Il ballerino che amava le donne

Impietose le selezioni: sembravano create in un laboratorio biologico BALANCHINE Il ballerino che amava le donne GAMBE lunghissime su cui fiorisce un busto piatto, quasi senza seno. Una testa piccola, da gatto, con occhi immensi, posta su un collo sottile e sinuoso. E' una nuova razza di donne ottenuta da una selezione impietosa. Sono bellezze che sembrano create in un laboratorio di ricerche biologiche. Sono le donne di Balanchine. Le nuove ballerine americane che popolano le danze del maestro della perfezione. E cinque, le più più affascinanti, in momenti diversi occuparono la vita del coreografo che amava le donne morto dieci anni fa, il 30 aprile del 1983: Tamara Geva, Alexandre Danilova, Vera Zorina, Maria Tallchief, Tanaquil Ledere. Fra tutte la più bella, la più amata, la perfetta, quella che non potè sposare: Suzanne Farrel. Erano ineffabili sirene soggiogate dal maestro. «Mentre danzo e vedo il mio dito mignolo bene in fuori, mi dico "è per mister B." Può darsi che nessuno se ne accorga in sala. Ma lui lo vede e lo apprezza» diceva Suzanne, che con la sua sublime bellezza, con quella giovinezza che gli ricordava ad ogni istante come per lui invece gli anni fossero inesorabilmente passati, lo fece soffrire di più. Gli si sottrasse definitivamente il giorno in cui sposò un danzatore della compagnia, il peruviano Paul Meija. Mister B. le rese la vita impossibile e lei dovette andarsene per sei anni da Béjart. Una storia analoga a quella di Vaziav Nijinskij, ripudiato da Sergej Djagilev quando sposò Romola de Pulszky. Ma intanto lui continuava ad estrarre dalla cornucopia ballerine sempre più giovani. Abbellite dal suo sguardo, superdotate tecnicamente. Le trovava nella sua School of American Ballet. Le sceglieva quando i loro corpi erano ancora flessibili e malleabili. Fiori di serra, orchidee che diventavano soliste a 16, 17 anni. Ogni stagione una nuova «baby ballerina»: Patricia Mac Bride, Kay Mazzo, Suzanne Farrel, Gelsey Kirkland, Maria Calegari, Lourdes Lopez. Erano già vecchie a 25 anni e nessuna di loro divenne star. Perché la vera star del New York City Ballet, era lui: Georgi] Melitonovich Balanchivadze, nato da famiglia georgiana, il 9 gennaio del 1904, a Pietroburgo. Entrato nel 1913, alla Scuola Imperiale di Balletto, fedele suddito dello zar, ne esce diplomato nel 1921 in piena era sovietica. Lascerà il paese dei Soviet nel 1924 non prima di essere entrato in contatto con i due più interessanti e innovativi coreografi della scena russa: Kasjan Golejzovskij e Feodor Lopuchov. Le loro innovazioni, cancellate dallo stalinismo, sopravviveranno proprio nel lavoro di Balanchine, che grazie alle sue superbe ballerine, porterà al massimo della distorsione contemporanea il vocabolario classico. Perché come i grandi di questo sscolo, come Picasso, come Stravinskij, Balanchine attraversa da protagonista le bufere artistiche del '900 per approdare ad un moderno classicismo. Non volge le spalle alla danza accademica, ma ne porta alle estreme conseguenze il linguaggio. Abolite le gerarchie, le differenze fra corpo di ballo e stelle, la sua compagnia, il New York City Ballet, nato nel 1948, diventa lo strumento malleabile per i balletti concertanti, nati dall'astratto interagire dei danzatori. Con i loro corpi scolpisce perfette traiettorie, disegna cieli sereni di inavvicinabile bellezza. Anche quando il sentimento ha la meglio sul rigore: nascono allora capolavori di nostalgia per Pietroburgo («Ballet Imperiai») o per l'amato Ciaikovskij («Serenade», «Theme and variations». Ma la grande collaborazione sarà con Stravinskij. A partire da (Apollon Musagète» del 1928. Dopo un periodo in Francia con i Ballet Russes di Djagilev, Balanchine nel 1934 sbarca in America. In piena crisi economica, mentre Martha Graham con la danza moderna affronta le profondità dell'animo in una rilettura freudiana della tragedia, lui avanza per le strade dell'astrazione. Ma la crisi economica gli impone per sopravvivere di ripiegare su Broadway. Nascono le coreografie per il musical «On Your Toes», e quell'amore per il teatro musicale che tornerà molti anni dopo nel balletto «Who cares» su canzoni di Gershwin. La creazione della compagnia gli dà la possibilità di dare vita, fra il '48 e l'83, ai grandi capolavori della maturità: «Concerto Barocco», «Quattro temperamenti», «Sogno di una notte di mezza estate» per citarne alcuni. Molti prendono forma ancora con musiche di Stravinskij. Da «Baiser de la Fée» ad «Agon», da «Uccello di Fuoco» a «Monumentum prò Gesualdo». Sempre all'insegna della fedeltà a una danza accademica distorta per disegnare mondi moderni. Sembrava che su questo cammino Balanchine avesse raggiunto il punto più lontano e che oltre non si potesse andare. Ma il lavoro di William Forsythe, ideale erede di Mister B., sta lì a dimostrare che la strada del classicismo è ancora lunga e che si può fare di più. Sergio Trombetta Nei dieci anni dalla morte si celebra in tutto il mondo l'arte del grande coreografo russo, amico di Stravinskij Cinque, le più belle, tutte molto giovani occuparono la vita del maestro. La prediletta fu Suzanne Farrel ma non potè sposarla Impietose le selezioni: sembravano create in un laboratorio biologico Bianchine con Tanaquil Ledere durante una prova. A destra, il coreografo è con Suzanne Farrel. Nella foto piccola, Vera Zorina

Luoghi citati: America, Francia, New York, Pietroburgo