione bassa, replica ironica al gran volume di Francesco Orlando Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura (Einaudi). Non lo è perché si mantiene sul piano frivolo del divertissement. Non alieno da qualche pesante caduta di gusto come, ad esempio, l'epigrafe: gli attributi maschili della statua tombale di Oscar Wilde selvaggiamente asportati e usati come fermacarte dal conservatore del cimitero del Père-Lachaise. Gabriella Bosco Esce a Parigi l'antologia delle schifezze Rifiuti e orrori da Plinio a Lautréamont Resti organici, cadaveri abbandonati e pessimi odori. Il grido di dolore di una duchessa ntologia delle schifezze a Plinio a Lautréamont Qui sopra Jean Genet A sinistra: Charles Baudelaire, che canta «la carogna incontrata per strada». Sopra: Michel Tournier

Luoghi citati: Hannover, Parigi