«Santità nel Kosovo ci perseguitano»

Giovanni Paolo n nella cattedrale di Scutari: «Un miracolo vi ha salvati dalla tirannia» TIRANA Giovanni Paolo n nella cattedrale di Scutari: «Un miracolo vi ha salvati dalla tirannia» «Santità, nel Kosovo ci perseguitano» Davanti al Papa il leader albanese accusa Belgrado SCUTARI DAL NOSTRO INVIATO L'incendio nei Balcani getta una luce sinistra sul blitz a Tirana e Scutari di Giovanni Paolo II, sotto i cui occhi il presidente albanese, Sali Berisha, ha lanciato un pesante avvertimento - quasi una pre-dichiarazione di ostilità - alla Serbia. Il giovane capo dello Stato albanese ha scelto con cura il momento: la visita del Pontefice, richiamando centinaia di giornalisti da tutto il mondo (da tempo un viaggio papale non era seguito con tanto interesse), gli ha fornito il palcoscenico ideale; e l'ostilità adesso dichiarata rende comprensibile un cambiamento di programma faticoso per il Papa. Giovanni Paolo II avrebbe dovuto recarsi a Scutari da Tirana in elicottero. Pochi giorni fa è stato annunciato che invece il Papa avrebbe raggiunto la città martire dei cattolici albanesi in automobile; una strada piena di curve, non molto agevole. Motivo ufficiale: problemi logistici per l'atterraggio. Ma si parla di minacce dal Montenegro (Scutari non è lontana dal confine serbo) e di una crescente tensione nella zona. Il discorso di Sali Berisha sulla piazza Scanderbeg di Tirana gremita di folla spiega i timori non espressi. «Il Santo Padre viene oggi nei Balcani in un momento quando, non molto lontano da noi, in Bosnia Erzegovina, i demoni del crimine, tramite la strage e la purificazione etnica, stanno sterminando un'intera nazione». Berisha accusa la comunità internazionale di lasciare senza armi «le vittime». «Dopo i bosniaci verrà la volta dei due milioni di albanesi in Kossovo, che attualmente sono oppressi dai serbi, venendo loro a mancare i diritti e le libertà umane e nazionali. Milosevic aspetta il momento per iniziare la strage massiva per la loro purificazione e il loro sradicamento dai loro territori, dando inizio a una guerra balcanica». Vogliamo evitare il conflitto, ha detto ancora Berisha, «ma noi non potremo mai permettere la purificazione etnica degli albanesi dai loro territori». La crisi della regione non potrà essere risolta ha concluso - «senza una soluzione della questione degli albanesi in Kossovo, che garantisca i loro diritti umani e nazionali come previsti nel documento di Helsinki». Dal 1989 i serbi hanno dato un giro di vite agli albanesi in Kossovo (l'80% della popolazione); più di centomila so¬ no stati licenziati senza indennità, e negli ultimi due anni 250 mila giovani sono emigrati. La comunità albanese ha scelto finora la resistenza non violenta, ma un appoggio più deciso da parte dell'Albania, appoggiata a sua volta dalla Turchia e dal mondo arabo, può creare nuovi umori e speranze. Anche il Papa ha parlato dei drammi di oggi, dei «Balcani insanguinati da ignobili ed assurdi conflitti fratricidi»; ma il suo sguardo era rivolto soprattutto al passato. «Quanto è avvenuto in Albania - ha detto - mai era stato registrato nella storia. E' vero, anche durante l'impero romano si sono avute persecuzioni brutali», ma in Albania è stato ancora peggio. «Nella vostra terra, flagellata più che altrove dalla persecuzione, è facile riconoscere i segni delle antiche catacombe cristiane e dei circhi, nei quali i testimoni di Cristo venivano gettati per essere sbranati dalle fiere». La cattedrale di Scutari, in cui Papa Wojtyla ha ordinato quattro nuovi vescovi (di cui due con decine di anni di prigione, e una condanna a morte, poi commutata nel ruolino di servizio) non era stata trasformata in un circo, ma in un palazzetto dello sport, e il suo campanile, abbattuto, non è mai stato ricostruito. Nel suo viaggio in auto Papa Wojtyla ha potuto vedere le fabbriche abbandonate e cadenti perché obsolete, le altre tracce evidenti del crollo di un regime, gli slogan semicancellati sui muri, le statue decapitate; e soprattutto la follia di centinaia e centinaia di bunker di cemento, grandi e piccoli, costruiti ovunque. L'eredità di Hoxha, un'eredità sbocconcellata, usata come latrina o magazzino, coperta di rovi e di terra, che spunta incongrua nei luoghi più impensati. Manifestazione visibile di un regime «soffocante», anche nelle sue manie di persecuzione. «Siete risaliti quasi miracolosamente da un baratro di tirannia e di morte» ha detto il Papa, elogiando Madre Teresa, che lo ha accompagnato per tutta la giornata, per aver reso famosa l'Albania anche nei tempi bui. «Che l'Europa non dimentichi» ha ammonito, chiedendo però al nuovo regime di non indulgere «ad astiose rivalse». E il presidente lo ha ringraziato perché «oggi Lei ha anche benedetto la democrazia in Albania. E questa è una cosa che la nostra nazione ricorderà per sempre». Marco Tosarti 'i Il Papa a Scutari abbraccia Teresa di Calcutta