Vìnti irriducibili e convertiti nella nuova Repubblica degli ex di Renato Altissimo

if-t titi if-t Vìnti, irriducibili e convertiti nella nuova Repubblica degli ex RI I OGGI GLI ORFANI DELLA POLTRONA OROMA UANTI «ex». Così tanti e tutti insieme che già adesso viene da chiedersi dove mai potranno finire questi «ex». Ex presidenti, ex ministri, ex segretari, ex vicesegretari, ex capigruppo, ex parlamentari, ex sindaci. Esaurite le poltrone, si passa all'abbandono dei partiti: ex democristiani, ex socialisti, ex liberali... Quasi mai, in questi tempi turbolenti, si diventa «ex» sull'onda del successo. Naturalmente c'è modo e modo per essere «ex», con maggiore, minore o addirittura senza alcuna consapevolezza di essere un «ex». Questi ultimi «ex», i più bizzarri, c'è da credere che prima o poi lo capiranno. In questa specie di «Repubblica ombra degli "ex"» le sottospecie sono parecchie. Si comincia, ovviamente, dal fondo. PS IMO GIRONE GUAI Al VINTI Motto: «Lasciate ogni speranza, voi che entrate». Per l'inedito silenzio con cui si sono defilati si segnalano l'ex leader psdi Vizzini, senza parole dal 29 marzo e l'ex capogruppo de al Senato Gava. Muto come un pesce dopo la sospensione dalla de l'ex ministro Bernini. Ex membro della direzione, anche Sbardella pare assestarsi sulla linea (tattica?) del «desaparecido capitolino». A Milano funziona più o meno così con l'ex sindaco Pillitt eri. A Napoli l'ex ministro De Lorenzo è divenuto meno impulsivo. Tra rassegnazione e spirito sportivo («Si vince, si perde, è la vita») l'ex ministro De Michelis. Personaggi certo sobri, ma non del tutto convinti di aver toccato proprio in questi giorni il punto più basso della loro carriera come l'ex segretario Forlani (che ha scritto ai giornali per chiarire che possiede due case e non cinque) e l'ex ministro Goria (si è dichiarato ufficialmente disoccupato, però «la vita è lunga») introducono a un altro genere di «ex». Quelli che ancora non hanno capito bene il momento, si agitano moltissimo, danno prova di un egocentrismo che nel caso di Craxi, ex segretario, ex presidente, e di Andreotti, ex quasi tutto, si trasferisce nella denuncia di complotti. Tra furbe autosospensioni («Torno per un po' a essere solo un privato cittadino») e improbabili promesse («Se ci sarà un solo minimo coinvolgimento, me ne andrò») oscillano rispettivamente gli ex ministri Prandini e Cirino Pomicino. Quest'ultimo ha il record di tre avvisi di garanzia in 24 ore. «Soffocato dall'amarezza» e con «una gran voglia di mollare tutto», non senza però aver denunciato Forattini, l'ex ministro Scotti fa da cerniera con quelli che ancora ci sperano, di non essere «ex». L'ex segretario milanese del psi Bobo Craxi dice che non si ripresenta perché «stavolta salto un turno». L'altro recordman, Citaristi, ex cassiere de, ha avuto il coraggio di rispondere a una domanda di un giornalista che voleva fare effetto: «Se mi vorranno, non mi tirerò indietro». E se l'ex cassiere de Moschetti cita Lou Tzu e tiene ancora in vita il suo telefono verde «Dialogo attivo», sul fronte opposto, a una giornalista che gli chiedeva un commento sulle disavventure giudiziarie in Calabria l'ex ministro Misasi si è negato con le parole: «Abbia un po' di umanità». C'è da dire che almeno Misasi è un «ex» che dalla politica ha avuto moltissimo. Mentre la crudeltà dei tempi prevede anche giovani promettenti che hanno ballato una sola estate: l'ex vicesegretario de Lega, per 24 ore candidato alla segreterìa, l'ex responsabile organizzativo Baruffi, l'ex sottosegretario abruzzese Ricciuti, che ha i