La carica dei VANDALI

«Graffiti» sui monumenti, tombe scoperchiate, colate di cemento: il «nuovo» avanza e con lui i barbari del 2000 «Graffiti» sui monumenti, tombe scoperchiate, colate di cemento: il «nuovo» avanza e con lui i barbari del 2000 La carica dei VANDALI L Papa Leone I andò incontro a Genserico, re dei Vandali, sotto le mura di Roma: «... e per volontà di Dio le sue suppliche mitigarono Genserico al punto che si astenne da incendi, stragi e supplizi, benché tutto fosse in suo potere...». Stando à Prospero d'Aquitania, i Vandali che saccheggiarono Roma nel 455 d.C. non erano .poi così intrattabili. Per cacciarli ci vollero quasi 80 anni e un condottiero bizantino, il celebre Belisario. I «nuovi vandali», invece, quelli che popolano le nostre giornate da basso impero, non riesce a fermarli nessuno. La loro attività è febbrile, ha varianti infinite: scalano statue per farsi fotografare in braccio a Ercole, spezzano zampe di cavalli e dita di eroi, tagliano capezzoli di ninfe, scoperchiano le tombe, rubano i fiori dalle aiuole, i cigni dai laghetti. Fanno razzia di carta igienica negli ospedali e sui treni. A Venezia rubano, come souvenir, frammenti della città: sull'ultimo numero di Bella Italia un lettore denuncia che il pavimento-mosaico della basilica di San Marco si sgretola, la gente passa e «intasca» le tessere. Ai virtuosi delle bombolette spray ha dichiarato guerra il ministro per i Beni Culturali Alberto Ronchey, già impegnato nell'imponente sforzo di rinnovare i musei italiani. Contro i maniaci dell'esternazione murale si scaglia anche Fulco Pratesi, nella sua ultima rubrica sulla Nuova Ecologia intitolata «La sublime arte dei vandali». Il leader verde se la prende con i «graffi tari» e contro chi li difende. In particolare con Roberto De Angelis, ricercatore dell'Università La Sapienza di Roma: secondo lo studioso, gli appartenenti al mo vimento Hip-Hop, che si espri me attraverso «i graffiti, il rap e la break-dance», possono «vei colare i loro contenuti politici in senso lato, come la riappropria zione degli spazi». Le loro, spie ga De Angelis, sono le uniche forme di espressione che si oppongono alle svastiche. Pratesi è sferzante: i graffitari «decorano con grazia e stilizzata raffinatezza superfici altrimenti nude e squallide come i basa menti dei palazzi, gli intonaci antichi, le pareti delle stazioni, i vagoni del metrò». Eppure, «incredibile a dirsi, tanti si ostina no a combattere questo tipo di creazione. I soliti barbogi privi di fantasia e di senso del moder no si permettono di criticare e condannare le nuove forme di arte che vernici spray e pennarelli stanno portando sui muri e sui monumenti delle nostre città» Inutile illudersi: se «il nuovo avanza» dietro di lui c'è anche l'esercito dei nuovi barbari. Fe derico Zeri ha poche speranze di riuscirlo ad arginare: «E' incre dibile! - sbotta pensando all'ennesimo scempio di Firenze, in Piazza della Signoria -. E le guardie? Dov'erano le guardie? Le danno ai Forlani, ai Gava, ai Cirino Pomicino. Spariscono i sorveglianti, le cancellate, così la teppa si sfoga, dilaga la cultura del borgataro e del "sottoproletariato esuberante". Già, si dice che difendere l'arte è segno di cultura borghese. Quando si voleva mettere una copia al Marco Aurelio, tutti a piangere: "No, la copia nooo". Davanti al Panteon giocano a calcio, prendono a pallonate il portone. Alla mattina è pieno di vomito, escrementi, siringhe. Nei giardini ci sono migliaia di statue distrutte. Ma glielo lasci distruggere questo Paese. Un Paese di cretini». Fulco Pratesi non è più ottimista: «Sul buco d'ozono siamo tutti d'accordo, ma quando scendiamo a parlare dei comportamenti di ogni giorno allora vediamo che la barbarie ci circonda». Qualche esempio? Con il leader verde facciamo una sommaria carrellata di neovandalismi. «I "graffitari" sono in diminuzione - dice Pratesi - mentre non accenna a diminuire quella che io chiamo la peste del "rosso e bianco": le lattine di Coca-Cola e i pacchetti di Marlboro gettati ovunque. Tra i neovandali metto anche le cosiddette "orchestre viaggianti", quelle che si sentono arrivare con stereo e tamburi a tutto volume 50 metri prima». Michele Serra, nella sua celebre polemica contro gli equipaggi delle Volkswagen Golf, li aveva definiti «cerebrolesi». Altrettanto barbarici, molti antifurto di auto e alloggi. «Poi - continua Pratesi - ci sono gli attacchini abusivi, quelli che incollano manifesti dappertutto, anche sulle lapidi. Incollano e spariscono. Ci fosse mai