«Voglio un msi amico di Israele»

«Voglio un msi amico di Israele» L'anziano militante, condannato 7 volte, chiede una rivoluzione nel partito «Voglio un msi amico di Israele» Caradonna: e in economia una ricetta liberista NUOVO VOLTO PER LA FIAMMA CROMA OME sarà il nuovo msi? «Non antisemita» e liberista è l'ultima proposta giunta ieri ad arricchire il dibattito aperto tre giorni fa sulle colonne del «Secolo d'Italia» sul movimento sociale italiano ed il suo futuro. La proposta già abbastanza rivoluzionaria di per sé, se rivolta ad un partito come l'msi, diventa ancora più sorprendente se si pensa che ad avanzarla è stato Giulio Caradonna. Già, proprio quel Giulio Caradonna che alla fine degli Anni Sessanta fu tra i protagonisti dell'assalto fascista alla Facoltà di Legge a Roma accompagnato dal grido di «Liberiamola» e, soprattutto, da oggetti quali bastoni o catene, come testimoniano alcune foto dell'epoca. Proprio quel Giulio Caradonna di cui sono note anche alcune cifre: undici processi e sette condanne. I motivi? Si va dal tentativo di ricostituire il partito fascista, alla più banale apologia di reato. Proprio lui, dunque, anziano militante, sessantasei anni compiuti da poco e uno dei fondatori dell'msi, è ricomparso con una proposta che sa di liberismo e che difende lo Stato di Israele. Di fronte all'appello lanciato dalle colonne del «Secolo d'Italia», deve essersi sentito in dovere di partecipare alla rifondazione del suo partito: negli ultimi anni si era un po' disinteressato delle vicende dell'msi, ma ora che in vista c'è una nuova costituente non intende lesinare il proprio contributo. Lo ha fatto inviando una lettera al segretario, Gianfranco Fini, e suggerendo che «il msidn rinunci ad ogni forma di antisemitismo e lo condanni esplicitamente, confermando altresì la necessità di battersi perché lo Stato di Israele otten¬ ga i suoi confini storici e strategicamente sicuri». E' un invito singolare, che di certo sorprenderà non pochi fra i missini. Né meno strano risuonerà alle orecchie di Fini il resto della lettera, difficile gli riuscirà ricollegare le parole da liberista con cui Caradonna espone le condizioni per il suo ingresso alla nuova formazione politica, alle immagini da «picchiatore» che avrà nella mente. Già perché Caradonna chiede, ad esempio, che il movimento sociale «elimini dal suo statuto e dal suo credo politico ogni forma di discriminazione religiosa e di pensiero, pur confermando la sua derivazione cristiana». Concetti non poco diversi da quelli con cui, invece, in un congresso del '52 aveva rivolto un accorato appello alla Chiesa cattolica, chiedendo legami più stretti in modo da rendere l'msi, che definisce «più valido» della democrazia cristiana, il referente politico unico del mondo cattolico. Ma sono trascorsi tanti anni e sono cambiate tante cose, anche Caradonna può aver cambiato le sue idee. La lettera prosegue enunciando la condizione successiva: l'msi «rinneghi ogni forma di collettivismo e di statalismo economico, confermi la piena adesione ai trattati internazionali che legano l'Italia al Fondo monetario internazionale, alla Banca mondiale degli investimenti, agli accordi Gatt, sostenga la necessità di una cooperazione euroatlantica per far fronte alla sfida delle grandi potenze asiatiche e per difendere concretamente le basi della comune civiltà euroamericana». E' un Caradonna in versione liberista, dunque, quello che ha scritto a Fini, incoraggiato probabilmente dalle parole dell'articolo di sabato scorso: «Chi si considera di destra non ci vota e ci chiede un passo avanti rispetto alla nostra tradizione». Senza dubbio lui il passo avanti rispetto alla tradizione lo ha fatto. Resta da vedere che cosa ne pensano gli altri. [f. ama.] Giulio Caradonna: alla fine degli Anni Sessanta fu tra i protagonisti dell'assalto fascista alla Facoltà di Legge a Roma

Luoghi citati: Israele, Italia, Ome, Roma