Mack Smith «I Savoia? Un casato di analfabeti »

Sulle carte sparite l'Italia trascinerà in tribunale gli eredi di Umberto II Sulle carte sparite l'Italia trascinerà in tribunale gli eredi di Umberto II Mack Smith: «I Savoia? Un casato di analfabeti » FAMIGLIA NELLA BUFERA «■vostri Savoia? Incolti e analfabeti». Non c'è pace per la casa reale. Accusati dalle associazioni monarchiche, trascinati in tribunale dallo Stato perché avrebbero «nascosto» una consistente parte dei documenti lasciati in eredità da Umberto n, ora vedono chiudere il loro mese di fuoco con la più pesante delle accusa. Il pesante giudizio piove su Ginevra, residenza di Vittorio Emanuele, dallo storico inglese Denis Mack Smith. «E' assurdo pensare all'esistenza delle misteriose lettere, sette in tutto, che il governo francese avrebbe inviato prima del secondo conflitto mondiale a re Vittorio Emanuele III per sollecitarlo a entrare in guerra accanto alla Germania. E' assolutamente improbabile che Parigi e l'Italia fossero d'accordo». La tesi del tentativo di impedire a Berlino di arrivare sul Mediterraneo «è fantasiosa e non regge. E poi perché questo carteggio, di cui si favoleggia in tanti anni non è mai venuto fuori? Molti avrebbero avuto interesse, magari solo per gettare discredito sulla Francia, a farlo circolare». Ma il bello viene adesso: «Quanto al Re di maggio, l'ho incontrato tre volte. Un uomo gentilissimo di modi, ma assolutamente incolto, come i suoi predecessori d'altronde». E aggiunge tagliente: «I Savoia non sono mai stati molto versati in storia o politica. E' stato sempre un casato analfabeta». I documenti. L'unica che può dissipare le polemiche sull'archivio Savoia, di cui soltanto una parte è stata consegnata allo Stato italiano dagli eredi del Re di maggio, è la regina Maria José. E infatti a lei i monarchici dell'Unti hanno scritto per sollecitarla a venire presto in Italia per incontrare il ministro Ronchey. «Le abbiamo chièsto come sovrana - dice il vicesegretario Berardo Tassoni - di esercitare la sua autorità morale sui reticenti eredi che trattengono i documenti e per porre fine alla diffusione di notizie fantasiose sui possibili luoghi in cui possano trovarsi custoditi». Il vertice «segreto». Si è tenuto ieri, a Cuernavaca, in Messico. Oltre alla regina Maria José e alla principessa Maria Beatrice, c'era anche Maria Pia. Il marito di Maria Beatrice, Luis Reyna Corvalan, ha raccontato che «le posizioni della regina e delle due principesse sono state convergenti sin dal principio sul fatto che gli archivi dovessero essere consegnati a Torino nella loro integrità. Stiamo lottando da 10 anni affinché quello che sta succedendo adesso non accadesse», ha aggiunto Corvalan, precisando che già nel 1984 durante una visita a Cascais si era reso conto che «alcune casse degli archivi ed altre cose erano sparite». Luis Reyna afferma di essersi reso conto che erano scomparsi « 16 bauli numerati secondo un inventario che fu pre- sentato al notaio e che conteneva l'archivio storico di casa Savoia». Ma non basta: «Erano scomparse anche 9 casse con il titolo "iconografia" ed un'altra che conteneva l'archivio personale di Umberto n». Reyna, mentre era in corso la riunione, ha detto che «non si può parlare di responsabilità degli eredi, ma solo di chi li ha avuti in suo possesso e fatti sparire, ovvero Maria Gabriella». Il documento notarile, spiega ancora il marito di Maria Beatrice, «è prova irrefutabile» contro «chi fu responsabile di averli tolti dal luogo dov'erano depositati, cioè Villa Italia». Reyna precisa che tale situazione fu anche causa della «rinuncia dei due esecutori testa¬ mentari» e ricorda «le dimissioni della regina dalla fondazione creata dal Maria Gabriella a Losanna, per non avere consegnato gli archivi come era volontà di Umberto II». Alla fine, comunque, è passata la proposta della regina: far riunire la commissione, nominata dal defunto re, «per vedere quello che c'è e quello che è stato rubato dall'archivio». Sì, i Savoia parlano di documenti «rubati». La denuncia. Lo Stato trascinerà i Savoia in tribunale. La causa sarà intentata per riavere i documenti spariti, i 129 plichi preparati nel 1983 alla morte del re. «Ho inviato all'Avvocatura dello Stato - spiega Salvatore Mastruz- zi, direttore dei Beni Archivistici tutto il materiale sulla vicenda: la fotocopia del testamento del re, la lettera con cui Maria José dichiara efficace il mandato testamentario. E credo che tra qualche giorno sapremo se sul piano giuridico è possibile fare causa ai Savoia per avere il resto dei documenti». L'accusa è chiarissima: qualcuno ha fatto sparire i fascicoli. O, come hanno detto Maria José e le principesse in Messico, li ha «rubati». «Non abbiamo prove che ci sia malafede - dice ancora Mastruzzi - sappiamo però che quei documenti ci mancano. Lo Stato rivuole quelle carte». Flavio Corazza E la regina riunisce la famiglia in Messico «Qualcuno ha rubato i documenti destinati all'Archivio di Torino» A sinistra la regina Maria José, che ieri ha riunito la famiglia in Messico; qui accanto Vittorio Emanuele, rimasto a Ginevra; a destra lo storico inglese Denis Mack Smith