«Dalla Germania Est un miliardo al pci» di Ugo Bertone

I giudici milanesi: nel «conto Gabbietta» sono passati i soldi per pagare un debito editoriale I giudici milanesi: nel «conto Gabbietta» sono passati i soldi per pagare un debito editoriale «Dalla Germania Est un miliardo al pei» Ad una società presieduta dalla sorella di Occhetto MILANO. Quattrini, più di un miliardo, dalla Germania Est al cuore del pei, addirittura a Paola Occhetto, sorella di Achille. Il tutto, naturalmente, tramite il famigerato conto «Gabbietta» di Lugano e la premiata ditta Greganti. Questa l'accusa che piove da Milano, tribunale di Tangentopoli, nei confronti del pds, quasi a festeggiare, per modo di dire, il rientro del partito al governo dopo 47 anni. Piovono, del resto, le smentite dal fronte della Quercia, vuoi da Piero Fassino, per la segreteria nazionale, vuoi dagli Editori. Riuniti, società tirata in ballo dalle indagini della procura. Ma Tiziana Parenti, magistrato del pool di «Mani pulite», laconica, si limita a replicare: «Prendo atto delle smentite. Devo tener conto della documentazione raccolta». Eh già, mentre Primo Greganti continua a smentire ogni collegamento tra i suoi affari e il partito, dalla procura milanese arrivano riscontri da brivido. Innanzitutto, i 621 milioni versati da Lorenzo Panzavolta del gruppo Ferruzzi sul conto Gabbietta. Greganti ha sempre sostenuto che quei quattrini non finirono nelle casse del partito comunista ma sui suoi conti personali in Italia. Peccato, però, che di quei movimenti non si sia trovato traccia. «Errori della banca», si limita a ri- petere Greganti. Ma in procura ci credono poco. Eppoi, c'è la questione del miliardo e cinquanta milioni in arrivo dalla Deutsche Bank di Berlino Est. Secondo Greganti, infatti, quei quattrini servivano ad acquistare una quota di una società nell'orbita del pei. Ma Greganti non ha saputo precisare di quale società si trattasse, mentre il sostituto procuratore Tiziana Parenti (cui sono state girati da Di Pietro anche gli atti relativi alle tangenti rivelate da Giulio Caporali, ex amministratore comunista delle ferrovie), ha individuato tracce inquietanti e suggestive. I quattrini, infatti, sarebbero stati versati dal Sed, il partito comunista della Germania Est, a favore di una società controllata dagli «Editori Riuniti», casa editrice del partito. Fu lo stesso Greganti a firmare gli assegni a favore di una controllata, la Ecolibri, al cui vertice sarebbe stata, all'epoca, Paola Occhetto, la sorella di Achille. Non solo. Quei soldi servirono a tappare un buco (anzi, una truffa a giudicare dalle liti in tribunale) nei confronti di una finanziaria del gruppo Utet. Per la verità, la società della Utet, la Fineditor, vantava un credito di oltre due milardi a fronte di crediti dubbi girati dalla Ecolibri, ma la casa torinese preferì accontentarsi di un miliardo e chiudere la vertenza: ma nell'accusa, presentata a suo tempo al tribunale di Bologna, si parla di 2,4 miliardi ricevuti dalla Utet presentando fatture di contratti inesistenti. Particolare di non poco con¬ to: l'operazione guidata da Greganti e concordata con l'ex amministratore di «Paese Sera» Cesare Remia (anche lui già sentito in tribunale) sarebbe avvenuta tra il giugno e il novembre del '90, un anno dopo la messa in liquidazione della Ecolibri, dovuta proprio all'intricato rapporto con la Utet che aveva denunciato la società per truffa. E nel '90, secondo quanto finora dichiarato, i rapporti ufficiali tra il pei e Greganti erano già cessati. Tutto vero? Dal pds piovono solo smentite. «La Sed ironizza Piero Fassino - fu sciolta nel dicembre '89. E' del tutto incredibile ipotizzare che nel giugno '90 il pei abbia potuto ricevere finanziamenti dalla Sed». Smentiscono anche i responsabili degli Editori Riuniti che definiscono la Ecolibri di Bologna «un semplice cliente che ha acquistato libri destinati alla vendita rateale». Ecco le novità dell'ultimo, clamoroso filone di Tangentopoli, a cavallo tra Milano e il Canton Ticino, cassaforte discreta delle tangenti. Da lì, proprio ieri, è arrivato uno stop alle indagini sul conto Protezione: il sostituto procuratore Pierluigi Dell'Osso chiedeva di investigare sui quasi mille sottoconti legati al conto «Protezione» del'Ubs. L'autorizzazione è stata negata. Ugo Bertone Smentite da Quercia e Editori Riuniti Dalla Svizzera stop a nuove indagini Piero Fassino, pidiessino della segreteria nazionale Primo Greganti continua a smentire collegamenti fra i suoi affari e il pei