Alesi il primo tifoso di Maranello di Maurizio Caravella

Ale$i# il primo tifoso di Maranello Ale$i# il primo tifoso di Maranello «Non vado via, a fine anno torneremo a vincere» IMOLA DAL NOSTRO INVIATO «Alesi, lassù il Drake ti ama». E anche: «Jean, tigre per graffiare di nuovo». Sulla Rivazza e sulla Tosa, tradizionali colline della passione, gli striscioni sono quasi tutti per lui. L'hanno adottato. Questióne di cuore, non di testa. I tifosi sanno che Alesi non potrà fare miracoli, con questa Ferrari che zoppica ancora, dopo 37 sconfitte consecutive. Ma sanno anche che Jean, francese con sangue siciliano, è innamorato del Cavallino quanto loro. Dentro, ha il loro stesso fuoco. Ha detto Montezemolo: «Mi sento come un assetato in mezzo al Sahara: mi basterebbe qualche goccia d'acqua e sarei felice». Al tavolo dei ricchi, la mitica Ferrari, con Berger in quarta fila e Alesi in quinta, continua a essere un'intrusa anche in casa sua: guarda dal basso verso l'alto, come leonessa in gabbia. Se c'è il sole, vince Prost; se piove, vince Senna: lo pensano quasi tutti, anche gli irriducibili ferraristi, perché questa non è una lotteria, la Williams è la signora della FI e Senna è il re della pioggia. Ma la logica e la passione fanno a pugni. Guai, se vincesse sempre la logica: la Rivazza e la Tosa sarebbero due santuari quasi vuoti. Berger è biondo, bello e freddo: piace, ma non dà calore. Alesi, invece, è il simbolo della Ferrari che lotta per guarire: è pieno di rabbia e di voglia di rischiare, si sente in debito con i tifosi, una molla in più. Ma c'è anche un'altra molla, vero Alesi? «Sì. Ho parlato con Montezemolo. Mi ha detto: vorrei che rimanessi alla Ferrari, Jean. Lo voglio anch'io. Lui è un uomo vincente, Barnard è il mi¬ glior progettista. Le premesse per risalire ci sono. Ci credo». Tra Senna e Prost chi è il più forte? «Senna: anche se sarà Prost, quasi certamente, a conquistare il titolo, perché la Williams è un gradino al di sopra di tutti. In FI ci vuole un pizzico di follia: Senna ce l'ha ancora, Prost non più, non riesce a rischiare come una volta. Forse perché non ne ha bisogno. Ma forse si sente un po' appagato». Sia sincero: lei, come pilota, pensa di essere alla loro altezza? «Se rispondessi di sì, sarei un presuntuoso. Loro hanno vinto dei titoli mondiali, io non ho ancora vinto neppure un Gran Premio e sono già al quinto anno in FI. Per cercare di diventare un campione vero, devo rischiare sempre. Ma non ho paura: sono un istintivo». E quando tornerà a lottare per la vittoria, la Ferrari? «A fine an¬ no. Adesso dobbiamo cercare di battere la McLaren e la Benetton: e non è facile. La Williams è su un altro pianeta». Per oggi, che cosa promette ai tifosi? «Non posso promettere l'impossibile, anche se so di essere in debito con loro: mi hanno dato molto, ho restituito poco. Arrivare sul podio sarebbe un successo. Non parliamo, però, del gradino più alto: anche se vincere qui a Imola mi darebbe più gioia che conquistare altri due Gran Premi». Come sono ora i suoi rapporti con Berger? Siete amici? «Amici è una parola grossa: direi di no. In pista siamo rivali, ma andiamo d'accordo. C'è stato un momento difficile, all'inizio. Quando Berger mi disse di aver firmato con la Ferrari come prima guida, ci rimasi male: mi sentii tradito dalla squadra e fregato da lui. Ma ora tutto è chiarito». Finora Senna ha preteso dalla McLaren circa un miliardo e mezzo a gara. E per lei, Alesi, i soldi sono importanti? «Certo: perché un pilota sa che la sua carriera può durare al massimo dieci anni, ma può finire anche il giorno dopo. Però non sono un mercenario: ho la Ferrari nel cuore. Resterei un tifoso del Cavallino anche se dovessi cambiare squadra». Alesi va in pista con la rabbia di chi vuol mordere subito, ma sa che la sua rossa è ancora senza denti. Cresceranno: quando? Maurizio Caravella Per Alesi il Mondiale andrà a Prost

Luoghi citati: Imola, Maranello