Condannato per violenza
Due anni e mezzo senza condizionale ad un marocchino Due anni e mezzo senza condizionale ad un marocchino Condannato per violenza Armato di coltello aveva aggredito una ragazza nell'androne di casa Senza permesso di soggiorno, era nel nostro Paese ormai da cinque anni E' stato condannato a due anni e mezzo di carcere senza condizionale Ahmed Bahria, 29 anni, il marocchino che la notte del 4 marzo scorso aggredì nell'androne di casa una giovane torinese e, minacciandola con un coltello, le usò violenza. L'imputato, nato a Casablanca, in Italia da cinque anni, a Torino da uno, ma senza permesso di soggiorno, ha beneficiato dello sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato e di un altro sconto perché incensurato. Il gip Podda ha ammesso a sostegno della vittima l'associazione «Coordinamento donne contro la violenza», rappresentato in giudizio dall'avvocato Romana Vigliani. Alla lettura della sentenza, il marocchino (difeso dall'avvocato Diana) è rimasto impassibile. Interrogato dal magistrato, ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza, affermando però che era ubriaco: «Siamo rimasti a chiacchierare e a ridere sui gradini delle scale», ha detto con un mezzo sorriso. Di tutt'altra opinione, l'avvocato Anna Ronfani, difensore della vittima, -S.M., 22 anni: «Possono essere norvegesi o marocchini, ma i violentatori raccontano sempre la stessa storia, che la ragazza ci stava. Quando si ha un coltello puntato alla gola e con quel coltello il bruto ti ha tagliato i jeans e il collant non credo ci siano molte alternative». L'aggressione è stata brutale. La sera del 4 marzo scorso S.M. saluta il fidanzato che di solito la riaccompagna a casa e prende il tram. E' già passata mezzanotte ma abita in centro e certo non immagina a quale pericolo sta andando incontro. Sul tram un extracomunitario la guarda con insistenza. La giovane scende e si avvia verso casa. Il portone è a pochi passi ma lo sconosciuto si avvicina minaccioso. M. si mette a correre, il tempo di infilare la chiave nel portone, un secondo di troppo perché il marocchino riesce a catapultarsi all'interno. Non ci sono preamboli. Amhed Bahria si esprime in italiano, la sua richiesta è esplicita e brutale. La giovane implora, ma tra le mani del marocchino spunta un coltello e l'arma la fruga sulle carni strappando i jeans e la biancheria. S.M. deve subire la violenza. I genitori abitano al terzo piano. La madre riceve la telefonata del fidanzato, che l'avverte sull'ora in cui la figlia ha preso il tram. In preda ad un oscuro presentimento, indossa la vestaglia e scende le scale. I suoi passi convincono il bruto ad allontanarsi. Il padre che si è affacciato al balcone lo vede fuggire e telefona alla polizia. C'è una volante in zona e i poliziotti arrestano il marocchino a due isolati di distanza. La ragazza viene trasportata al Sant'Anna. Il medico che la visita non ha dubbi, ha subito violenza. Lo stesso sanitario, nel comunicare la notizia al magistrato che conduce l'inchiesta, chiede di sottoporre l'indagato ai test per accertare l'eventuale presenza di virus (epatite o Hiv). Per fortuna, l'unica fortuna che la vittima ha avuto quella notte, l'esito è negativo. Claudio Cera suolo
Persone citate: Ahmed Bahria, Anna Ronfani, Podda, Romana Vigliani
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