Mai esistito un milione di italiani di Maria Corbi

L'Unione italiana consumatori: un espediente per avere più finanziamenti L'Unione italiana consumatori: un espediente per avere più finanziamenti Mai esistito un milione di italiani / Comuni hanno barato sui dati dei residenti ROMA. All'improvviso gli italiani si scoprono meno numerosi di quanto pensassero. E non di poco. Le cifre dell'Istat parlano chiaro: dalle Alpi alla Sicilia, passando per le isole, si contano un milione e mezzo di abitanti in meno. Invece di 57 milioni 746 mila 163 persone nel Bel Paese ne risiedono «soltanto» 56.411.290. Ma dove è andato a finire questo esercito di italiani fantasma che registrato nelle anagrafi non risulta all'ultimo censimento? All'Unione italiana consumatori pensano di avere scoperto il trucco. I Comuni barerebbero infatti sul numero dei residenti gonfiando i dati per godere di maggiori trasferimenti finanziari dallo Stato. Il gioco è, o almeno sembra, semplice. Uno dei sistemi più usati è quello di far risultare iscritto anche chi vive all'estero. Colpa, minimizzano all'Istat, «della non soddisfacente situazione delle anagrafi». Dove, si sa, pasticci, ritardi e incroci nelle registrazioni sono inconvenienti di tutti i giorni. Presto, annunciano all'Istat, non ci saranno più questi problemi perché i nuovi strumenti telematici permettono di fotografare con molta esattezza la consistenza della popolazione e la legge per l'anagrafe degli italiani all'estero ha ridotto il numero degli imbrogli. Inoltre, in merito all'interpretazione offerta dall'U- nione consumatori, l'Istituto di statistica precisa che i dati in questione «sono vecchi» e sono stati «diffusi il 24 marzo alla presentazione dei risultati provvisori del censimento». «E' una differenza fisiologica - aggiunge l'Istat - e le cause potranno essere individuate quando saranno disponibili le cifre definitive». Intanto, però, la classifica delle regioni dove abbondano gli italiani fantasma vede in testa quelle del Mezzogiorno. Sul podio salgono Campania, Calabria e Sicilia, dove, fanno sapere all'Istat, le anagrafi funzionano peggio. In provincia di Napoli, ad esempio, sono state censite 192 mila persone in meno di quelle registrate; a Catania 58 mila e a Catanzaro 49 mila. C'è chi dietro questi dati gonfiati vede anche le tessere fasulle dei partiti. Non ci crede Vincenzo Dona, segretario generale dell'Unione italiana consumatori, che per primo ha chiesto chiarezza su questo fenomeno delle «anime perse». «Non credo che il proble¬ ma sia questo. E' solo che i Comuni gonfiando la popolazione ottengono maggiori contributi». Trovato l'errore adesso bisognerà, avverte l'associazione di categoria, «rivedere tutti i conti nazionali fatti negli anni passati. I dati globali non cambiano, ma quelli procapite vanno ricalcolati». Infatti, vista la presenza dei «fantasmi» i conti sarebbero stati sbagliati per difetto. Così si scopre che nel 1990 non bevevamo 60,5 litri di vino a testa, ma 62. E alla luce della scoperta bisognerà rivedere anche altre certezze statistiche. Come la densità demografica: tolti i «finti» italiani siamo più larghi con 5 persone in meno a chilometro quadrato. 0 i giorni di vacanza di cui abbiamo goduto: non più 18 ma 18 e mezzo. 0, ancora, le tasse pagate che, tolti i consumatori fittizi, aumentano di 132 mila lire. Naturalmente abbiamo anche guadagnato di più. «Ogni italiano - calcola l'Unione consumatori ha avuto 558 mila lire in più di reddito lordo». Una bella notizia, anche se il dato contabile non ci farà trovare in tasca questi soldi, cui ne segue una pessima. «Se lo Stato - avverte l'associazione - ci chiamasse a ripianare il disavanzo di 158 mila e 480 miliardi, ognuno di noi dovrebbe contribuire per 2 milioni e 815 mila lire, anziché 2 milioni e 750 mila lire». Maria Corbi Secondo la denuncia gli enti locali truccherebbero le cifre dei servizi anagrafici Il fenomeno diffuso soprattutto al Sud Il record negativo spetta a Napoli seguita da Catania e Catanzaro

Persone citate: Vincenzo Dona