Trucchi da cavernicolo di Silvia Francia

Mostra sull'evoluzione dell'abito e dell'ornamento Mostra sull'evoluzione dell'abito e dell'ornamento Trucchi da cavernicolo Sino al 1° maggio a Collegno: s'intitola «La scimmia vestita» Antichi sacerdoti con elmo, pettini di cocco, insetti per collane Dal cavernicolo all'uomo d'oggi: viaggio nella storia delle evoluzioni dell'abito e dell'ornamento, del trucco e dell'orpello. Si chiama La scimmia vestita, la mostra organizzata a Collegno, dall'assessorato per la Cultura, nella Sala delle Arti del parco Generale Dalla Chiesa, in via Torino 9 (proseguirà fino al 1° maggio; orario d'apertura: 9,30-12,15-18; ingresso libero). Titolo suggestivo, che coniuga l'essenzialità del dogma darwiniano a «sovrastrutture» culturali e suggestioni della storia del costume. Come dire: saremo pure scimmie, ma con un guardaroba fornito e, soprattutto, adatto all'ambiente in cui viviamo. L'assunto, espresso con un tocco di giocosa ambiguità nel titolo, è ben documentato: curioso ed eterogeneo il materiale in mostra, con pezzi di varia provenienza. Peccato che solo per pochissimi esemplari sia segnalata la data: non si capisce se ci si trovi davanti a reperti archeologici o a oggetti del nostro secolo. Si comincia con foto di antichissimi graffiti: dal sacerdote con tunica ed elmo sormontato da corna di cervo, al guerriero dell'età del ferro, bardato di corazza, cinturone e spada. Segue la sezione «Uomo e ambiente», con documentazione fotografica delle strategie in relazione alle condizioni ambientali. Una panoramica geografica sulle varianti di razze, tratti somatici, tipi d'abbigliamento e ornamento. Si passa poi a «Il vestito di profumo»: breve storia dei rapporti olfattivi tra animali e nella razza umana: dal ferormone alle essenze più raffinate. Si possono ammirare le foto dell unguentario di Tutankamon-e di un «cofanetto odoroso» egiziano. Fra i reperti, un contenitore di profumo ricavato, dai Boscimani, dal guscio di una tartaruga. In tema di trucco, orpelli, acconciature, invece, non mancano pettini in cocco e strumenti per il tatuaggio provenienti dall'isola di Wallis, cavigliere Masai e ornamenti dell'isola di San Cristoval. La storia dell'«elaborazione di sé», come necessità o come espressione, prosegue poi con una carrellata di abiti, soluzioni cosmetiche e «apparati delle vanità». Ci sono specchi cinesi a forma di ventaglio, collane del Sudan e oggetti per la tessitura, come pettini per cardare la canapa della Val Varaita e altri iraniani per lavorare la lana. Un angolo è dedicato ai copricapi: da quello ricamato di piccole conchiglie a quello con basamento di capelli umani, impastati con argilla, decorati di ossicini e piume di struzzo (entrambi africani). Dal continente africano arrivano pure bracciali di cocco e collane fabbricate con elitre di insetti o denti di felino. Non mancano manichini addobbati con abiti tradizionali romeni, cinesi e africani e ancora, un chador iraniano e una spettacolare cappa ricamata dell'Afghanistan. Silvia Francia

Persone citate: Dalla Chiesa, Masai, Sino

Luoghi citati: Afghanistan, Collegno, Sudan