la parola a Scalfaro forse tocca a Prodi di Augusto Minzolini

Entro oggi il presidente della Repubblica indicherà il nome del nuovo capo del governo Entro oggi il presidente della Repubblica indicherà il nome del nuovo capo del governo la parola a Scatterò, forse tocca a Prodi Ma Bossi minaccia: o arriva Segni o sarà la guerra ROMA. La telefonata al mattiino del Presidente della Repubblica. Un viaggio in treno sul pendolino che collega BolognaRoma. Poi, un salto a casa Scalfaro, vicino forte Brevetta. Nel pomeriggio un incontro con il Presidente al Quirinale. E, infine, a sera, l'aereo per tornare a casa. Probabilmente Romano Prodi, uno dei candidati a cui Oscar Luigi Scalfaro sta pensando per la guida del nuovo governo, scriverà queste quattro note sull'agenda di ieri. Cose simili, tutte descrizioni di una lunga attesa, riporteranno anche gli altri due personaggi che il Capo dello Stato sta vagliando: Mario Segni avrà passato la giornata accanto al telefono e Carlo Azeglio Ciampi, governatore della Banca d'Italia, si sarà interrogato più di una volta su un suo possibile futuro a Palazzo Chigi che non lo convince proprio. Ma il fatto vero è che ancora ieri Scalfaro non ha trovato una soluzione per la crisi. Il Presidente si è dato un'ulteriore pausa di riflessione e ha dato appuntamento a questa mattina per l'annuncio del nome del nuovo presidente incaricato. In ballo sono rimasti in tre: le maggiori «chances» le ha la candidatura di Romano Prodi (sostenuta soprattutto dalla de); a questa si aggiungono quella di Mario Segni (proposto ufficialmente da pds, leghe e pri) e quella di Ciampi. Sullo sfondo, ma non certo per il primo incarico, rimane anche il nome del presidente del Consiglio dimissionario, Amato. Anche le consultazioni di ieri hanno confermato a Scalfaro quanto siano divisi i partiti. I primi a salire al Colle per le consultazioni ufficiali sono stati i socialisti: Benvenuto ha ripetuto la richiesta di un «governo politico: non a termine», ha fatto dì nuovo il nome del presidente della Camera, Giorgio Napolitano, e ha mantenuto in campo, per cortesia, la candidatura di Amato. Pòi è stato il turno del pds. Occhetto 'ha rilanciato l'ipotesi del governo istituzionale e ha messo sul tavolo due candidature: quella di Napolitano e, in via subordinata, quella di Segni. Quest'ultima usata come una «forzatura» nei confronti della de. E la «sortita» del segretario del pds non è piaciuta neanche allo stesso Scalfaro visto che nel testo della dichiarazione ufficiale dopo l'incontro, che di prammatica viene anticipata al Capo dello Stato, non c'erano nomi. Occhetto, non nuovo a sorprese, li ha invece aggiunti all'ultimo momento, davanti alle telecamere. Infine i de. Martinazzoli ha prospettato al Capo dello Stato la necessità di dar vita ad un governo autorevole, non a termine, che si proponga sia l'obiettivo di realizzare una nuova legge elettorale, sia quello di governare la difficile fase economica. I nomi quelli di sempre, ma, in realtà, ieri Martinazzoli ha giocato la carta Prodi. Scalfaro a fine mattinata ha tirato le somme e ha tracciato le caratteristiche del prossimo governo: deve fare le nuove norme «per il cambiamento» indicate dal referendum e salvaguardare la lira tenendo sotto controllo la situazione economica. Parole che in un certo modo sono apparse come l'«identikit» preciso della candidatura a cui il Presidente della Repubblica sta lavorando, cioè quella di Romano Prodi, convinto sostenitore dei referendum elettorali e «economista» di rilievo. Il Capo dello Stato ieri ha ricevuto l'ex presidente dell'Ili nel suo appartamento a Roma. Poi, ha cominciato a sondare i Saltiti. Scontato il «sì» della de, a tentato di capire le intenzioni del pds. Memore del fatto che in passato lo stesso Occhetto aveva suggerito il nome di Prodi, il Presidente ha tentato dì capire più chiaramente l'atteggiamento di Botteghe Oscure. Occhetto si è mostrato freddo e non ha fatto nessuna promessa neanche sulla possibilità di un'astensione del pds sul governo, anzi. Stessa freddezza hanno mostrato i socialisti, che da sempre non amano il personaggio Prodi. Poi ha tentato di fare il punto sull'orientamento democristiano in merito alla candidatura Segni. E non gli è occorso molto tempo per rendersi conto dell'ostilità de. Martinazzoli sull'argomento è stato molto chia- ro: «In passato - gli ha detto anch'io avevo pensato a lui come un possibile candidato alla presidenza del Consiglio, ma poi c'è stata quella decisione improvvisa di lasciare il partito in un momento difficile. Per noi Mario Segni rappresenta un'occasione perduta». No, la de continua a pensare ad un governo Prodi, magari accompagnato da una serie di personaggi che po¬ trebbero far piacere anche al pds: ((Andrebbe bene - ha ipotizzato in questi giorni il segretario de - anche una vicepresidenza affidata a Barbera. E andrebbe meglio se il pds decidesse di mandare al governo personaggi come Visco». Discorsi, però.^che rimangono sul piano dell'accademia. Il dato è che ancora ieri il Capo dello Stato non ha visto nessun varco per la soluzione della crisi: de e pds rimangono distanti, con il rischio di trovarsi tra qualche giorno in rotta di collisione. Martinazzoli non ne può più delle giravolte di Occhetto e della rigidità di D'Alema (sembra che sia stato lui il più intransigente nel bocciare la candidatura Elia). E, sicuramente, il «no» della de a Napolitano ha dato una motivazione o un alibi in più al vertice del pds per avere un atteggiamento meno collaborativo. A questo si aggiunge il fatto che la polemica è diventata rovente. Ieri a metà pomeriggio il Capo dello Stato si è ritrovato sulla sua scrivania i resoconti di agenzia di un discorso di Bossi dai toni ultimativi (per Scalfaro addirittura «ricattatori»). «O Segni diventa capo del governo - ha detto il leader della Lega a Treviso - o sarà la guerra». Bossi ha motivato il suo appoggio al leader referendario con questo ragionamento: «E' l'unico che garantisce alla lega le elezioni in tempi brevi: meglio se a luglio, ma comunque non più tardi di ottobre». La difficoltà della situazione ha spinto il Capo dello Stato ad un'ulteriore istruttoria sul da farsi. Nel pomeriggio ha parlato nuovamente con Prodi e in serata si è consultato al Quirinale con i presidenti delle due Camere. Intorno alle 21,30 ha fatto per l'ennesima volta il punto: Scalfaro ha lasciato capire ai suoi collaboratori che bisogna trovare una candidatura che superi i «veti» incrociati e ha escluso, almeno in prima battuta, l'idea di un incarico a Segni o ad Amato. Alla fine, gira e rigira, se la notte non porterà un'ulteriore dose di fantasia, è probabile che il primo tentativo tocchi proprio a Prodi. Augusto Minzolini Ieri l'economista è stato ricevuto dal Presidente Via libera di Martinazzoli Freddo Occhetto, che ha indicato Napolitano e il leader referendario 4* Qui sopra: Ciampi A sinistra: Antonio Segni Foto grande: Prodi

Luoghi citati: Roma, Treviso