Clan catenesi sei ergastoli
Secondo processo d'appello: associazione mafiosa per 25 Secondo processo d'appello: associazione mafiosa per 25 Clan catenesi, sei ergastoli Ampio credito e pene ridotte ai pentiti Dopo cinque giorni di camera di consiglio, la corte d'assise d'appello ha emesso la sentenza al processo contro il «clan dei catanesi». Ha riaffermato l'associazione per delinquere di stampo mafioso per 25 imputati, cancellata dalla prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Corrado Carnevale. E ha inflitto 6 condanne all'ergastolo, mentre ha concesso una forte riduzione di pena ai pentiti, applicando l'ultima legge sui collaboratori di giustizia. Il più noto dei condannati a vita è Giuseppe Garozzo, l'ultimo capo dei Cursoti. Invece, Salvatore Parisi, superkiller e superpentito, passa da 23 anni a 15 anni e 4 mesi di carcere. Pena più elevata per Lorenzo Catania (16 anni), mentre Carmelo Giuffrida scende a 12. Antonino Saia, che ha ucciso un altro collaboratore di giustizia, Pietro Randelli, dopo la liberazione, dovrà scontare 14 anni, 6 mesi e 20 giorni. Il ramo milanese dei Miano, composto dai fratelli Gimmy e Antonino, esce assolto dagli omicidi, con condanne lievi per l'as¬ sociazione mafiosa. Assolto anche il calabrese Domenico Belfiore, che però rimane in carcere: deve scontare un altro ergastolo come Gimmy Miano, il boss dell'autoparco di via Salomone, a Milano, dove si sono incrociate le strade di Tangentopoli e mafia. Degli altri imputati «eccellenti», Mario Ursini appena riarrestato, è stato condannato a 27 anni, Ignazio Bonaccorsi a 29 e Giovanni Bastone a 14. Anche il noto Salvatore Farre Figueras ha avuto 17 anni. Due anni, per corruzione, sono stati inflitti al magistrato etneo Michele Arculeo. Per l'avvocato France- sco Gilardoni, accusato di favoreggiamento, è scattata la prescrizione del reato. La lunga camera di consiglio si è tenuta nella foresteria al piano superiore del bunker delle «Vallette». Stravolti i sei giudici popolari (cinque donne e l'ex direttore del carcere minorile Ferrante Aporti) e i due togati. Alla fine, dopo altre lunghe ore di incertezza, il presidente Vincenzo Seri anni ha mormorato: «Abbiamo ritenuto credibili i pentiti per la maggior parte degli episodi». Soddisfatto anche il sostituto procuratore generale Pietro Miletto. Giuseppe Garozzo (da sinistra), uno dei boss dei Cursoti, con Salvatore Farre Figueras
Luoghi citati: Milano
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