Chiarugi più Antognoni
Chiarugi più Antognoni Chiarugi più Antognoni Giancarlo diventa il parafulmine FIRENZE. Almeno è stato rispettato il copione: nessun colpo di scena. Mario Cecchi Gori ieri ha raccontato la nuova svolta tecnica della Fiorentina, l'ennesima in una sorta di cannibalismo che risulta caro economicamente (per i bilanci societari) e deleterio per chi ama la propria immagine pubblica. Spariscono Agroppi, il suo vice Piaceri ed anche il preparatore atletico Di Blasi, assunto solo 60 giorni prima. Dentro Antognoni, promosso direttore tecnico, Chiarugi allenatore, il professor Baccani (antico luminare già posto in pensione) e il giovane Bertelli. Questo valzer ai Cecchi Gori costa 7 miliardi: somma complessiva determinata dagli emolumenti lordi dei vari Radice, Cazzaniga, Fiorini, Agroppi ed eventuali sostituti. Ma la paura è paura. E le bizze vanno pagate. Via dunque il secondo tecnico della stagione, e chiamata a corte delle «antiche bandiere». E' l'ultima speranza. Quando Firenze si accende, arriva sempre Antognoni. Lui fa da pompiere, da parafulmini, da diga. Dietro di lui si nascondono tutti, ora anche i Cecchi Gori. Non ha il patentino di prima categoria? Non può allenare la squadra? Fino ad oggi è stato solo dirigenteaccompagnatore? Allora gli si Hernandez statunitense ha conservato il titolo mondiale Wba dei superpiuma senza scambiare un pugno con Perez messicano: gong, testata reciproca, taglio sulla fronte di Perez, stop e verdetto di no contest. Però c'è chi dopo la sutura ha protestato, dicendo che Perez aveva vinto ai punti. cuce addosso un ruolo nuovo, da pseudo dt. Quello di allenatore era già stato consegnato a Chiarugi, altra bandiera viola. In realtà adesso è la società (ovvero Vittorio Cecchi Gori) a gestire tutto, proprio tutto. L'importante è non dirlo. Unica concessione il nuovo ruolo di Maurizio Casasco, così presentato: supporto ad Antognoni e Chiarugi. Il resto è canonica rappresentazione. Iniziando dalla conferenza stampa ai Parioli di Mario Cecchi Gori: «La Fiorentina, all'unisono, io, mio figlio, i consiglieri e in primis la squadra, abbiamo chiesto ad Agroppi di lasciare le mansioni di tecnico». E quel «in primis» racconta bene del tradimento delle stelle viola (Effemberg, Orlando, Laudrup eccetera) nei confronti dell'allenatore. Più soft altre dichiarazioni: «E' stata una decisione sofferta, diamo la squadra a Chiarugi che ha fatto bene con la Primavera, e ad Antognoni, la bandiera. Radice? No, non si ritorna indietro». E' il momento di remare, prima che la barca affondi. E non fa neppure clamore l'annuncio che Chiarugi (con Antognoni) è solo una «pezza», una soluzione transitoria e che, oramai, è in arrivo Ranieri, l'ultimo tecnico dei Cecchi Gori. La conferma l'ha data lo stesso presidente viola, più con le smorfie e le risatine che con le parole: «Stiamo indagando per trovare il futuro allenatore. Ranieri... Beh, ho detto che l'indagine è iniziata». Alla rappresentazione non si sono esentati neppure Antognoni, Chiarugi e Casasco. La triade si è presentata davanti ai taccuini senza sorrisi. «Antognoni è la bandiera - ha detto il ds - ed avrà compiti molto importanti. Davanti a lui la squadra sarà responsabile del proprio comportamento». Ovvero: campioncini, sbrigatevela voi con i tifosi inferociti. Ed Antognoni ha di nuovo assunto il ruolo di salvatore della patria: «Ho parlato con i giocatori, ho detto che credo in loro e che amo la Fiorentina». Infine Chiarugi, veramente sinergico con i dirigenti: «Chi comanda? Ovvio: la società. La formazione però la faccio io». Sì, lo avevano detto tutti. Magari lo avranno anche fatto, per un po'. Innovazioni tattiche: zona mista, lavoro psicologico sui giocatori, ricerca della serenità. Anche queste cose sentite e risentite. Ma cosa potevano dire di più? Conta una sola cosa: cinque punti per restare in serie A. Alessandro Rialti Luciano Chiarugi con la Fiorentina ha giocato I39 partite (33 gol) vincendo la Coppa Italia nel '66 e lo scudetto nel '69
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