un vigile, una volante nei paraggi. E' più facile vedere un orso in Abruzzo che un vigile in motocicletta a controllare le strade. Neobarbari e parenti stretti dei "graffitari" sono quelli che "scrivono" sugli alberi, ispirandosi alle vignette nei libri di enigmistica. E quelli che la corteccia la distruggono con il paraurti dell'auto. Nei parchi c'è anche chi taglia le teste delle statue e le rivende: un terrorista confessò che lo facevano le Br, per finanziarsi». L'elenco di Pratesi è un crescendo tragicomico, che ricorda una mitica canzone di Jannacci: «quelli che» bruciano le gomme («una volta lo facevano solo le puttane»). Quelli che segnalano con i fari ai colleghi guidatori che più avanti c'è una pattuglia della stradale («atteggiamento omertoso, indegno di un Paese civile»). Quelli che mettono luci mutui dappertutto, anche in aperta campagna («evidentemente l'Enel non è così in crisi»). Quelli che scorrazzano su motorini spetacchianti, che si impennano e terrorizzano pedoni e ciclisti; i proprietari di quei cani colossali, da difesa, che infestano i marciapiedi con le loro cacche, altrettanto gigantesche («gente che ha poco comprendonio, io ho un cane piccolissimo, e quello che fa lo porto via subito»). Vandali, infine, le «ditte e le amministrazioni che fanno e disfano l'asfalto, per mettere tubi e cavi: all'estero ci sono canali precostituiti per non dover ogni volta rompere selciati storici e spendere denaro pubblico». Parlando di ditte, appalti e assessori si entra nella sterminata categoria del «vandalismo organizzato». A Marco Messeri, il geometra di «Avanzi», la popolazione di mezza Italia è «grata» per le rubriche sul trionfo dell'orrido nel nostro Paese: ha denunciato condomini, viadotti e svincoli assurdi, pagati con fiumi di denaro pubblico; e ancora monumenti terrificanti a ferrovieri, naufraghi, caduti, alpini. Una strage di piazze, paesaggi e buon gusto. Con la Legambiente Messeri sta curando un censimento che invita i cittadini alla «delazione», cioè a segnalare, con foto e notizie, le opere pùbbliche più brutte e devastanti. Sulla base delle segnalazioni verrà pubblicato un «libro bianco». Il comico-fustigatore ci ricorda qualche «perla»: (molte compaiono su Italia Bella, libro-dossier da poco pubblicato da Fabio Di Jorio per Baldini & Castoldi): «Il monumento a Pertini in via Manzoni a Milano è un brutale sbarramento di pietre che stravolge un'ariosa piazzetta. La "megasferica" nuova cattedrale è il simbolo delle brutture di Gibellina, città in cui il dopo-terremoto ha creato più scempi del sisma. L'abbiamo ribattezzata "Gibruttina"». Il gigantesco viadotto di Bomba, in Abruzzo, è «ai confini della decenza». I lavori sono interrotti da una decina d'anni: «Le imprese - ride Messeri - si sono lanciate con i piloni una contro l'altra, e nella furia di finire presto hanno sbagliato mira. Quando sono arrivate a toccarsi hanno visto che i due ponti non combaciavano, c'era stata una divergenza, invece che di opinioni, di piloni». E le scritte sui muri? «Sono una forma scellerata di espressività. Il monumento imbrattato non mi mette allegria, mi fa pena e basta. Ma se trovo frasi spiritose nei cantieri o sui cartelloni pubblicitari, sorrido volentieri». Le insegne kitsch dei negozi sono una variante dei graffiti. Le mette alla berlina una rubrica su Cuore: la scorsa settimana i lettori segnalavano una pruriginosa macelleria di Milano («Fantasie della carne») e un «Negher bar» proprio a Giussano, patria della Lega. A quando l'«Arian pub»?, si chiedono a Cuore. Al cimitero di Modena patetico anatema ai neovandali: «Chi ruba piante alle persone morte segue la stessa sorte». Ci vuole ben altro, per un nichilismo tanto meticoloso. Ultimamente, a Bolzano, «qualcuno» si è calato nella fossa dove viveva un vecchio orso «addomesticato» e lo ha picchiato a morte. E poi si spera che questa vertiginosa ignoranza (o cattiveria), si fermi davanti ai monumenti. Altro che sindrome di Stendhal l'unica vertigine che coglie qualcuno alla vista di un capo lavoro sembra quella che spin ge a distruggere. Meglio parlare della «sindrome di Peter Pan», il bambino che non voleva diventare adulto. Carlo Grande Sono un esercito e per distruggere usano tecniche raffinatissime La fontana del «Biancone» in piazza della Signoria a Firenze: le zampe dei cavalli sono state spezzate durante i festeggiamenti per il «Mundial» '82 Il monumento - che Milano ha dedicato a Pertini: Marco Messeri, il «geometra» di «Avanzi», l'ha inserito tra gli «orrori» cHtalia