Accusò il ministro Mannino ora ritratta

Accusò il ministro Mannino, ora ritratta Accusò il ministro Mannino, ora ritratta //pentito Spatola: parlavo per «sentito dire» SCIACCA. Ha chiesto scusa e ha fatto un clamoroso dietrofront il pentito Rosario Spatola. Aveva accusato l'ex ministro de Calogero Mannino di essere amico dei boss. Ieri, querelato, ha ritrattato con una lettera che il suo difensore, l'avvocato Silvio Forti, ha letto nell'aula del tribunale di Sciacca, presieduto da Alberto Bellet. E nel compiere questa inattesa retromarcia, che adesso inevitabilmente rischia di alimentare dubbi sulla sua credibilità e più in generale su quella dei pentiti, Spatola ha chiamato in causa pesantemente la redazione di Samarcanda, lasciando intendere che la trasmissione di Raitre usò toni eccessivi da lui non voluti. C'è il rischio che si apra un caso nel caso. A Sciacca ci si è occupati della vicenda nell'ambito del processo intentato per diffamazione da Mannino (già ministro dell'Agricoltura, dei Trasporti, della Marina Mercantile e del Mezzogiorno) allo stesso Spatola e a Samarcanda che mandò in onda un'intervista con il pentito il 26 settembre del 1991 in una puntata dedicata a Libe¬ ro Grassi, uno dei simboli dell'antimafia ucciso dai mafiosi del racket delle estorsioni perché si era rifiutato di pagare. Ora Spatola, che vive in una località segreta protetto dai servizi antimafia e che evidentemente spera nella remissione della querela, si è affrettato a far presente che non era sua intenzione offendere e diffamare Mannino. «Mi rincresce che egli si sia sentito colpito - ha scritto fra l'altro il pentito -, quello che ho riferito non riguardava fatti di mia personale conoscenza ma soltanto dei "sentito dire" in ordine alla cui inattendibilità prendo atto dall'esito delle indagini compiute dall'autorità giudiziaria di Sciacca». Un passaggio importante questo perché, infatti, il giudice per le indagini preliminari dopo aver valutato gli atti aveva archiviato il caso non ritenendo il parlamentare, per sette anni segretario della de siciliana, legato né contiguo alle cosche. Spatola nella lettera ha aggiunto: «L'intervista al giornalista di Samarcanda che precedette di diversi giorni la trasmissione fu da me rilasciata in seguito a reiterate sollecitazioni pervenutemi e l'attenzione rivolta all'onorevole Mannino andò al di là delle mie intenzioni. Non mi era stato presentato come uomo d'onore. Mi auguro che l'onorevole Mannino voglia riconoscere la mia buona fede e rimettere la querela nei miei confronti». Immediata la replica di Michele Santoro che fu il popolare conduttore di Samarcanda: «Le dichiarazioni del pentito, come risulta dai verbali della procura di Trapani, sono precedenti all'intervista da noi trasmessa». Santoro afferma anche di attendere «serenamente» l'esito del processo. E l'autore del servizio, Sandro Ruotolo: «Abbiamo solo esercitato un diritto di cronaca. Nessuna strumentalizzazione. Gli chiesi l'intervista dopo che quotidiani e settimanali ne avevano parlato ampiamente». Spatola aveva sostenuto fra l'altro di aver appreso che Calogero Mannino era «uomo d'onore» dai fratelli Salvatore e Giuseppe Bono mentre un giorno era con loro alle Terme di Sciacca, città natale dell'esponente de. Antonio Ravidà Da sinistra: il pentito Rosario Spatola e l'ex ministro Mannino

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