«Papà il nuovo re sono io»

L'Unione Monarchica: ecco i documenti con cui Vittorio Emanuele detronizzò Umberto II L'Unione Monarchica: ecco i documenti con cui Vittorio Emanuele detronizzò Umberto II «Papà, il nuovo re sono io» «Così avvenne il golpe in casa Savoia» «Abbiamo le prove. Ecco come e quando Vittorio Emanuele detronizzò il padre Umberto II. Per questo, ora, lui non è più l'erede al trono». Golpe in casa Savoia, atto II. L'Unione Monarchica, che la scorsa settimana raccontò di una singolare guerra fra padre e figlio (subito smentita da quest'ultimo), ora tira fuori dai cassetti nuove prove. E intanto cresce ancora la polemica con l'Italia, destinataria per testamento dei documenti pubblici e privati del «re di maggio», che ne ha invece ricevuti meno della metà. Il «golpe». Lo proverebbero due distinti documenti, anche se alcuni storici sostengono che si tratta di apocrifi. I monarchici dell'Umi affermano invece di avere fatto accurate ricerche presso Godart E. Lucien, notaio con studio a Ginevra, dove i due testi sarebbero stati depositati il 15 e 16 dicembre del 1969, alla presenza dell'ex Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, Giordano Gamberini (che però nega), e di altri testimoni. E giurano che le carte, «la cui paternità non è stata mai smentita dal diretto interessato», dicono sempre i monarchici, sono autentiche e delegittimerebbero automaticamente dalla successione Vittorio Emanuele, senza che ci sia bisogno di tirare fuori i documenti con il quale il padre avrebbe avviato la pratica per diseredare il figlio. E l'Umi ha affidato ad un'agenzia di stampa i due atti con i quali il primogenito del «re di maggio», proclamandosi unilateralmente re, avrebbe detronizzato il padre, incorrendo, così si sostiene, nel reato di «fellonia» e «alto tradì- mento». Colpe gravissime, per le quali il codice Rocco prevedeva addirittura la pena di morte. Il principe. Vittorio Emanuele, da Ginevra, dice di essere assolutamente tranquillo. Saputo delle nuove rivelazioni ha affidato al suo avvocato torinese, Giuseppe Morbilli, il compito di replicare, limitandosi a ripetere che «il rapporto fra me e mio padre è sempre stato ottimo, e chi annuncia di avere nuovi documenti dice cose false, che non può dimostrare». «E' arrivato il momento di smetterla - continua l'avvocato Morbilli - e lo prova il fatto che se l'Unione Monarchica avesse davvero in mano quei documenti non esiterebbe un istante a mostrarli. Cosa che non può fare». Vittorio Emanuele, dice il suo legale, «non ha mai preso decisioni simili e non può aver firmato di suo pugno alcun documento che lo mettesse in contrasto con il padre. E non è neppure vero che in quell'epoca il re non stesse bene: godeva di ottima salute, e la sua malattia ha cominciato a manifestarsi solo cinque-sei anni dopo». Casa reale non aggiunge nient'altro, se non l'intenzione di querelare «chi costruisce a tavolino le prove di contrasti inesistenti». I monarchici. Anche l'altra metà dei nostalgici, quelli del- l'Alleanza Nazionale Monarchica, si rivolgono al giudice. Ma contro Otello Pagliai, autore di un libro sul trono dei Savoia. L'avvocato Roberto Vitucci Righini, presidente dell'associazione, replicando anche al direttore dei beni Archivistici italiani, Salvatore Mastrucci (che aveva paventato l'ipotesi di una vertenza nei confronti degli eredi Savoia per gli incartamenti mancanti da quelli finora pervenuti allo Stato) ha spiegato che non gli risulta «l'esistenza di una valida scheda testamentaria che attribuisca all'Italia o all'archivio di stato di Torino, i documenti storici di casa Savoia. Immediata la replica di Mastrucci: «Abbiamo il buon diritto ad avere tutti i documenti dei Savoia. Questo per tre ragioni: 1 ) il legato acquisito dall'Italia con un decreto del Presidente della Repubblica del 1984. La volontà di Um¬ berto fu infatti accolta, secondo le norme, con un provvedimento presidenziale; 2) questa volontà testamentaria non è stata mai impugnata dagli eredi in 10 anni; 3) la consorte di Umberto, Maria José, ha sempre ribadito l'intenzione di adempiere alla sua volontà». L'ha fatto anche tre giorni fa, con una lettera al ministro Ronchey. Il giallo. C'è una nuova traccia per arrivare ai 129 plichi spariti dall'archivio Savoia, quelli con i documenti del periodo 1880-1982. Una «fonte ben informata» avrebbe rivelato all'AdnKronos che «gran parte dei documenti si troverebbe nell'abbazia di Hautecombe, dove Umberto II è sepolto e dove venivano seppelliti tutti i membri della famiglia reale che morivano all'estero». Flavio Corazza Ma il principe nega e annuncia «Mai prese quelle decisioni Sfido chi mi sta calunniando» Nuovo giallo sulle carte sparite sarebbero in un'abbazia francese A sinistra Vittorio Emanuele, sopra il padre Umberto II e, sotto ai due decreti «contestati», documenti di Umberto II custoditi a Torino

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Savoia, Torino