Guerra di Bosnia tra Clinton e Pentagono

Frenetiche consultazioni con Major e Mitterrand. Contrari anche due americani su tre Frenetiche consultazioni con Major e Mitterrand. Contrari anche due americani su tre Guerra di Bosnia tra Clinton e Pentagono Il Presidente vuole bombardare i serbi: no dei militari WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con una certa riluttanza e dovendo fronteggiare forti obiezioni da parte del Pentagono, Bill Clinton ha passato una parte della giornata di ieri al telefono per ottenere da Francois Mitterrand e John Major l'assenso su un limitato bombardamento di obiettivi militari serbi. . . Dopo aver promesso in campagna elettorale che sarebbe stato molto più deciso di George Bush nel punire l'arroganza serba, Clinton, pressato anche da una rivolta di diplomatici all'interno del dipartimento di Stato, sente di dover fare qualcosa per allontanare da sé il rischio di nuove accuse di incoerenza. Ma, proprio ieri, la presa di posizione di un altissimo ufficiale del Pentagono gli ha creato un serio problema. L'ammiraglio David Jeremiah, vice del capo di tutti gli Stati Maggiori, generale Colin Powell, e, quindi, numero due del Pentagono, ha sostenuto, in poche e chiare parole, che l'intervento militare sarebbe inutile, pericoloso e, oltretutto, non potrebbe non comportare un certo costo di vite umane anche nella popolazione civile. «Se pensate che un bombardamento aereo sarebbe un'azione indolore, vi sbagliate perché ci sarebbero certamente danni militari collaterali», ha affermato l'ammiraglio. Jeremiah ha messo in evidenza che il tempo cattivo e, soprattutto, la particolare conformazione del terreno jugoslavo, che è collinoso e ricoperto da boschi, ben altra cosa dal deserto iracheno a kuwaitiano, consentono ai partigiani serbi di trovare agevoli nascondigli. Gli aerei americani, per scaricare bombe con un'accettabile precisione, dovrebbero volare basso e, di .conseguenza, esporsi al fuoco della contraerea nemica. Perdipiù risulta che i serbi hanno nascosto parecchie delle loro armi in granai, scuole e chiese. Di conseguenza, al rischio di venire abbattuti, si aggiunge quello, da Jeremiah ritenuto quasi una certezza, che parecchi civili paghino il conto dei bombardamenti. Anche se non espressa aper¬ tamente, è nota anche la contrarietà di Powell, che si aggiunge a quella del comandante delle forze aeree Nato a Bru- ' xelles, generale Vincent. Tre settimane fa, il generale John Shalikashvili, comandante supremo delle forze Nato in Europa, aveva espresso forti dubbi, in una testimonianza di fronte al Congresso, sulla possibilità che il bombardamento alleato spinga i serbi a accettare la pace. Nello stesso tempo, un sondaggio pubblicato ieri da «UsaToday» ha segnalato che il 62 per cento degli americani si oppone all'intervento, mentre solo il 30 per cento si è espresso a favore. Ma, ciononostante, Clinton, per onorare le sue prese di posizione passate, qualcosa deve fare. Così, ieri, il segretario di Stato Warren Christopher, ha reso noti alcuni «rigorosi criteri» da lui messi a punto e considerati come condizioni necessarie per l'avvio di un piano di bombardamenti. Si tratta di quattro punti: primo, l'obiettivo da raggiungere deve essere molto chiaramente indicato al popolo americano; secondo, ci deve essere una forte probabilità che l'intervento venga coronato da successo; terzo, deve essere prima elaborata una strategia di rientro (non meglio precisata); quarto, la strategia generale deve avere il sostegno del popolo americano. Con queste premesse e visto che i serbi hanno risposto all'avvio delle sanzioni dell'Orni scatenando ieri una serie di attacchi in Bosnia, è possibile che Clinton ordini un qualche tipo di intervento. Ma, molto probabilmente, si tratterebbe di un'azione molto limitata e essenzialmente dimostrativa. Paolo Passarmi LE OPZIONI MILITARI IN BOSNIA BOMBARDARE LE LINEE DI RIFORNIMENTO Il mandato dell'Orni in Bosnia è di ricorrere a «tutti i mezzi possibili» per distribuire cibo e medicine ai civili. Si potrebbero quindi colpire le linee di comunicazione dei serbi bosniaci, che, per continuare la loro offensiva, ' dipendono dai rifornimenti che provengono da Belgrado. Si metterebbe in forse l'efficienza bellica dei serbi bosniaci. CONTRO Implicazioni Difficilmente, un blitz aereo è decisivo. Le conseguenze militari sarebbero a lungo termine. BOMBARDARE LE POSTAZIONI D'ARTIGLIERIA Può ottenere l'autorizzazione dell'Orni. I Indebolirebbe o interromperebbe l'assedio di Sarajevo, Srebrenica e di altre enclaves musulmane. CONTRO La distruzione «chirurgica» delle artiglierie è improbabile. Per rappresaglia, i serbi bosniaci potrebbero colpire i Caschi Blu. ^/Implicazioni Verrebbe messo in forse il mandato dei Caschi Blu e delle altre associazioni umanitarie. OPZIONE ( 3 BOMBARDARE LA SERBIA La concezione prevalente è che un'azione del genere richiederebbe una nuova risoluzione dell'Onu. II Potrebbe convincere il presidente Milosevic a premere sui serbi bosniaci perché sottoscrivano il piano di pace Vance-Owen. CONTRO Milosevic potrebbe estendere il conflitto al Kosovo e alla Macedonia. jfj Implicazioni La Russia bloccherebbe il «sì» dell'Onu. Molti Paesi Occidentali hanno delle riserve. RINFORZARE LE ZONE PROTETTE L'autorizzazione concessa ai Caschi Blu di difendersi potrebbe giustificare l'uso della forza per garantire delle zone protette per bosniaci. Ma Russia e Cina sostengono che questo richiederebbe una nuova risoluzione Onu. I! La comunità internazionale potrebbe proteggere i musulmani bosniaci. CONTRO Creare delle enclaves musulmane significa accettare il principio della pulizia etnica e indebolisce il piano Vance-Owen che cerca di evitare una spartizione della Bosnia. f) Implicazioni Si dovrebbe aumentare il contingente dell'Onu e dovrebbero intervenire anche forze di terra Usa. ARMARE I MUSULMANI Dato che l'embargo sulle armi comprende tutte le Repubbliche dell'ex Jugoslavia, la risoluzione Onu dovrebbe essere modificata. da PADDY ALLEN, THE GUARDIAN 11) lmP" Dare armi ai musulmani consentirebbe di evitare un intervento militare dell'Occidente e avrebbe l'appoggio dei Paesi islamici. ini CONTRO icazioni Molti Paesi ritengono che si scatenerebbe una nuova corsa alle armi nei Balcani, minacciando la missione umanitaria dei Caschi Blu. Si rischia un'escalation e si. aprirebbe un possibile scontro nel consiglio di Sicurezza.