Ebrei il Medioevo cristiano fu la culla del razzismo? di Gabriella Bosco
polemica. Lo studioso americano Yerushalmi: non è vero che l'antisemitismo è figlio della modernità polemica. Lo studioso americano Yerushalmi: non è vero che l'antisemitismo è figlio della modernità Ebrei, il Medioevo cristiano fu la culla del razzismo? PARIGI ANTISEMITISMO rinasce o non è mai morto? Di fronte al nuovo dilagare di atteggiamenti discriminatori, la rivista Esprit prende posizione pubblicando nel numero appena uscito un articolo dello studioso americano Yosef Hayim Yerushalmi (professore di storia ebraica, autore di Zakhor e del saggio recentemente edito da Fayard De la cour d'Espagne au ghetto italien) con il titolo «Metamorfosi del razzismo e dell'antisemitismo». Yerushalmi denuncia come pericolosamente rassicurante la visione che separa l'antisemitismo religioso premoderno (cristiano) da quello laico moderno (politico). Con una serrata analisi comparativa tra Spagna me¬ dievale e Germania nazista, lo studioso dimostra come «ogni visione ostile degli ebrei che affermi, anche implicitamente, la permanenza dei loro difetti debba già essere considerata fondamentalmente o perlomeno potenzialmente razzista». Yerushalmi rifiuta «il postulato, mai criticato, di una incompatibilità di principio tra cristianesimo e concezioni razziali» e individua nel Medioevo cristiano un «razzismo antiebraico latente», un «protorazzismo». E' sua precisa convinzione che chi distingue e separa i due momenti manca di «una percezione del processo dinamico che ha generato l'antisemitismo razziale». L'articolo passa per tre fasi: la prima analizza la condizione dei conversos, gli ebrei cristianizzati a forza nella Spagna medieva- le, ancora più intrinsecamente discriminati dopo la «conversione» rispetto a quando erano ebrei dichiarati e riconoscibili. Poi Yerushalmi enuclea i punti di contatto tra la condizione dei conversos e l'assimilazione degli ebrei nella Germania del XIX secolo, fomentatrici entrambe di risentimento sociale destinato a perpetrarsi di generazione in generazione. Infine, mettendo a profitto le rispondenze individuate, lo studioso afferma l'esistenza di «strutture profonde», «schemi generali» cui attinge la mentalità razzista in ogni sua formulazione storica. E denuncia la responsabilità di chi, non volendo credere che esistono, continua a fidare neLT «integrazione». Lo sbaglio a suo avviso risiede in un punto preciso su cui si accordano quasi tutti gli studi sull'ascesa dell'antisemitismo razziale in Germania. Quasi tutti, afferma Yerushalmi, cominciano con l'esaminare le condizioni in cui è nato l'antisemitismo politico intorno agli anni 18701880. Spesso più descrittivi che analitici, tutti questi studi si soffermano sui ben noti apostoli del razzismo antisemita, Wilhelm Marr o Eugen Dùhring, e si contentano - per quel che riguarda le origini - di invocare influenze esterne, che siano individuali (Gobineau, Renan) o culturali (i grandi temi razzisti apparsi allora nell'antropologia, nella biologia, persino nella linguistica, poi applicati agli ebrei). Tutti, qui sta il punto, sono concordi nel ritenere che l'antisemitismo razziale sia una conseguenza della secolarizzazione, l'espressione di un rigetto in blocco del passato religioso. E' corrente, scrive Yerushalmi, vedere nella «componente razziale dell'antisemitismo un fenomeno intrinsecamente moderno che instaura una rottura radicale con la concezione medievale cristiana degli ebrei, tanto da diventarne la vera e propria antitesi». «Ecco dov'è - dice lo studioso che la comparazione con il caso iberico rivela tutto il suo interesse». Nella Spagna medievale profondamente cristiana, egli afferma, un antisemitismo anticristiano dichiarato sarebbe stato inconcepibile. Quand'anche un Marr o un Dùhring fossero esistiti, sarebbero morti sul rogo. E ciononostante, «un antisemitismo a connotazione nettamente razziale si sviluppò in tutta la penisola». Ciò prova, conclude lo studioso, che voler considerare l'antisemitismo cristiano e quello anticristiano come due alternative opposte porta a mancare il bersaglio, fa perdere di vista il punto storicamente essenziale. La rivista Esprit chiede agli storici di dare risposte a Yerushalmi. Gabriella Bosco Un'immagine del tempo delle leggi razziali in Italia. Nella foto piccola il positivista francese Ernest Renan: le sue opere influenzarono il razzismo antisemita
Persone citate: Ernest Renan, Esprit, Eugen Dùhring, Gobineau, Marr, Wilhelm Marr, Yosef Hayim Yerushalmi
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