suoi guai per un pranzo elettorale per 800 coperti nel ristorante «La Gioia». In qualche modo anche il giovanissimo, non ancora ex capo dei giovani del psi Josi. SECONDO GIRONE NON UNENDOSI MAI Motto: «E no che non mi schiodo! E no che non mi schiodo, non mi schiodo, non mi schiodo...» (Jovanotti). Sono gli «ex» che fra drammi, pianti, lettere e promesse hanno fatto capire che se ne andavano, però non si era capito tanto bene. Loro avevano detto solo: «Arrivederci». Martelli, ex ministro ed ex capo dell'opposizione nel psi. In meno di un mese s'è «impannellato», come diceva Craxi, e adesso, senza neanche un mesetto di assenza dalla scena vuol fare anche una rivista che si chiamerà «I democratici». La Malfa, ex segretario pri, è un altro «ex» che quasi tutti credevano definitivo e invece era provvisorio. Non «ex segretario», dunque, ma «segretario dimissionario». A oltranza. Ancora più emblematico oltre che in linea con le massime jova- nottee (che si è dichiarato liberale) il caso di Altissimo, ex segretario del pli, passato in poche settimane dalla richiesta - per fare colpo dell'«asilo politico» al ripensamento, e poi dal congresso allo scioglimento del partito (il tutto ai danni di Patuelli). Anche l'ex liberale Biondi si dà un gran da fare, mentre l'ex capogruppo Battistuzzi non sembra neanche lui il tipo che se ne sta con le mani in mano. Quindi il gruppetto di «ex» intermittènti, cioè quelli che a differen- za del profetico Cariglia (lui se n'è guardato bene) si sono dimessi, o almeno hanno fatto la mossa, hanno visto che effetto faceva e adesso fanno finta di niente. L'ex (?) presidente dei deputati socialisti La Ganga, o Margherita Boniver che l'altro giorno ha spiegato le differenze tra «dimettersi» e «rimettere il mandato». Nella categoria dei «sugheri», di sperimentatissimo galleggiamento, l'ex ministro Signorile, unking maker con guai giudiziari, e l'ancora sovrintendente all'Opera di Roma Giampaolo Cresci che dopo aver resistito a un drastico commissariamento se l'è presa per radio con gli intellettuali «segaioli». Dell'ex sindaco di Roma Carraro si può come minimo ammirare l'attaccamento a quella funzione. Di De Mita è giusto ricordare la risposta a chi gli aveva chiesto cosa provava dopo essersi dimesso dalla presidenza della Bicamerale: «Un senso di liberazione». Più o meno lo stesso provato dopo aver lasciato la presidenza della de. E prima la presidenza del Consiglio e prima ancora la segreteria. TEMO GIRONE LA RICONVERSIONE PRODUTTIVA Motto: «Tutto si crea e tutto si ricicla». In linea con le tendenze anticonsumistiche degli Anni Novanta, c'è l'«ex» che in qualche settimana da ministro craxi ano diventa portavoce verde via Alleanza democratica. Ma la seconda Repubblica non sarà matrigna con Ripa di Meana. Né con l'«ex» del Quirinale Cossiga, reduce dagU Usa, né tantomeno con l'«ex» di Palazzo Chigi Amato. In fondo Mastella ha chiesto scusa agli italiani, e la lotti presiedeva prima e presiede adesso. Dopo tutto Del Turco ha cambiato lavoro e Ingrao ha scoperto la tv. La vita continua e bisogna pur sempre «evitare gli sbandamenti», come suggerisce l'ex ministro dei 110 all'ora Ferri. Filippo Ceccarelli Allontanati dal Palazzo, hanno perso tutto e qualcuno anche il partito Dove finirà l'esercito in rotta dei politici? Nilde lotti e il nuovo verde Ripa di Meana Antonio Gava, Vincenzo Scotti e Franco Evangelisti (a destra) Da sinistra, il socialista Franco Carrara, ex sindaco di Roma, e Renato Altissimo, segretario del partito liberale

Luoghi citati: Altissimo, Calabria, Meana, Milano, Napoli, Roma